L'ipocrita mea culpa

Inizia l’ipocrita mea culpa. Non c’è giornale o televisione che non si percuota il petto quando succede l’irreparabile. Ma dove viviamo? Su un mondo reale o su una concimaia, a quanto pare su una concimaia. Se oggi vediamo dei profughi che muoiono in mare o in terra, non è perché l’Europa non vede e non sente. Se succedono queste cose è perché questo mondo è ingiusto e ipocrita. Se esistono le guerre, le persecuzioni, la fame, la miseria, la droga e la sofferenza di milioni di persone, è soltanto perché in questo mondo, ad ogni latitudine, ci sono persone che fanno affari sulla pelle dei miserabili. Non è il barcone lasciato alla deriva in Mediterraneo, sono i milioni di anime morte dimenticate ovunque, è quella infinita guerra dei poveri che si prolunga ogni giorno di più provocando milioni di vittime. Vorrei vedere un mondo che si batte il petto per l’immoralità, per la disonesta vendita di armi e di materie prime ad uso bellico, e non soltanto quando succede il previsto. Non ho altro da dire, se non chiedere perdono a qualche Dio e ai nostri figli per la squallida professione umana, di noi, per così dire umani.

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