Apriamo un confronto su Asti

Dalle note che la stampa di Asti e Provincia dedica ai temi della politica locale, emerge una sensazione di profondo disagio per la totale assenza, da parte di una certa classe dirigente, della benché minima disponibilità all’ascolto ed al confronto. Vi è inoltre la percezione di una sempre più evidente e allarmante distorsione dei corretti rapporti tra istituzioni, a favore del crescente protagonismo di un ristretto numero di esponenti di soggetti di diritto privato che tendono ad assumere spazi e cumulare ruoli, a volte palesemente impropri, in nome di una supposta forza economica, a scapito di enti con rilevanza istituzionale.

Siamo in un momento di grandi trasformazioni per affrontare le quali occorrerebbe il più ampio coinvolgimento democratico nel mettere a fuoco obiettivi e strategie. In questo contesto dovrebbe essere valorizzata al massimo la funzione di coordinamento elaborazione e proposta di una istituzione come la Provincia, cui competono ruoli di indirizzo, al di là delle singole competenze, che sono in evoluzione, pur permanendo limiti dovuti ad una riforma incompiuta a seguito della mancata riforma costituzionale. In ogni caso la Provincia esiste ed ha rilievo costituzionale, essendo uno degli elementi costitutivi della Repubblica. L'esempio più clamoroso di una situazione non più giustificabile e sostenibile è rappresentato da ripetuti atteggiamenti discriminatori nei confronti dell’Ente Provincia in occasioni come l’avvio di tavoli di confronto sullo sviluppo o come il rinnovo dei vertici del Consorzio Asti Studi Superiori, troppo spesso definito Università di Asti, che peraltro non esiste.

Indipendentemente dai singoli casi citati, si ritiene indispensabile richiamare l’attenzione nel caso specifico di Astiss e del precedente tavolo per lo sviluppo, su un metodo di lavoro e di cooptazione dei vertici e dei componenti, assolutamente blindato, scorretto e non più tollerabile in cui hanno dignità di proposta e, soprattutto di vetrina, soltanto il Comune capoluogo e istituzioni private come Fondazione di origine bancaria e la Banca stessa che, in quanto SpA, dovrebbe badare a fare utili per i soci e non politica, assumendo così un ruolo istituzionale improprio a scapito, in primo luogo, della Provincia. Tale metodo di lavoro non è più tollerabile, ma occorre tornare rapidamente nell’alveo di una corretta dialettica istituzionale che restituisca pari dignità e il ruolo che le compete, al centro della scena pubblica, all’Ente Provincia, in quanto rappresentante e luogo deputato alla elaborazione delle politiche di sviluppo del territorio articolato in 118 Comuni, liberamente eletti dalla popolazione, e riconduca alla collocazione naturale, importante ma sussidiaria, soggetti privati come la Fondazione CrAsti il cui ruolo dovrebbe essere, prima di tutto: -occuparsi della Banca di cui è azionista di riferimento, -valorizzare e far rendere al meglio il proprio patrimonio, -trarre il maggior vantaggio possibile in caso di alienazione di partecipazioni azionarie, -vigilare affinché le società partecipate (es: Ream) investano per lo sviluppo del nostro territorio e non solo altrove, -ottimizzare in modo trasparente l'impiego degli utili derivanti da patrimonio e partecipazioni ai fini di un equilibrato sviluppo del territorio.

Per maggiore chiarezza la Fondazione di origine bancaria deve in primo luogo ottimizzare il rendimento dei propri investimenti per avere maggiori utili da destinate allo sviluppo del territorio, con criteri di distribuzione oggettivi e puntuale verifica dei risultati. Si chiede pertanto, in luogo della attuale politica degli annunci e del debordante protagonismo dei vertici, l’avvio di occasioni di confronto pubblico sulle politiche messe in campo per la crescita della Fondazione stessa, che è patrimonio della comunità, non degli amministratori pro tempore, i quali devono peraltro essere scelti in modo il più possibile trasparente e in base a competenze curricolari specifiche e non nell’ambito di stanze sempre più ristrette.

Occorre pertanto ripensare e innovare i criteri di scelta e di nomina dei vertici di alcune istituzioni (con limiti al cumulo degli incarichi) che devono essere rappresentative sempre di tutta la popolazione e non soltanto di alcune categorie, portatrici di interessi di parte e non collettivi. Dal 2035 quando la Provincia compirà un secolo, ci separano quasi tre lustri. Il tempo giusto per progettare, realizzare, verificare. Ma occorre tornare a pensare e ritrovare lo stimolo al confronto.

Il vero politico, si diceva un tempo, pensa alle generazioni future, non al prossimo appuntamento elettorale. Perché democrazia è partecipazione, confronto, servizio alla comunità. E trasparenza. Ci attendiamo, naturalmente, l’avvio di un ampio dibattito a partire dall’auspicabile coinvolgimento del maggior numero possibile di Sindaci e amministratori locali di tutta la Provincia. Questa presa di posizione intende denunciare l'inadeguatezza di un metodo, ma non è semplicemente “contro”. È un invito al dibattito, trasversale e intergenerazionale, al coinvolgimento di nuove energie, alla riscoperta della voglia di confronto e, naturalmente, della capacità di ascolto, condivisione, servizio. Per ridare slancio alle nostre comunità nelle istituzioni, con le istituzioni.

*Matteo Barbero, Franco Bello, Gianluca Borgogno, Antonino Buscemi, Fulvia Capello, Rita Castellana, Andrea Cerrato, Attilio Cerrato, Carlo Cerrato, Claudio Cerrato, Valeria Condorelli, Roberto Cotto, Mauro Cuniberti, , Roberto Dessillani, Marco Di Sabato, Luigi Fabozzi, Riccardo Fassone, Maria Ferlisi, Claudio Ferrero, Mauro Ferro, Loredana Ferro, Fabio Gagliardi, Alberto Ghigo, Marco Ghigo, Marco Goria, Domenico Grassi, Daniela Grassi, Remo Lupieri, Mario Malandrone, Roberto Marmo, Gianna Martinengo, Francesco Mattioli, Guido Migliarino, Roberto Migliasso, Michele Miravalle, Gianfranco Miroglio, Paolo Monticone, Mario Mortara, Beppe Novarese, Claudio Nuti, Eugenia Obermitto, Enrico Panirossi, Marta Parodi, Silvana Parodi, Alberto Pasta, Elena Pavesio, Luca Rampone, Antonio Rinetti, Filippo Romagnolo, Beppe Rovera, Giovanni Sandiano, Antonio Santoro, Mimma Schillaci, Fabio Serra, Luciano Sutera, Carlo Ventura

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