Passi indietro con Fontana

Con l’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera dei deputati si prefigura una pessima figura del nostro Paese sullo scenario internazionale vista la consegna di una delle più alte cariche dello Stato ad un esponente che mai ha nascosto le proprie simpatie per Putin, tanto da trovare a sfoggiare all’europarlamento t-shirt con slogan contro le sanzioni decise all’indomani dell’invasione di Crimea e Donbass da parte della Russia.

Tra le tante possibili alternative, è stato scelto un ultraconservatore antiabortista che, in qualità di ministro per la Famiglia, partecipò nel 2019 al Congresso Mondiale per la Famiglia organizzato a Verona e finanziato da quella patria del pensiero illiberale che è la Russia di Putin. Putin, definito dallo stesso Fontana, un modello da seguire in campo etico e sociale, con particolare riferimento alle politiche contro le “teorie gender”, spesso nominate dal neoeletto presidente della Camera.

Aver assegnato un ruolo di così alto profilo istituzionale ad un esponente di questo tipo, considerata la situazione geopolitica contemporanea, equivale a fornire un segnale contrastante anche ai nostri alleati in Europa e nel Mondo. Infatti, mentre Meloni conferma la volontà di sostenere la resistenza Ucraina e, come confermato da La Russa nel suo discorso di insediamento, continuare sulla linea di condanna alla criminale invasione portata avanti da Putin, l’elezione di Fontana risulta essere del tutto in controtendenza e contraddittoria. Pensare che l’ultimo predecessore di destra del nuovo presidente della Camera fu quel Gianfranco Fini, precursore di una destra liberale, europeista e moderna, l’elezione di Fontana rappresenta un deciso passo indietro sulla strada della creazione di un’Italia corsa ed unita ad affrontare le sfide del futuro. Un passo indietro non solo per l’attuale centrodestra, ma per l’intero Paese.

*Claudio Desirò, segretario Italia liberale e Popolare

print_icon