Non sarà Lo Russo a rilanciare Torino

Caro Direttore,
non essendo stato invitato, non ho visto gli sbadigli che il molto informato lo Spiffero ha osservato alle Ogr durante la relazione del sindaco. Quel che mi pare probabile è che l’elenco molto ragionieristico delle cose da fare difficilmente rimetteranno in moto Torino. Dei 4 miliardi di cui si parla quasi 2 sono relativi alla Linea 2 della Metro che verrà appaltata nel 2023, con inizio lavori nel 2024, lavori che dureranno ben 10 anni. Mentre il Sistema Torino applaude i disoccupati aspettano. Gli altri interventi non mi paiono tali da sostenere l’industria di cui pure il sindaco ha sottolineato l’importanza.

L’industria torinese e in particolare il settore automotive potrà essere difeso invece utilizzando bene gli 8 miliardi del fondo Giorgetti che, come sai, nacque da una mia proposta fatta propria molto intelligentemente dal capogruppo della Lega Molinari.

Nella relazione sembrerebbe che Torino si sia fermata causa Covid e la guerra Ucraina. Ma non è così. Torino si è fermata prima del 2008. Sai che se il medico sbaglia diagnosi difficilmente troverà le medicine giuste.

Torino, come ha detto lo scorso anno Marsiaj, dal 1996 al 2019 ha perso 18 punti rispetto a Milano e soprattutto 8 rispetto alla media nazionale. Non aver difeso l’industria dell’auto e aver puntato tutto sulle Olimpiadi invernali come han fatto Castellani e Chiamparino è stato un tragico errore.  Per rimettere in moto Torino occorre rimetterla nel circuito economico internazionale con la Tav e dialogando sin da ora con Lione, Milano e Genova. In un’area vasta siffatta le sinergie che possono nascere dai 30 centri di ricerca universitari e dalle aziende dell’area possono essere più importanti dei tanti interventini di Lo Russo. Come dice Ridley occorre che le idee e le ricerche facciano “sesso” tra di loro affinché nascano iniziative nuove e stravolgenti. Solo un’area vasta, interconnessa e vivace può attrarre investimenti esteri.

Ho letto qualche compiacente commento che evidentemente aveva dimenticato il giudizio lapidario che a marzo ha dato Romano Prodi. “Gli stranieri non investono qui perché manca una leadership”. Francamente i compiacenti commenti raccolti dai nostri quotidiani non hanno la leadership di cui parlò il professore di Bologna. Se Lo Russo avesse studiato maggiormente Cavour saprebbe che Torino senza i collegamenti con l’Europa è in una condizione di periferia relativa. Se Lo Russo frequentasse maggiormente Gianfranco Morgando saprebbe che il prof. Grosso rilanciò la Torino bombardata grazie a Valletta ma soprattutto grazie al sistema autostradale e ai trafori autostradali alpini. Mentre alle Università, ai Politecnici e alle aziende compete la ricerca scientifica, alle Amministrazioni compete l’onere di creare una rete infrastrutturale che oltre a mettere in rete il sistema economico locale col mercato globale, renda più competitivo e attrattivo il territorio. Così hanno fatto Milano, Genova, Bologna che non a caso stanno meglio.

Torino è in grave ritardo e, malgrado noi gli abbiamo salvato la Tav, non capisce che occorre accelerare i lavori. Non conoscendo a fondo e appieno le enormi potenzialità della Tav e avendo paura del confronto il sindaco ha invitato 700 persone ma non ha invitato chi ha saputo portare 40.000 persone in piazza Castello a dire No alla decrescita. Peccato, caro sindaco.

Avessi conosciuto Donat-Cattin avresti imparato che invitare chi la pensa diversamente avrebbe reso più interessante e fecondo il dibattito e Ti avrebbe dato maggiori spunti per i prossimi quattro anni. Perché, caro sindaco, la metà della città che lo scorso ottobre stava male e che in gran parte non andò a votare, oggi, dopo i primi tredici mesi della Tua amministrazione, sta peggio ed e meno sicuro.

Con simpatia

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