Diocesi di Biella, "verità" senza paura

Gentilissimo Eusebio Episcopo,
sono un suo lettore dalla diocesi di Biella. Pur non essendo sempre d’accordo con lei, in quanto mi colloco più “a sinistra” della sua visuale alle volte troppo reazionaria, debbo ringraziarla per il suo articolo di domenica, perché ha saputo mettere sul tavolo diverse questioni, mai risolte, in poche righe. Ho poi letto la non-risposta (molto educata) di padre Roberto, sul quale concordo con i suoi giudizi, e la lettera inviata allo Spiffero da un suo strettissimo collaboratore, che descrive con belle parole e con giovanile entusiasmo una parte (piccola) della realtà della chiesa biellese.

Nella diocesi che copre il territorio record per tasso di suicidi in Piemonte, ancora stremato dalla crisi del tessile e con molti altri problemi, non è facile essere Vescovi. Tuttavia, al discorso sulla “facilità” bisogna unire necessariamente quello della “verità”. È un fatto che il seminario a Biella non esista più se non concettualmente, perché spostato a Novara, e che due seminaristi, su 114 parrocchie, non facciano primavera. È un fatto che alcuni sacerdoti, in passato, si siano “persi per strada” decidendo, legittimamente, di formarsi una famiglia, così come altri siano stati spediti altrove o se ne siano andati per loro scelta, anche qui legittimamente, per abbracciare la vita religiosa, altre forme di esercizio del ministero oppure abbiano scelto altre diocesi. Così come è un fatto che altri ancora non siano riusciti a concludere gli studi a Padova o Milano. Taccio, per carità cristiana, sui riferimenti all'abbandonare l’esilio terreno perché ritengo che il Santuario di Oropa e le stanze del Seminario vadano ricordate per altri motivi. Potrei continuare, ma lascio perdere: molte di queste informazioni si possono trovare comodamente in rete, certamente non sui giornali diocesani o sui foglietti parrocchiali, per i quali “tutto va bene, madama la marchesa”.

È molto facile scrivere articoloni enfatici su feste patronali, cerimoni e ricorrenze, è più difficile interrogarsi sulle percentuali di frequenza domenicale alla Messa, sui risultati emersi dalle consultazioni sinodali e sui numerosi problemi che i parroci devono affrontare. È molto comodo parlare genericamente di Chiese e Santuari, è più complicato saper dire a chi li gestisce male: “tu non vai bene” e a chi sa lavorare: “vieni, ho pensato a te per questo incarico”. Nella Chiesa, così come nella vita lavorativa, è lodevole il riconoscersi non sempre all’altezza delle situazioni ma è lo è molto di più l’imparare dai propri errori, sapendo scegliersi collaboratori fidati, non pettegoli, che abbiano il dono del consiglio e che sappiano dire: “stai sbagliando” senza paura di perdere un incarico o di uscire da una rosa per l’episcopato. Per noi laici è veramente deprimente vedere che le cose che non vanno vengono sempre messe sotto il tappeto o coperte il più in fretta possibile.

Per questo, in attesa che il vescovo di Biella trasformi una diocesi sufficientemente insignificante, per non dire malaticcia, in una diocesi sufficientemente significativa, ben vengano le omelie dell’Episcopo Eusebio, un po’ troppo di destra ma pungente e nutriente come i nostri formaggi.

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