Torino marginale, torinesi provinciali

Da anni si parla della mentalità della nostra città, che negli anni ha portato Torino a vedersi come una città periferica: una Torino più piccola e più povera che, probabilmente, fa comodo a molti. Una mentalità ben evidente in questi giorni in cui, torinesi e politici territoriali hanno esultato per la comparsata del vapoluogo in una trasmissione tv. Come se questo non debba essere norma per una grande città che rappresenta la storia, sociale ed economica del nostro Paese. Un Paese il cui percorso di unificazione è nato proprio a Torino, prima capitale d’Italia e motore del boom economico del secolo scorso.

Oggi, ci ritroviamo ad esultare per un passaggio tv, quando dovremmo chiederci perché gli spazi concessi siano sempre così pochi. Perché gli investimenti, sui quali si esulta quando vengono proposti salvo non arrivare mai in concreto, siano così pochi. Perché Torino non rivesta più quel ruolo che gli sarebbe dovuto, paragonabile se non a Roma, in quanto Capitale, quantomeno alle altri grandi città del nostro Paese: Milano, Napoli, Palermo, per citarne alcune. Certo, per affrontare questa riflessione bisognerebbe riflettere sull’atteggiamento di tutti noi, sulle responsabilità che partono proprio da Torino stessa, e che coinvolgerebbero sia la classe dirigente pubblica e privata che il singolo torinese, che non riesce a togliersi di dosso quel velo di malinconica decadenza, di grigio umore e di una visione futura priva di stimoli, che ormai imperversa da troppi anni e che, da semplice narrazione, sono diventati triste realtà.

Torino merita di meglio, a partire da un atteggiamento meno provinciale e dal ritrovare quell’orgoglio ormai perso di essere un grande città, l’orgoglio di essere torinesi.

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