Linfa vitale per Torino

Torino, stasera dopo la solita simpatica cena con vecchi amici di Piazza Vittorio mi sono fermata alle 22:30 per l’ultimo cicchetto nel ristorante-pizzeria sotto casa, un rito piacevole che mi dà il senso dell’appartenenza al quartiere: un bicchiere, due chiacchiere, una sigaretta e via. La cosa che più mi piace di questa abitudine è la coscienza di una socialità senza pretese, chiacchiero con i gestori, fedeli partecipi delle mie elucubrazioni e soprattutto con i ragazzi che lì lavorano, per me eccezionali testimoni di un mondo che evolve, cambia, mi affascina...

Uno è dell’Azerbaigian, a Torino studia e in questo locale lavora per pagarsi studi e affitto ma mi racconta i suoi progetti futuri ben distanti da questa inchiodata realtà torinese senza futuro, un altro è dell'Ecuador e insieme a sua sorella qui lavora raccontandomi cosa sia oggi l’Ecuador dove ancora stanno i suoi numerosissimi parenti.

Storie che mi interessano tantissimo e che coltivo sorseggiando il mio bicchiere di bianco, storie che mi coinvolgono e se fossi uno scrittore sarebbero materia di racconti densi, in una città strana, pasticciata, oggi informe, fragile, impaurita e piena di contraddizioni alla ricerca di una identità ormai perduta... Tante storie di giovani che arrivano da molto lontano, che qui soggiornano per un po’ e poi se ne andranno, storie senza tempo né luogo, storie di una Torino che cerca e forse proprio non trova una identità capace di integrare nuova linfa vitale. Forse.

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