La nostre idee per la città

Serve una visione complessiva di Torino. Per voltare pagina occorre anche cambiare gli uomini al timone. Tra le proposte: semplificazione normativa per le imprese, banca del credito edilizio, revisione della dislocazione dei servizi

A quasi due anni dall’inizio di questa tornata amministrativa, condividiamo l’esigenza di dare un nuovo slancio al nostro impegno per Torino. In questi due anni abbiamo salvato la Città dal dissesto, con le unghie e con i denti, ma abbiamo continuato ad agire sul tracciato di politiche ormai insostenibili, date le ristrettezze finanziarie. Non abbiamo dato il via a nessuna vera riorganizzazione, dei servizi e della macchina comunale, non abbiamo progettato il futuro. Eppure quale miglior momento di questo per farlo? Coinvolgiamo la cittadinanza in questo grande sforzo di immaginazione sul domani e raccontiamogli la verità sull’oggi: la Luna, non ce la possiamo permettere.

E se vogliamo finalmente praticare una cesura con il ventennio amministrativo che ci ha preceduti, dandoci nuove mete e nuovi metodi, ci permettiamo di dire che non basta aggiustare la squadra di Giunta, lasciando inamovibili dirigenze ai loro posti. Bisogna dare il via a una profonda riorganizzazione dello straordinario patrimonio umano e professionale che rappresentano gli oltre 10.000 dipendenti del Comune, rimescolando competenze e responsabilità. Occorrono sguardi nuovi sulla Città che tutti conosciamo.

Noi buttiamo lì quattro idee, senza impegno, che non costano niente.

 

Dopo più di duecento tacconi, è forse ora di cambiare la gomma della bicicletta. Non possiamo continuare con interventi parziali e slegati da un’idea complessiva di Città. Per questo proponiamo:

- consentire, attraverso sistemi di perequazione, il trasferimento degli indici dalle aree a servizi alle aree, pubbliche o private, destinate a edilizia privata, creando la banca del credito edilizio che permetta all'Amministrazione di programmare lo spostamento di SLP (cubatura) da aree eccessivamente dense dal punto di vista abitativo ad aree da riqualificare, liberando spazi per i cittadini e per la realizzazione di servizi pubblici;
- individuare, tramite processi di partecipazione popolare (questionari, assemblee pubbliche,ecc...) le aree sfornite di servizi e localizzare questi servizi nelle aree ancora da riqualificare, private o no;
- congelare gli indici sul consolidato cittadino e porre vincoli forti sul territorio di carattere naturalistico;
- Rivedere complessivamente al ribasso gli indici delle aree di trasformazione utilizzati finora;
- dotare il Regolamento Edilizio di un Allegato energetico avanzato, che obblighi a forti azioni di risparmio energetico e di piccola produzione di energia da fonti rinnovabili: spingiamo a riqualificare il vastissimo patrimonio edilizio cittadino anni ’50-’60.
La crisi degli affitti non si risolve costruendo nuove case: negli ultimi vent’anni non abbiamo fatto altro, eppure è di adesso il fenomeno degli sfratti diffusi e delle occupazioni abusive. Bisogna rendere conveniente affittare ed estremamente sconveniente tenere le case vuote.
La crisi occupazionale non si risolve costruendo nuovi supermarket: dietro una nuova assunzione in un centro commerciale, c’è una serranda che chiude o un banco che non esce dalla rimessa.

 

Con più di 40 mercati aperti tutti i giorni, Torino costituisce un unicum in Italia. Eppure di questi almeno la metà sono sempre più in sofferenza rispetto alla crisi economica e alla diffusione – esagerata – della grande distribuzione. La maggior parte sono tra quelli che il Piano dei Mercati (2005) definiva rionali o di copertura del servizio. È un lento declino, cui la Città assiste attendendo la morte naturale di questi importanti presidi e servizi di quartiere. Sarebbe meglio:
- accorpare a due a due, secondo criteri merceologici, dimensionali e geografici, questi mercati in crisi e lasciarli aperti metà settimana su una sede e metà settimana sull’altra. Si dimezzano le spese di pulizia e vigili urbani, si mantiene inalterato il presidio, si arricchisce il servizio, si ricostituiscono le dimensioni competitive del mercato;
- incoraggiare (e forzare!) le aperture pomeridiane di alcuni mercati, per incontrare le necessità di orario dei cittadini lavoratori;
- introdurre livelli di differenziazione tra mercati rispetto a Cosap e Tarsu: trattare alla stessa maniera situazioni differenti è ingiusto.

 

La nostra Città si trova in una drammatica situazione di mancanza di lavoro che ci sta rapidamente portando in un circolo vizioso di estrema crisi economica e sociale. Siamo consapevoli che la soluzione alla mancanza di lavoro non potrà arrivare dall'ente pubblico e nemmeno, come troppo spesso accaduto in passato, dalle sue aziende. Noi crediamo quindi che sia fondamentale dare un impulso e sostenere attivamente le nuove piccole imprese che nascono sul territorio che al momento, a parte rari casi, sono spesso lasciate a loro stesse e messe a dura prova dalla burocrazia.

Proponiamo che il Comune di Torino si spenda da un lato per una semplificazione normativa, e dall'altro istituendo dei percorsi di accompagnamento all'espletamento delle pratiche burocratiche per tutte le nuove imprese che intendano avviare un'attività. Oltre a questo proponiamo la messa in pratica di agevolazioni fiscali, ad esempio per quanto concerne la Tarsu, per il primo anno di attività.

 

L'area centrale della nostra Città è notoriamente congestionata dal traffico, nonostante l'introduzione della ZTL, e presenta dei gravi problemi di inquinamento. Una quota importante di questi problemi sono generati dal traffico veicolare dei numerosi mezzi delle differenti compagnie di trasporto che ogni giorno smistano nelle strette vie del centro posta e merci.

Noi proponiamo di istituire un divieto di ingresso a tutti i mezzi dei corrieri nella zona centrale e parallelamente la creazione di un servizio gestito da un privato, in convenzione con la Città, che si occupi, tramite veicoli non inquinanti, elettrici, della consegna delle merci porta a porta. Questo servizio non risulterebbe un costo per la Città in quanto sarebbero le stesse aziende di trasporto a caricarsi dei costi, ricavandoli dai risparmi sull’ultimo tratto di trasporto.

 

* Matteo Bono, Lorenzo D’Agostino, Francesco Daniele, Mattia Maggiora, Dennis Maseri, Michele Mastrogiacomo, Lorenzo Puliè Repetto, Riccardo Tassone, Daniele Valle

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