Sale la temperatura sulle Terme di Acqui
08:31 Sabato 18 Gennaio 2014 0Il futuro dell'impianto termale è gravido di incognite. Oggi il cda farà il punto sul bando predisposto per affidare la gestione ai privati. Ma nell'ombra si preparano cordate imprenditoriali, espressione di corposi interessi immobiliari - di Stefano RIZZI
E se dietro lo stop and go del bando regionale per affidare la gestione delle Terme di Acqui ai privati si scoprisse l’acqua calda? Fuori di metafora, uno dei punti nodali che avrebbero rallentato l’iter procedurale starebbe (anche) nei diritti che il potenziale gestore potrebbe (secondo alcuni) o non dovrebbe avere (secondo altri) sullo sfruttamento dell’acqua termale. Fatto salvo l’utilizzo della cosiddetta “bollente” per usi prettamente termali, cosmetici e curativi sarebbe ancora da chiarire se chi si aggiudicherà la gestione trentennale dell’intero patrimonio potrà sfruttare l’acqua presente nel sottosuolo a 75 gradi anche per altri usi. Uno fra tutti: quello per la produzione di energia geotermica. Utilizzare il calore dell’acqua per riscaldare edifici è tutt’altro che un’idea campata per aria. Addirittura proprio nella città termale piemontese gira voce che in un cantiere per la costruzione di alloggi residenziali sia stato scavato un pozzo per “sondare il terreno” finendo dritti in quella miniera di calore che, per legge appartiene proprio alla società Terme di Acqui. La stessa (partecipata per quasi l’80% dalla Regione attraverso Finpiemonte Partecipazioni e per il restante dal Comune ) che oggi, sabato, vede il cda riunirsi per verificare ulteriormente il bando predisposto proprio dalla finanziaria regionale che da tempo – come si sussurra nei corridoi delle Terme – esercita una sorta di diplomatico commissariamento dello stesso cda di Terme di Acqui spa.
Che vi fossero e forse ancora persistano differenze di vedute sul bando tra l’azionista di maggioranza e il cda, presieduto da Roberto Molina (quota Lega Nord, in foto) lo dimostra la guerra a colpi di fioretto che si combatte da settimane e che ha finito con l’ammantare di mistero il bando e allungarne i tempi per la sua pubblicazione. Dopo un precedente tentativo di trovare un gestore per le Terme (non solo gli stabilimenti, ma anche due hotel in attività e tre alberghi da ristrutturare) per due anni, naufragato la scorsa estate per totale assenza di concorrenti, ora ci riprovano. Con modalità differenti. A quanto risulta – dopo la decisione assunta a suo tempo dalla Regione di scartare l’ipotesi della vendita – le Terme di Acqui comprensive del loro intero patrimonio verrebbero date in gestione per un periodo di trent’anni, in cambio di un canone di affitto sul cui ammontare nulla trapela. Che qualche clausola della bozza predisposta da Finpiemonte Partecipazioni e sottoposta al cda di Terme di Acqui per un’approvazione, a quanto risulta “sollecitata” in maniera energica, non sia stata accolta con favore dagli amministratori acquesi è evidente. Che Molina e almeno alcuni dei membri del cda vogliano “evitare che la fretta sia cattiva consigliera e magari finisca per compromettere il futuro economico di gran parte della città per errori poi difficilmente rimediabili” è la spiegazione che circola. Che ci siano dei punti da chiarire è indubbio.
Con perdite che lo scorso anno sono state superiori al milione di euro e con spese crescenti (da 185mila euro di Ici le Terme sono passate a pagare 437mila euro di Imu) e un futuro che non può prescindere dall’intervento deciso di investitori privati, le Terme sono a un bivio. Anche per quanto riguarda il profilo del potenziale gestore. Se Molina, in passato ha più volte ribadito come la sua idea di sviluppo passi per il settore sanitario e riabilitativo, vedendo Acqui come una città della salute, l’affacciarsi di gruppi imprenditoriali lontani dal comparto sanitario e del benessere e più vicini a quello del mattone pone, davvero, il domani di Acqui è pieno di incognite. E magari a far imboccare l’una o l’altra soluzione potrebbe, tra le altre cose, essere proprio la possibilità o meno dello sfruttamento totale (senza limitarlo alle cure e ai trattamenti termali) dell’acqua calda. Una questione bollente, insomma.