INVESTIMENTI

Acqui, al bando le Terme 

L’iter per l’affidamento ai privati del complesso termale è giunto alle battute finali. La “bollente” resterà in mani pubbliche. Tra i gruppi interessati all’operazione Villa Maria e la società della famiglia De Salvo, ma non si escludono imprese straniere

Un investimento non inferiore a quindici milioni di euro, un patrimonio netto a garanzia di almeno un milione, l’accollo totale dei debiti e l’impegno a gestire l’intero complesso per un periodo di trent’anni: sarebbero questi i principali requisiti che sarebbero richiesti ai potenziali gestori delle Terme di Acqui. A quanto risulta allo Spiffero, il bando internazionale, la cui definizione è stata costellata da ritardi e innumerevoli correzioni e modifiche alle bozze, è ormai pronto. La sua pubblicazione potrebbe avvenire nel giro di poche settimane, forse non più di tre. Sembra inoltre certo che il presidente della Terme di Acqui, Roberto Molina (in quota Lega Nord) sia riuscito a portare a casa il risultato cui teneva – e non ne ha mai fatto mistero – più di ogni altra cosa: la proprietà dell’acqua termale, esclusi gli usi estetici e terapeutici, rimarrà pubblica e quindi non nella disponibilità del privato che si aggiudicherà la concessione. In soldoni: chi gestirà il complesso termale non potrà utilizzare il calore della “Bollente” per il teleriscaldamento, uso che avrebbe fatto gola a gruppi imprenditoriali legati più all’edilizia residenziale che non al settore del benessere.

 

A questo punto il cerchio sembra racchiudere sempre più imprenditori che operano in ambito sanitario e della riabilitazione che nella città termale, con gli alberghi in attività e altre strutture passibili di riutilizzo con interventi di ristrutturazione, uniti agli stabilimenti termali veri e propri comprese le spa, troverebbero una logica espansione alle loro attività nell’ambito sanitario. Non è un caso che da tempo si rincorrano voci circa un possibile interesse di solidi gruppi della sanità provata che da tempo operano con loro strutture in Piemonte, come il Gmv, Gruppo Villa Maria che a Torino possiede il Villa Maria Pia Hospital e la Clinica santa Caterina ma che opera anche nella vicina Liguria con l’Istituto clinico Ligure di Alta specialità di Rapallo o come un altro importante operatore privato qual è il Gruppo Policlinico Città di Monza che fa capo alla famiglia De Salvo e ha ben sei strutture in Piemonte di cui due ad Alessandria dove oltre alla Salus ha da poco inaugurato la nuova sede della Clinica Città di Alessandria.

 

Che il vertice di Terme di Acqui Spa guardi con attenzione e forse con più di un auspicio verso un possibile interesse da parte di gruppi soldi e consolidati nell’ambito della sanità e della riabilitazione non è un mistero: la sicurezza di investimenti a medio e lungo termine e uno sviluppo ulteriore delle potenzialità delle terme sono l’obiettivo primario per chi ha delineato i requisiti richiesti a chi dovrà gestire per i prossimi decenni un patrimonio ormai troppo oneroso per la Spa (partecipata per la maggioranza da FinPiemonte Partecipazioni) e che necessita di un’iniezione di capitali e di investimenti per non ripiombare nei tempi bui quando le Terme erano nel carrozzone Efim delle vecchie partecipazioni statali. Da quel periodo di passi in avanti ne sono stati fatti e non pochi, ma la necessità di affidare in gestione ai privati l’intero complesso è diventata ormai inderogabile.

 

Il bando, in verità, era atteso già nei mesi scorsi, ma una serie di ritardi e un fitto scambio di bozze tra il cda di Terme e la finanziaria regionale ha dilatato i tempi. Ora, quando ormai mancano circa tre mesi alla scadenza degli organismi delle Terme, l’iter sembra essere arrivato alla tappa tanto attesa: la pubblicazione del bando. Da quella data i potenziali gestori avranno novanta giorni di tempo per presentare i loro progetti. Poi un commissione deciderà chi sarà – non si escludono interessi di gruppi stranieri cui il bando è aperto – a gestire le Terme per i prossimi trent’anni. (s.r.)