REGOLE

M5s, comitato elettorale “a scrocco”

Militanti grillini “beccati” a introdurre manifesti e santini nella sede regionale del Gruppo. Una prassi rigorosamente vietata. La denuncia di Artesio (Rifondazione): "Evidentemente pensano di poter utilizzare le istituzioni come sedi di partito"

La legge del contrappasso, anche in politica. E’ stata un’esponente della sinistra più tradizionale, come la capogruppo di Rifondazione Eleonora Artesio a smascherare i pentastellati, i pionieri della politica 2.0, abituati a immortalare con un clic tutto quanto capita loro sotto tiro per poi metterlo in rete e farlo circolare in maniera virale, in modo da alimentare a più non posso l'indignazione popolare. Ma come tempo fa diceva un tizio c'è sempre qualcuno più puro che ti epura e così, proprio all’ex assessore alla Sanità dell’era Bresso non è parso vero imbattersi in una patente incoerenza dei moralisti d'assalto. Mentre usciva dal suo ufficio in via Arsenale 14, ha beccato - «e non è stata la prima volta, anzi la terza» - un militante del Movimento 5 stelle intento a scaricare interi bancali di materiale elettorale per trasportarli negli uffici del gruppo grillino, dove poi evidentemente sarebbero stati smistati per le varie iniziative.

 

Una prassi notoriamente vietata, secondo le circolari del Viminale e le note degli stessi uffici di Palazzo Lascari. Lo spiega direttamente il direttore della Comunicazione istituzionale di via Alfieri Domenico Tomatis in una informativa inoltrata a tutti i consiglieri nella quale richiama al “non utilizzo di mezzi, risorse, personale, e strutture assegnate alle Pubbliche Amministrazioni per attività di propaganda elettorale, attività che non rientra chiaramente nell’esercizio delle funzioni istituzionali”, specificando che tale precetto va inteso anche per quanto riguarda i Gruppi politici.

 

Artesio ha lestamente sfoderato lo smartphone per immortalare la scena cogliendo in fallo quelli che spesso e volentieri si ergono a campioni della morale pubblica. «Le regole valgono per gli altri, l’antipolitica non vi si abbassa – attacca Artesio -. Loro non hanno indagati (!!!), loro non hanno politici di professione (infatti eleggono i parlamentari direttamente dai dipendenti dei gruppi regionali ), loro sanno che il Consiglio è decaduto ancor prima della sentenza del Tar, infatti la loro non è più la sede di un gruppo istituzionale, ma del loro comitato elettorale».

 

Il radicale Igor Boni, candidato nelle liste Pd, interpella in proposito Grillo in persona: “Caro Grillo, domani urlerai ancora la tua rabbia contro i farabutti della politica – rimarca – mentre i tuoi sodali qui a Torino violano patentemente la legalità fregandosene dei regolamenti che impongono di non utilizzare risorse pubbliche per fini elettorali. E’ una moralità a senso unico o vi sentite già padroni della Regione?”.