POLITICA & SANITA'

Ricette dei medici privati, sindacati contro la Regione

L’Anaao contesta i provvedimenti assunti per ridurre le liste d’attesa, a partire dalla possibilità delle prescrizioni da parte delle strutture accreditate. “Una giunta di sinistra che mortifica il pubblico”. Innegabili i vantaggi per pazienti e cittadini

Muro del sindacato dei medici di fronte alla strada aperta dalla Regione Piemonte per ridurre le liste d’attesa. La delibera dell’assessore alla Sanità Antonio Saitta con cui si consente ai medici specialisti delle strutture private accreditate di prescrivere visite, esami e farmaci, insieme al centro unico di prenotazione in cui vengono inserite anche prestazioni delle strutture stesse, non piace affatto all’Anaao Assomed. In una durissima nota l’organizzazione dei camici bianchi tira in ballo anche la politica per contestare la decisione assunta per ridurre i disagi a carico dei cittadini. Era stato lo stesso Saitta, commentando la delibera, a spiegare che “l’obiettivo di questo provvedimento è quello di agevolare il più possibile i percorsi di cura dei pazienti, semplificando le procedure e riducendo i passaggi necessari a ottenere l’erogazione delle prestazioni. In questo senso è importante ricordare che anche gli specialisti delle strutture pubbliche, da tempo, sono abilitati a effettuare le prescrizioni ogni volta che ci sia la possibilità”, aggiungendo che avrebbe chiesto “ai direttori delle aziende sanitarie di prestare la massima attenzione su questo aspetto”. Sulla stessa posizione anche il sindacato dei medici (Smi) del Piemonte: “La legge è chiara: la prescrizione soggiace esclusivamente ai titolari del diritto, ossia i medici convenzionati ed i medici dipendenti del servizio sanitario nazionale, come dice chiaramente il comma 2 dell’articolo 50 della legge 326 del 24 novembre 2003” afferma il presidente regionale Antonio Parisi.

L’innovazione, resa possibile dalla ricetta dematerializzata, consentirà ai pazienti piemontesi di evitare il ritorno dal proprio medico di famiglia per ottenere una nuova prescrizione, nel caso siano necessari ulteriori visite o approfondimenti diagnostici”. Un disagio non da poco che sarà eliminato su tutto il territorio regionale a partire dal primo gennaio del prossimo anno, dopo una fase che partirà a settembre in alcuni presidi accreditati. La risposta, seppur non completamente esaustiva, a uno dei più gravi problemi della sanità qual è quello delle liste d’attesa viene, però, aspramente contestata da uno dei maggiori sindacati dei medici che, addirittura, ricorda polemicamente alla giunta Chiamparino di essere di sinistra, rimarcando un assunto (tutto da discutere) secondo il quale il privato se non è il male assoluto, poco ci manca. E se a sopportare i disagi sono i pazienti, per l’Anaao non si deve agire come ha fatto la Regione, ma “affrontare il problema della liste d’attesa, innanzitutto, con l’assunzione di nuovi medici”.

Il sindacato indica a Saitta anche come impiegare i 10 milioni destinato alla riduzione dei tempi di attesa per  visite e prestazioni: “Questi fondi siano prioritariamente utilizzati per proporre ai medici dipendenti l’attività libero professionale a favore dell’azienda, per aumentarne la relativa remunerazione, per incrementare le ore di attività agli specialisti ambulatoriali”. Un passaggio che non può non risultare stridente di fronte ai tempi brevi per visite in regime di intramoenia, ovvero il medico che visita a pagamento in ospedale, rispetto alle settimane e mesi che occorre aspettare per farsi visitare dallo stesso medico attraverso il percorso normale. Ma per i camici bianchi quel denaro “non va utilizzato per aumentare le prestazioni del privato accreditato, come sembrerebbe previsto dalle dichiarazioni regionali”.

La durissima reazione sindacale procede anche su un terreno che rischia di risultare scivoloso: “Pare purtroppo necessario ricordare che, se il privato vanta ambulatori aperti il sabato mattina, il pubblico accoglie e cura i pazienti sabato, domenica, a Natale, Ferragosto, di notte. Sempre” scrive l’Anaao, forse confondendo le prestazioni di emergenza (esclusiva del pubblico) e di ricovero con la diagnostica. La polemica non si ferma qui, ma va addirittura a ritroso di anni ricordando come “la sanità pubblica piemontese esce da un piano di rientro in cui non sarebbe mai dovuta entrare, poiché il sistema sanitario regionale non era in deficit”. Il sindacato sottolinea ancora come “i maggiori sacrifici in termini di blocco delle assunzioni e carico di lavoro sono stati pagati in questi anni dai medici del sistema sanitario che ora rischierebbero di vedere i primi finanziamenti disponibili deviati sul privato”.

E i cittadini? Dovrebbero rinunciare a una possibile soluzione davanti a tempi ancora troppo lunghi per una visita, una Tac, una risonanza magnetica? “Pur ipotizzando un possibile vantaggio per il cittadino, riteniamo che il rischio di​ ​autoinduzione di prescrizioni sia troppo alto e provochi un ulteriore aumento delle liste d’attesa che tanto si vogliono abbattere. Il pericolo che i centri privati convenzionati possano così eccedere in prescrizioni di esami di dubbia appropriatezza, che poi loro stessi erogano al paziente, è talmente evidente che ci stupiamo come possa essere stato ignorato dalla ​giunta”. Tutto da dimostrare, per i rappresentanti sindacali dei medici “il fatto che la competizione con il privato faccia bene al pubblico, come ha detto l’assessore”. Il bene dei cittadini, che passa anche dall’accorciamento dei tempi di attesa, quello sembra finire schiacciato tra altri interessi.

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