VERSO IL VOTO

Parte la corsa all'Europa

In tutti i partiti sono iniziate le grandi manovre in vista delle elezioni del prossimo anno. Ai nastri di partenza molti big: da Bresso a Chiamparino. Nel Pd ci proverà Pentenero, mentre il M5s punta su Scibona. I dubbi di Cirio e i sogni di Cota

Per qualcuno sentina di tutti i mali, per altri ciambella di salvataggio contro i populismi mugghianti. Tra chi la osanna (pochi) e chi la vuole cambiare, una cosa è certa: per i politici nostrani l’Europa rappresenta un agognato scranno parlamentare, tra i più ambiti per retribuzione e benefit, nonostante il recente giro di vite che ha ridotto l’indennità a “soli” 7mila euro mensili.

Tra meno di un anno i seggi si apriranno per le elezioni europee e regionali e due big – immarcescibili a dispetto dell'età – come Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino sono lì che si studiano e si marcano. All’ex zarina le orecchie hanno iniziato a fischiare già prima di sentire quell’originale formula con cui il governatore ha declinato la piattaforma politica su cui lavorare in vista delle urne: “Serve un’alleanza per il Piemonte e per l’Europa” ripete a piè sospinto. Ma che c’entra l’Europa se il vero tema riguarda la sua ricandidatura o meno al vertice di piazza Castello? Tra indiscrezioni e pettegolezzi, prende forma il piano B del compagno Sergio, che forse è un piano A: la designazione di un erede in Regione (a oggi il favorito resta Daniele Valle, impegnato in un incessante tour per accreditarsi con i principali stakeholders piemontesi) e se stesso capolista alle Europee nella circoscrizione Nord-Ovest, quello che comprende anche Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Eccola l’alleanza per il Piemonte e per l’Europa. Vaglielo a spiegare alla Bresso che già una volta – era l’autunno del 2009 – dovette respingere, con la verve che la contraddistingue, la concorrenza dell’allora sindaco più amato d’Italia, quando un pezzo del partito gli chiese di abbandonare Palazzo Civico per candidarsi in Regione: “Se qualcuno vuole farsi avanti io sono pronta alle primarie” aveva affermato Bresso e l’operazione sfumò (le elezioni, l’anno successivo le vinse il centrodestra, ma del senno di poi, si sa, sono piene le fosse politiche).

A quanto risulta, anche questa volta la Mercedes è pronta a ingranare la quinta e dar battaglia per conservare lo scranno conquistato quattro anni fa con oltre 100mila preferenze. E si dice, passando sul fronte opposto, che pure un altro ex governatore, Roberto Cota, stia accarezzando l’idea di migrare a Bruxelles, anche se difficilmente Matteo Salvini acconsentirà a dare spago a un esponente di quello zoccolo duro di dirigenza bossiana che non si rassegna a una Lega sovranista e attende un passo falso del Capitano per fargli le scarpe.

Tornando al centrosinistra, lungo la direttrice che congiunge Torino a Bruxelles, c’è chi sta valutando un clamoroso “espatrio”.Tanti sono, infatti, i consiglieri e assessori regionali che hanno sul groppone tre mandati consecutivi e, con questo clima, difficilmente riusciranno a ottenere una deroga per candidarsi di nuovo: Angela Motta, Nino Boeti, Aldo Reschigna, Gianna Pentenero. Quest’ultima in particolare starebbe valòutando una candidatura alle europee in rappresentanza dell’area Orlando, cioè della sinistra del partito: così facendo lascerebbe campo libero a Enzo Lavolta in Regione e il ticket è fatto. Il percorso inverso potrebbe compierlo, invece, l’eurodeputato Daniele Viotti, il quale quattro anni fa potè contare sull’aiuto determinante di Pippo Civati in Lombardia e che senza quelle preziose preferenze ottenute a Monza potrebbe ripiegare sulla Regione, sfruttando il lavoro di consolidamento della sua componente svolto nel collegio di Torino.  

Dal centrosinistra al centrodestra, dove quell’anima in pena di Alberto Cirio si sente sempre più stretto tra i potenti colleghi lombardi – Stefano Maullu e Massimiliano Salini (quest’ultimo è il genero del noto avvocato milanese Giuseppe Zola, tra i riferimenti di Comunione e liberazione ed ex presidente della Fiera di Milano) – pronti a cannibalizzare il suo elettorato in un periodo storico di evidente ripiegamento di Forza Italia. Quanti saranno gli eletti tra un anno con il partito che rischia di finire sotto la doppia cifra? Anche la prospettiva di guidare il centrodestra alle prossime regionali rischia di sfumare, prima di tutto perché tra sei mesi potrebbero essere mutati i connotati della coalizione e poi per la concorrenza di Claudia Porchietto che da quando è deputata sta tessendo relazioni e consolidando alleanze tra le maglie della prima linea berlusconiana. A dar retta ai rumors che circolano tra i berlusconers, l'ex assessore regionale al Turismo starebbe meditando una doppia candidatura: in Europa e nella sua Alba, per la poltrona di sindaco. Insomma, una polizza di assicurazione sulla carriera politica per evitare di rimanere completamente fuori. A meno che – ciacolano i maligni – Cirio non decida di tornare alle origini e cioè in quella Lega in cui ha iniziato la propria carriera politica come consigliere comunale di Alba. Anche perché, con Mario Borghezio esiliato nel Lazio (e difficilmente ricandidato) e gran parte dello stato maggiore del Carroccio approdato a Roma dopo le ultime trionfali elezioni politiche di campioni delle preferenze ne sono rimasti pochi. Il posto lasciato da Gianluca Buonanno, prematuramente scomparso, se lo giocano le seconde file del partito. Si parla del senatore cuneese Giorgio Bergesio, che a differenza di altri due papabili come Paolo Tiramani Andrea Giaccone ha un atout, cioè quello di essere stato eletto nel listino proporzionale e quindi le sue dimissioni dal parlamento italiano non imporrebbero le suppletive come nel caso di chi ha vinto il proprio collegio uninominale. “Il nostro vero asso sarebbe Massimo Giordano (ex sindaco di Novara e assessore in Regione), ma finché non risolve le sue questioni giudiziarie – afferma un insider – difficilmente tornerà a esporsi sulla scena pubblica”. 

Nel Movimento 5 stelle, al netto della selezione attraverso (im)probabili "parlamentarie", pare deciso a correre Marco Scibona, l'ex senatore No Tav non più rieletto e momentaneamente parcheggiato nel cda di Ativa: l'Europa rappresenterebbe per lui un palcoscenico ideale per riprendere le sue storiche battaglie contro il supertreno e la Direttiva Bolkestein. A meno che Luigi Di Maio imponga, anche per la competizione europea, una lista di "esperti" esterni al movimento ma in grado di accalappiare consensi di frontiera.

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