CENTRODESTRA

Berlusconi-Pichetto: summit sul Piemonte

A Palazzo Grazioli riunione su assetti di Forza Italia e elezioni regionali del 2019. Zangrillo verso la guida del partito, ma si tratta di una successione definita (e accompagnata) dall'attuale coordinatore. Tempi più lunghi per la scelta del candidato governatore

  Un eventuale ritorno di Silvio Berlusconi in Senato "sanerebbe un vulnus cominciato ormai anni fa per questa democrazia – sostiene Giovanni Toti commentando l’eventualità che la nomina di un senatore azzurro al Csm aprirebbe l’ingresso del Cav a Palazzo Madama –. Sarebbe un bel gesto e un bel segnale". Nel frattempo altri segnali arrivano da Palazzo Grazioli e uno di questi riguarda il Piemonte. Questa mattina a varcare il cancello della dimora romana del leader di Forza Italia è stato il coordinatore regionale Gilberto Pichetto. Un invito per un caffè con un tema definito: gli assetti del partito piemontese. Berlusconi, nominando vicepresidente operativo Antonio Tajani e affidando altri incarichi di vertice, tra cui quello di responsabile dei dipartimenti (e quindi della “macchina” azzurra) ad Adriano Galliani, aveva annunciato un ulteriore passaggio che riguarderà i vertici regionali.

Nessuno, anche tra i dirigenti, si era spinto a prevedere tempi certi, ma l’orologio regolato sul fuso di Arcore spesso anticipa quelli della politica tradizionale. E, quindi, non è affatto da escludersi un’accelerazione nelle decisioni. Che non significano obbligatoriamente un cambio. Questo vale anche (e soprattutto) per la regione dove il partito è uscito più che bene dalle elezioni del 4 marzo, pur accerchiato dalla Lega in uno dei suoi territori di storico predominio, dopo aver conquistato con la coalizione quasi tutti i Comuni capoluoghi di provincia e altre città importanti, anticipando la débâcle del centrosinistra. Quando Pichetto ha preso le sue redini Forza Italia contava su appena due parlamentari piemontesi, mentre oggi ne vanta 16 oltre ai 5 consiglieri regionali portati a Palazzo Lascaris in piena diaspora interna (Ncd) e disgregazione della coalizione (Fratelli d'Italia corse in solitaria). Risultati che il Cav ha riconosciuto come meriti al suo fedele "amministratopre delegato" come lo stesso Pichetto ama con una punta di civetteria definirsi. Una scelta che prevede un passaggio el testimone in perfetto accordo, tra lo stesso Pichetto e Paolo Zangrillo, neo parlamentare e astro nascente del berlusconismo declinante. Nessua cesura, anzi un accompagnamento da parte del coordinatore uscente nei primi mesi del suo successore.

L’ex manager di Fiat e Acea, fratello del medico personale del Cav, eletto alla Camera a Torino di certo – come raccontano con una punta di curaro alcuni parlamentari azzurri – sta studiando, ma anche già si muove, da coordinatore. Alcuni suoi interventi, nei giorni, scorsi sono parsi un po’ “sopra le righe”, ma farebbero parte di quell’entusiasmo che tanto piace a Berlusconi e di cui Forza Italia avrebbe bisogno per recuperare verve e rapporto con l’elettorato che gli è rimasto dopo il saccheggio leghista e davanti a sondaggi che prefigurano la temuta cannibalizzazione. Andando al voto il prossimo anno per darsi un nuovo governo, il Piemonte finisce per richiedere un’attenzione maggiore anche da parte di Palazzo Grazioli rispetto al passato.

Dopo l’estate si tratterà di incominciare a ragionare con più determinazione con l’alleato leghista della candidatura alla presidenza e della campagna elettorale per strappare dalle mani (ormai deboli) del centrosinistra il governo della regione. E a guidare Forza Italia dovrà essere una figura nel pieno dei poteri. Non certo appesa al filo dell’incertezza. Un aspetto quest'ultimo, su cui si è soffermato non poco Pichetto nel corso del colloquio, che nella prospettiva dell'attuale coordinatore (e, pare, anche nei suoi auspici) dovrebbe portare a un passaggio che egli condurrebbe in un quadro di naturale e sincera collaborazione con il successore. Il suo ritorno sui banchi del Senato, l'incombenza di tesoriere del gruppo e ulteriori ruoli in seno alla commissione Finanze (dopo aver fatto parte di quella "speciale" nei primi mesi di legislatura), non lascerebbero certo scarsamente occupato l'attuale coordinatore, tantomeno il passaggio di consegne potrebbe intaccare l'immagine reale di un consolidato rapporto con il Capo. Di cui finirebbe per giovarsi anche lo stesso Zangrillo, potendo contare su un "accompagnamento" almeno nella fase iniziale e in quella complicata verso le regionali da parte di chi il partito piemontese lo conosce bene come pochi altri, o forse nessuno.