VERSO IL 2019

Centrodestra deraglia sulla Tav

Troppa prudenza e tatticismo politico in una coalizione che aspira a governare la Regione su un'opera dirimente per il futuro del Piemonte. Appesa all'equilibrismo di Salvini. E intanto nel centrosinistra nasce l'idea di una lista di scopo pro Torino-Lione

Sulla Tav il Governo è davvero in “stato confusionale”, come denuncia il vicecapogruppo di Forza Italia al Senato Lucio Malan, oppure le opposte posizioni di Cinquestelle e Lega sulla questione sono solo il giorno dei ladri Pisa? Se così fosse, la notte con il sacrificio della Torino-Lione sull’altare della tenuta dell’alleanza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio avrebbe sul Paese, e sul Piemonte in particolare, le ricadute e le pesantissime conseguenze che ormai sono note e ricordate ogni giorno. Ma c’è un altro aspetto, non meno rilevante, che emerge dall’approccio del centrodestra al tema in questi giorni di accelerate da parte del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e le frenate del vicepremier leghista, con il presidente del Consiglio che si limita a dire che il dossier non è ancora arrivato a Palazzo Chigi.

È l’immagine (ma anche la sostanza) di un’alleanza, quella tra Lega e Forza Italia, che potendosi avviare con i vento in poppa del voto politico e dei sondaggi verso la possibile riconquista del Piemonte, si mostra assai poco compatta sulla questione che segnerà in un modo o nell’altro il futuro della regione. Quale senso di granitica unità può dare questo centrodestra ai piemontesi se da un lato Forza Italia continua a sostenere, ancora ieri con Antonio Tajani, l’irrinunciabilità della Tav, mentre la Lega pur dicendosi a favore non ha mostrato fino ad oggi nessuna intenzione di impuntarsi con decisione, facendo della questione uno dei suoi con l’energia e la determinazione usata da Salvini su altri fronti? A sua volta, Forza Italia tenendo un atteggiamento che ha tutta l’apparenza (e già questo basterebbe) di una sudditanza verso la Lega – come abbiamo raccontato ieri – quali carte potrà giocare per rivendicare la guida della Regione, se non la benevolenza e l’acquiescenza nei confronti dell’alleato più forte?

Lunedì gli industriali di Torino e del Piemonte, con i loro rispettivi presidenti Dario Gallina e Fabio Ravanelli, terranno una conferenza stampa “per mostrare ancora una volta la compattezza delle forze economiche, sociali, politiche e sindcali che sostengono l’opera”, surrogando quello che la politica ha cercato di fare senza riuscirvi: l’idea di un fronte dei parlamentari piemontesi, senza simboli, schierati a favore della Tav è naufragata per la ritrosia degli onorevoli e senatori azzurri timorosi si irritare la Lega, che certo non ha fatto mancare messaggi dall’alto in tal senso e, visti i risultati, non certo caduti nel vuoto.

Lunedì, se non cambieranno idea, in via Fanti dagli industriali ci saranno i parlamentari di Forza Italia, mentre i leghisti attendono disposizioni. Il numero uno dei deputati, nonché segretario regionale, Riccardo Molinari ha già fatto sapere di avere altri impegni, a Roma, e quindi diserterà l'incontro. “Stiamo ragionando, stiamo lavorando. Stiamo facendo i conti costi-benefici", ha risposto ieri sera Salvini a Fontevivo nel Parmense dov’era ospite di una festa del partito a chi gli ha chiesto se la Tav si farà o no.

Posizione ben diversa quella dei suoi uomini in Piemonte dove, sempre ieri, il capogruppo in Comune Fabrizio Ricca in una nota  congiunta con l’azzurro Davide Balena definiva “un suicidio economico per tutto il Paese” non andare avanti con i lavori. Giudizio tranchant che, pur con tutto il rispetto del ruolo, lascia pressappoco il tempo che trova di fronte a quel che decideranno Di Maio e Salvini. E, comunque, se davvero è così determinata a non cedere all’alleato di governo lo scalpo dell’Alta Velocità, sfugge la ragione del perché ha messo la sordina e le briglie all’altro alleato, quello delle elezioni passate e (forse) future, evitando che aderisse a quel fronte bipartisan unito solo dal sostegno all’opera. Forza Italia nella sua espressione parlamentare piemontese avrebbe potuto cogliere l’occasione, tutt’altro che strumentale, per scacciare da se l’immagine di gregario anche in vista della corsa verso le regionali della prossima primavera.

Non lo ha fatto, lasciando a una parte del suo elettorato storico, quello del mondo imprenditoriale, un ruolo che sarebbe stato più consono alla politica. Affidarsi a Salvini, come gli azzurri continuano a fare, per cercare di ottenere ciò che ancora ieri sera il leader della Lega ha circondato di incertezza, non può che suscitare perplessità circa la loro presa su un elettorato ormai ridotto e che intendono recuperare, rischiando di vederlo assottigliarsi ulteriormente.

Non è affatto peregrina, insomma, l’idea del radicale Silvio Viale di una lista Sì Tav nella futura coalizione di centrosinistra. Di fronte a balbettii da una parte e affermazioni scarsamente supportate da azioni concrete nonché rimandate al vaglio di verifiche e approfondimenti dall’altra, chi teme un epilogo che appaghi i grillini (galvanizzati dal comico ancora sulla vicenda con un intervento sul blog) potrebbe guardare, al momento, del voto verso uno schieramento deciso e chiaro.

Due aggettivi che, oggi, non possono certo essere attribuiti alla coalizione che, sulla carta, ha la strada in discesa verso la vittoria in Piemonte nel 2019. Manca poco meno di un anno ed è probabile se non certo che una parola definitiva sulla Tav il Governo la pronuncerà con ampio anticipo. Semmai la dovesse spuntare la linea di Toninelli, Forza Italia cosa farà?

Individuerà come unico responsabile il Movimento 5 stelle perdonando a Salvini il fatto di non essere stato in grado di difendere la Torino-Lione e, di conseguenza, il futuro del Piemonte, oppure la stessa coalizione di centrodestra non sarà più tale? In quel caso per la Lega potrebbero aprirsi spazi per una riproposizione in chiave regionale del contratto di Governo. Eventualità forse già messa in conto da chi una parola chiara e netta a favore della Tav non l’ha ancora effettivamente  pronunciata. 

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