CENTRODESTRA

Forza Italia resiste (per ora) all'Opa ostile di Salvini

Nessun esponente di spicco del partito di Berlusconi pare attratto dalle sirene leghiste. In campo pontieri (Cirio) e pompieri (Pichetto) per scongiurare l'Anschluss dell'alleato

L’Opa di Matteo Salvini sul partito di Silvio Berlusconi, pur non apertamente dichiarata, ormai è in corso. “Registriamo una valanga di richieste di partecipazione da parte di tanti eletti di Forza Italia alla Lega", ha confermato in una intervista a Radio Radicale il sottosegretario agli Esteri e deputato del Carroccio Guglielmo Picchi. Il Capitano, rompendo indugi e mettendo da parte il fair play tra (ex?) alleati, ha detto chiaro e tondo: “Non frenerò più quelli che da Forza Italia vogliono venire da noi”. Orecchie tese e sguardi attenti anche in Piemonte, dove tuttavia ad oggi non solo un’improbabile transumanza, ma anche qualche passaggio solitario del Rubicone salviniano appare tutt’altro che alle viste.

Questo non significa assolutamente che non ci sarà, anzi. Forse è solo la cautela sabauda declinata in meditata scelta cruciale che fa apparire lo schieramento azzurro, nelle sua varie compagini, ancora apparentemente compatto di fronte alle malìe dell’alleato che i sondaggi continuano a dare in ascesa oltre la già altissima asticella del 30%. O forse e più concretamente a frenare dalla rincorsa per saltare sul Carroccio ormai sovranista e nazionalista è quel timore che uno dei parlamentari azzurri piemontesi, nel confessionale che protegge da eventuali messe all’indice, rivela: “Se si va alla spicciolata, uno per uno, prima ti fanno ponti d’oro, poi ti sbranano”. Come i cannibali. Perché la cannibalizzazione del partito di Berlusconi, Salvini e suoi sanno bene che parte proprio dai territori, prima che dal centro.

Se poi, come nel caso del Piemonte, all’appuntamento cruciale delle elezioni europee si somma quello delle regionali, l’attrazione può subire un effetto moltiplicatore. Dal quale è certamente immune, più di ogni altro, l’ancora per poco coordinatore regionale nonché senatore Gilberto Pichetto, fedelissimo del Capo e quindi pronto a passare nelle file leghiste solo dopo aver visto sul bavero del Cav l’Alberto da Giussano al posto della spilla di Forza Italia. E forse tituberebbe anche di fronte a quello.

Giocando a indovina chi viene a casa di Matteo, resterebbe fuori senz’altro una delle matricole parlamentari, ovvero il novarese Diego Sozzani che alla alleanza con la Lega si oppose per le comunali della sua città e al quale, come contrappasso, pose il veto per la candidatura all’uninominale il sindaco Alessandro Canelli, salviniano di ferro, azionista di peso nella maggioranza che sostiene il coordinatore piemontese, nonché capogruppo a Montecitorio, Riccardo Molinari.

Non farebbe certamente un passo così, se non anch’egli in una migrazione organizzata dall’alto, il più volte e ancora parlamentare Osvaldo Napoli protagonista di un duello a distanza con la deputata e compagna di partito Claudia Porchietto: lui in un’intervista non l’ha annoverata tra iSi-Tav delle origini in cui, ça va sans dire, si mette egli stesso. E lei, pronta, su facebook risponde: “Volevo rassicurare il collega che dalle pagine di un noto quotidiano di Torino tenta di sminuire il mio impegno, che la mia attenzione sul tema Tav nasce da lontano almeno dal momento in cui nel 2008 cioè dieci anni fa il centrodestra mi chiese di candidarmi alla presidenza della Provincia di Torino ed uno dei temi forti era proprio l'opera. Ricordo – prosegue la parlamentare azzurra – manifesti con il mio viso e con il messaggio Sì Tav. Ricordo che sono stata una delle promotrici degli interventi a favore dell'opera durante il mio mandato regionale quale assessore ed ho promosso sistematicamente il supporto con convincimento al progetto. Chiedo pertanto per rispetto all'intelligenza di tutti di evitare simili stupidaggini perché non è di certo la mia credibilità che ne risente”.

Ecco, la Porchietto è un’altra su cui pochi, anzi forse nessuno scommetterebbe un euro di vederla salire sul Carroccio, pur mantenendo cordiali rapporti con lo stato maggiore leghista piemontese. Che, ovviamente, volge lo sguardo anche sul rinnovato gruppo in consiglio regionale. Qui il presidente, Andrea Fluttero, arriva da Alleanza Nazionale, ma di quella corrente che faceva riferimento all scomparso Altero Matteoli e quindi “liberal”, non certo destra sociale, tantomeno sovranista, insomma parecchio distante dalla linea del Capitano.

Meno definito il profilo di Andrea Tronzano, di cui si vociferano (come per altri, del resto) contatti con esponenti leghisti. Caduto un po’ in disgrazia agli occhi di Pichetto così come di Napoli, l’ex consigliere comunale legato all’europarlamentare Lara Comi (invisa al cerchio magico arcoriano) approdato a Palazzo Lascaris conserva lo stretto legame con l’ex collega del Carroccio in Sala rossa Fabrizio Ricca. Basterà questo per aprire le porte del Carroccio?

Poi ci sono quelli che potrebbero tornare alle origini. Nella Lega ha esordito ormai molti anni fa in Parlamento il senatore Lucio Malan, messo capolista alle ultime elezioni, parecchie legislature sulle spalle e per questo non appetibile per Salvini, semmai gli frullasse in testa (cosa di cui non ha mai dato sentore) di tornare là da dove era partita la sua lunga carriere parlamentare. Escluso un ritorno alle origini pure per Luca Bona che della Lega è stato addirittura segretario nella sua Novara prima di venire espulso: ora a Palazzo Lascaris siede tra i banchi degli azzurri e lì intende stare.

Leghista in origine anche l’eurodeputato di Alba, Alberto Cirio. Su di lui molti sguardi sono puntati in questi giorni di tensione. Che sia uno degli uomini più di confine tra Forza Italia e il suo ex partito non è un mistero, come non lo è il feeling con il governatore della Liguria Giovanni Toti, ormai da tempo “il forzista più leghista”. Ma Cirio ha anche uno strettissimo link con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, numero due del partito che proprio sulla vicenda della presidenza Rai avrebbe tenuto il punto, facendo andare su tutte le furie Salvini.

E allora forse Cirio, che pure deve fare i conti con i voti di Forza Italia (calati in maniera spaventosa nei sondaggi) per una sua rielezione a Bruxelles, più che probabile futuro leghista come non esclude qualcuno degli azzurri, potrebbe svolgere l’apprezzato duplice ruolo di pompiere e pontiere. Spegnere i fuochi del contrasto tra i due alleati e gettare nuovi ponti su un fossato che ancora non è del tutto scavato.

Insomma, se l’Opa è partita, come tutti ormai non negano, è più probabile che colga i suoi frutti a partire dal basso, dagli amministratori locali, da quello zoccolo duro dei Comuni in cui la Lega predomina. Per poi passare, quando i tempi saranno maturi, agli scranni più alti. Da cui comunque, molti tra i berluscones, seguono l’evolversi della situazione. Pensando, appunto, a dove stanno seduti.

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