FIANCO DESTR

"Rifondare il centrodestra"
Forza Italia non basta più

Il ciclone leghista manda all'aria piani e programmi dei vecchi gruppi dirigenti berlusconiani. Un network di consiglieri regionali ex aennini lancia la sfida per non morire sotto la ruspa di Salvini. In Piemonte tesse le fila il capogruppo Fluttero

C’è chi s’offre e chi soffre nel centrodestra a trazione leghista. Un clima da si salvi chi può aleggia in quel cantiere sempre aperto dove la ruspa di Matteo Salvini minaccia di fare tabula rasa di avversari e pure di alleati. La differenza, a volte, sta in un apostrofo e così nei giorni in cui radio Montecitorio dà notizia di imminenti assalti al Carroccio vincente, c’è chi di morire salviniano per il momento non ha intenzione, pur riconoscendo nel vicepremier il nuovo centro di gravità di una coalizione che - semmai tornerà anche sullo scacchiere nazionale - non potrà prescindere, per qualche tempo almeno, da lui, il Capitano. Bisogna prendere atto che per la prima volta dalla seconda repubblica in poi, l’egemonia nel centrodestra non è - e non sarà più - nelle mani di Silvio Berlusconi, ma di un partito satellite delle grandi aggregazioni elettorali assemblate dall’ex Cavaliere. Una situazione che provoca non poche preoccupazioni, soprattutto in un ceto politico abituato a vivere di rendita: i voti li ha sempre portati il Capo, a loro toccava amministrarli. “Dobbiamo ricostruire l’alleanza aggiornandola a un fatto nuovo, rappresentato dalla vertiginosa crescita della Lega” dice Andrea Fluttero, capogruppo azzurro a Palazzo Lascaris.

C’è anche lui – ex di An orfano di Altero Matteoli tragicamente scomparso a fine 2017 - tra gli animatori di una iniziativa in programma il prossimo autunno, patrocinata dalla collega lombarda Viviana Beccalossi, ex di Fratelli d’Italia, oggi battitrice libera. L’appello è rivolto “a tutte le forze politiche, gli amministratori locali, i simpatizzanti, gli operatori economici che non si sentono rappresentati dalla Lega di Salvini e si riconoscono nei valori popolari e liberali” affinché “superino i personalismi e contribuiscano alla costruzione di una piattaforma di progetti concreti”. L'impresa è ardua, per quante antipatizzante persino velleitaria, ma è il termometro di un certo attivismo dettato dalla montante ansia. Assieme a Fluttero e alla Beccalossi, sono della partita altri cavalli della scuderia politica un tempo raccolta sotto le insegne del Pdl: l’assessore regionale in Veneto Elena Donazzan, l’ex deputato umbro Pietro Laffranco, solo per fare alcuni nomi. Molti di loro provengono dall’esperienza di Alleanza nazionale e in seguito alla diaspora sono finiti chi con la Meloni (la Beccalossi, salvo abbandonare polemicamente il partito all’inizio dell’anno), chi in Forza Italia, come Laffranco e lo stesso Fluttero, chi è rimasto per un po' alla finestra. A tessere la tela anche un altro esponente di primo piano di quel mondo  come Massimo Corsaro, deputato per due legislature, a lungo legato a Ignazio La Russa, tornato alla sua professione di commercialista mantenedo però ancora solide relazioni dentro e fuori il mondo della politica.

I sondaggi dicono che, in caso di elezioni, la Lega sbancherebbe le urne superando il 30 per cento, Forza Italia faticherebbe a raggiungere la doppia cifra. “Siamo liberali, forse di un’altra epoca, il 3% non ci ha mai spaventati” dicono gli irriducibili, ma per i quarantenni, cresciuti nell'età dell'oro del berlusconismo, la prospettiva è diversa. Stando così le cose il centrodestra non tornerà mai a governare e l'esecutivo gialloverde, da esperimento nato dalla necessità, potrebbe trasformarsi in alleanza duratura, cementata dal potere. “Dobbiamo decidere se essere alleati determinanti e per farlo dobbiamo avere una certa dimensione” dice Fluttero, che per evitare equivoci precisa: “Non voglio fare un nuovo partito e anzi questa iniziativa è a disposizione di Forza Italia” e pazienza se buona parte dei promotori neanche più ne fa parte. Ormai è chiaro che il partito azienda del Cav non basta più per dialogare con quei mondi di cui per anni è stato principale riferimento: professionisti, imprese e tutto quel ceto moderato, particolarmente esteso nel Nord Italia. La forza propulsiva di Berlusconi va esaurendosi e, piuttosto che attendere la fine nel bunker, c’è chi prova a mettersi in moto per conto proprio, cercando di aprire un canale privilegiato con Salvini. Non è un caso che ad attivarsi sia quell'ala della coalizione con le radici ben piantate a destra, coloro che più di tutti osservano con certo sospetto il mescolarsi, tra i banchi dell'opposizione, di forzisti e piddini: non vorranno morire salviniani, ma men che meno renziani.

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