TRAVAGLI DEMOCRATICI

Scoppia il "caso Salizzoni", polemica alla Festa dell'Unità

L'orlandiana Rossomando "opziona" il mago dei trapianti per un suo dibattito scatenando le ire di mezzo Pd. Il papabile successore di Chiamparino "deve essere una risorsa di tutto il centrosinistra", attacca la maggioranza. Ma anche Giorgis storce il naso

Il solo sospetto, non poi così campato in aria, che qualcuno nel Pd voglia mettere il cappello su Mauro Salizzoni ha fatto rizzare i capelli a più di un dirigente democrat piemontese. Il nome del mago dei trapianti è, infatti, al centro di un vero e proprio caso che scuote e, soprattutto, innervosisce le varie anime del partito riuscendo nella miracolosa impresa di metterle d’accordo quasi tutte. Meno una, anzi una parte di essa: la sinistra orlandiana rappresentata dalla vicepresidente di Palazzo Madama Anna Rossomando. Con lei, secondo il programma ancora abbozzato dei dibattiti alla imminente Festa dell’Unità, dovrebbe interloquire il chirurgo. A far fibrillare parlamentari e dirigenti in un vorticoso scambio di telefonate e messaggi è quell’indizio tanto forte da fare una prova: la minoranza cerca di “intestarsi” il famoso primario, indicato nei mesi scorsi da Sergio Chiamparino come una “valida risorsa del centrosinistra” per la guida della Regione. “Centrosinistra, non sinistra del Pd”, la battuta al curaro raccolta in queste ore di tensione tra chi ha scoperto l’interlocutore della Rossomando e che ben sa come siano i politici protagonisti del dibattito a indicare i loro partner. “Se è così vorrà dire che sarà il loro candidato, per uno scranno a Palazzo Lascaris”, aggiunge ancora più perfido un parlamentare.

Avrà pure la fotografia del Che sulla scrivania, le sue idee sono note, ma il recordman di preferenze alle elezioni comunali di Ivrea dove è stato eletto come indipendente nella lista del Pd, resta pur sempre uno dei papabili alla successione di Chiamparino, sempre che il governatore decida davvero di passare la mano. E se, alla fine, dovesse toccare proprio a lui raccogliere il testimone la candidatura dovrà essere il più possibile ampia e unitaria, senza etichette. Accreditarlo ora come vicino alla componente orlandiana sarebbe un errore madornale, oltrechè una sorta di sgambetto nei confronti del resto del partito: questa la tesi a sostegno di più di una telefonata arrivata al segretario Mimmo Carretta.

Non si trova neppure una spiegazione diversa, che contraddica quella di una mossa squisitamente politica, cercando qualche attinenza tra le due figure: la Rossomando, avvocato sulle orme paterne, il principe del Foro Antonio, è stata per due legislature in commissione Giustizia alla Camera e attualmente è componente della decima (Industria, artigianato, turismo). Non che con Salizzoni si debba parlare solo di sanità, ci mancherebbe. Però, quella che a molti appare come una mossa tanto chiara quanto azzardata della sinistra si sarebbe potuta mascherare meglio. Così come si sarebbe evitato di scatenare un putiferio se solo si fosse allargato il parterre applicando banalmente il manuale Cencelli in versione correnti piddine.

Invece, pare addirittura che non tutta la sinistra sia stata a conoscenza dell’iniziativa. Rumors raccontano di un Andrea Giorgis prima ignaro e poi (un po’) stupito da una “forzatura” che potrebbe rivelarsi addirittura controproducente, giacché Salizzoni è e resta una risorsa non certo di una sola parte del Pd. E ben sapendo dello stretto legame tra il deputato che ha riconquistato lo scranno a Montecitorio vincendo il collegio di Torino centro e il presidente della Regione, forse non si corre troppo con la fantasia nel leggere una condivisione di Chiamparino della perplessità di Giorgis.

Insomma, il caso Salizzoni (a insaputa dell’interessato) fa friggere gli animi dei piddini prima e più ancora delle salamelle. E se nessuno, nel partito, vuole rischiare di bruciare un nome prestigioso come quello del mago dei trapianti, non è detto che qualcuno non si sia già scottato.

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