PIAZZA CASTELLO

Finpiemonte, Ambrosini resta

Chiamparino non vuole altri scossoni alla finanziaria regionale travolta dallo scandalo dei milioni "spariti". Si allungano i tempi della fusione con la società gemella che custodisce le partecipazioni. Intanto il cda vara un corposo pacchetto di promozioni

Ambrosini bogianen! Con la bufera non ancora del tutto alle spalle, in Finpiemonte anche il minimo scossone potrebbe rivelarsi esiziale per le sorti della finanziaria regionale. E così, a dispetto di quanto annunciato a dipendenti, sindacati e consiglieri della Commissione a Palazzo Lascaris (e, forse, delle sue stesse intenzioni) Stefano Ambrosini resta inchiodato alla poltrona di Galleria San Federico. A chiedere al giurista, chiamato poco meno di un anno fa da Sergio Chiamparino con il compito di guidare la trasformazione dell’ente strumentale nella “banca della Regione” e poi costretto a gestire una rapida retromarcia, è stato lo stesso governatore che vuole evitare di prestare il fianco a nuove polemiche a pochi mesi dal voto. Ambrosini finirà il mandato che coincide con il termine della legislatura. Del resto è stato lo stesso professore torinese a informare Chiamparino, la Banca d’Italia e la Procura della Repubblica, delle “gravissime anomalie” emerse durante alcuni controlli contabili, dalle quali è partita l’inchiesta della magistratura che ha portato all’arresto del suo predecessore, Fabrizio Gatti. Ed è sempre ad Ambrosini che si deve la chiusura praticamente “in pari” delle principali sofferenze, dal contratto con la banca svizzera Vontobel alla liquidazione dello junk bond di Jp Morgan. Tanto dovrebbe bastare, agli occhi del governatore uscente (e, quasi certamente, ricandidato) a sottrarre armi alle opposizioni in campagna elettorale, almeno su questo tema. Chissà.

Intanto, avviato il cruciale ridimensionamento, abbandonata rapidamente la strada già tracciata verso l’ambiziosa funzione di intermediatore finanziario che, se non cancellata in tempi brevi, avrebbe visto un drastico e drammatico (per il personale soprattutto) intervento di Bankitalia già pronta a sciogliere Finpiemonte, pare allontanarsi pure la fusione con Finpiemonte Partecipazioni, la società “gemella” che ha nel suo portafoglio quote e asset di numerose aziende. E proprio il suo attuale presidente, Luca Remmert, già vice di Chiamparino in Compagnia di San Paolo e poi suo successore, avrebbe dovuto sovrintendere all’integrazione tra i due enti, assommando i due incarichi. Un piano accantonato: i tempi dell’operazione si annunciano lunghi e non coincidenti con quelli politici.

Nel frattempo il cda di Finpiemonte, nella seduta dello scorso 8 agosto, ha assunto una serie di decisioni inerenti la riorganizzazione interna, deliberando alcune promozioni: decisioni che hanno provocato più di un mal di pancia tra i dipendenti. A cominciare da quella del capo del personale (personale cui è stato congelato il premio di produzione) Alessandro Serlenga, mentre resterebbe per ora la palo, inquadrato come quadro, Filippo Marzucchi. Quest’ultimo cesserà presto le funzioni di risk manager, figura che sarebbe stata oltremodo utile in passato, ma che risulta del tutto superflua in una società che deve occuparsi di predisporre bandi per erogare fondi. Promossi, alcuni nel cda di luglio, Fabrizio Gramaglia (responsabile agevolazioni e strumenti finanziari) Chiara Coppo (internal audit) e Mara Multari, storica segretaria addetta alla stesura dei verbali dei cda. Assunti da un board convocato alla vigilia della pausa estiva e a ranghi ridotti – per l’assenza di due componenti: Giuseppe Benedetto, già direttore regionale alle Attività produttive, e Federico Merola, consigliere indipendente – i provvedimenti relativi alla dirigenza non potevano non scatenare malcontento e alimentare maldicenze. In particolare, due sono gli interrogativi: nelle promozioni si è tenuto conto dell’assessment redatto da ben due società esterne? Nei ruoli dirigenziali è obbligatoria la procedura pubblica? Agli esperti la risposta.

Altri dubbi aleggiano (pur senza discutere la correttezza dei procedimenti) sulla scelta del nuovo direttore al posto Maria Cristina Perlo, indagata nell’inchiesta sui milioni spariti dai conti: Marco Milanesio, 58 anni, laureato in economia e commercio, amministratore delegato e consigliere di società controllate dalla famiglia Romiti e molti altri incarichi di prestigio in curriculum. Quello del manager che assumerà i pieni poteri da ottobre non sarebbe stato, tuttavia, il primo nome della short list stilata da Eurosearch Consultants per conto del cda. Il profilo “ideale” per i cacciatori di teste era quello di Giorgio Diquatto, vecchia conoscenza di Finpiemonte di cui è stato alle dipendenze fino all’interruzione del rapporto sotto la presidenza di Mario Calderini. A decidere, nel pieno rispetto delle regole, per Milanesio è stato il cda, ovviamente sentita la Regione. Che si è fatta sentire anche per il dietrofront chiesto ad Ambrosini, già con le valigie in mano.

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