VERSO IL 2019

Un Piemonte in Eurovisione

Le ricette populiste e sovraniste isolano l'Italia e spingono ai margini la regione. Per Bresso (Pd-S&d) la battaglia non è affatto persa in partenza: "Nessun futuro con politiche di chiusura, occorre spiegarlo ai cittadini". E Chiamparino deve ricandidarsi

“Il Piemonte senza l’Europa è contro un muro. Nel quale abbiamo faticato a fare qualche buco e fatichiamo anche adesso a farne altri”. Mercedes Bresso incrocia metafora e realtà: il muro dell’isolamento e le gallerie, le strade e le ferrovie, antiche conquiste e moderne opere motivo di scontri. C’è la tradizione europea di una regione che tale “è per storia e tale si sente”, poi c’è l’onda sovranista incarnata e cavalcata da Matteo Salvini, pronto a cogliere l’occasione della concomitanza con le elezioni europee del prossimo anno per vincere le regionali e riportare al centrodestra, ormai sempre più egemonizzato dalla Lega, quel Piemonte che Bresso ha governato dal 2005 al 2010.

Eletta per la prima volta nel 2004 all’Europarlamento che lascerà per guidare la giunta di centrosinistra, vi torna nel 2014 anno dello storico 40% del Pd, lo stesso in cui Sergio Chiamparino le succede in piazza Castello dopo il mandato concluso anzitempo del leghista Roberto Cota. Era la zarina. “Quando i miei amici sanno che vengo chiamata così si stupiscono – raccontò un giorno –. Ma io non me ne dispiaccio più: per affermarsi una donna deve essere autorevole, se questo viene scambiato per autoritarismo, pazienza”.

I tempi della zarina sono passati, adesso c’è il Capitano, come i leghisti chiamano il loro capo. C’è chi dice il suo sia autoritarismo, di certo Salvini rivendica l’essere sovranista. E continua a crescere, anche e soprattutto continuando ad attaccare l’Europa. Mentre voi del Pd, del centrosinistra, spiegate che senza Europa o con un’Europa debole c’è solo da rimetterci in Piemonte come nel resto del Paese, il voto e i sondaggi dicono che l’Italia sta diventando sempre più sovranista e populista.
“Purtroppo, adesso, è così. Ma non deve sfuggire il fatto che lo spostamento sovranista e populista è pericoloso per l’Italia, oltre a non essere coerente con la storia del Paese. L’Italia in Europa ha avuto e continua ad avere un ruolo che, per esempio, è molto diverso di quello di Paesi arrivati recentemente dopo il lungo periodo sovietico non ancora con una piena capacità di stare in Europa”.

Però Salvini ha scelto proprio il premier di uno di quegli Stati, l’ungherese Viktor Orban, per creare un asse con i Paesi di Visegrad sul fronte della lotta all’immigrazione ma soprattutto guardando a un nuovo modello di Europa. Onorevole Bresso a lei la domanda che è ormai un tormentone nel suo partito rivolto al leader della Lega: come risolvere il problema della redistribuzione degli immigrati alleandosi con chi ha alzato i muri?  
“Una premessa: Salvini è pericoloso, ma non stupido. Quindi si rende conto che sarà sempre più difficile per lui stare, con Marine Le Pen, in un gruppo che è ai margini, considerato composto da antieuropei pericolosi che nulla hanno a che fare con la democrazia europea. L’avvicinamento a Orban è legato all’idea di rompere con il M5s e tornare alle elezioni inglobando Forza Italia. Per questo a livello europeo gli serve una transizione nel Ppe dove c’è Forza Italia, ma dove c’è anche Orban. Non vedo dal punto di vista delle politiche migratorie cosa può trarre Salvini dall’asse con Orban, diverso è il ruolo del premier ungherese per il progetto politico di Salvini, che passa per Bruxelles e il Ppe”.

Lei, questa sera alla Festa dell’Unità, con Piero Fassino discuterà su Si all’Europa, no ai populismi. Mai stata una campagna elettorale europea con fronti così nettamente divisi e opposti, è così?
“Assolutamente sì. Le prossime elezioni vedranno la netta divisione: chi è per un’Europa forte e sovrana e chi, invece, vuole un’Europa debole e piena di sovranismi nazionali che non possono certo fare un’Europa più forte nel mondo, così come ce n’è bisogno. E non si tratta di discorsi lontani dalle necessità dei cittadini, delle imprese. Si parlava della nostra regione: ebbene quale futuro potrebbe avere con politiche di chiusura, quale sviluppo e possibilità di recupero di quanto perduto anche a causa della crisi rispetto ad altri territori? Adesso tutti a dare colpe all’Europa, che pure qualcuna ce l’ha e noi dobbiamo lavorare per migliorare sempre, ma chiedo a coloro che le addossano la responsabilità di tutti i mali: esisterebbe ancora l’agricoltura senza l’Europa? Lo dico guardando al Piemonte. E questo è solo uno dei temi. Certamente chi vuole un’Europa debole non fa gli interessi del Paese, fa dei danni. Come li sta già facendo addossandole tutte le colpe”.

Quella di non essersi imposta con decisione sulla questione della redistribuzione degli immigrati, però, ce l’ha.
“Quando la commissione era riuscita a imporre la redistribuzione, quasi tutti sono stati collocati, qualcuno, è vero, non li ha presi”.

Un po’ poco, converrà. Tant’è che la Lega su questo aumenta i consensi, puntando a sbancare proprio alle elezioni europee.
“Non so se Salvini riuscirà a reggere ancora per molto su una cosa che non è reale rispetto alla rappresentazione che ne viene fatta. C’è stato un momento davvero drammatico, come quello in cui arrivano migranti dal Mediterraneo così come dai Balcani. Oggi non è più così. Non è stato solo per l’intervento di Minniti, ma già dopo la sconfitta dell’Isis gli sbarchi si sono ridotti. Non che il problema non esista, ma non è come viene descritto dai populisti. Credo che far durare questo tema e questa tensione fino alle elezioni sia un po’ lunga. Invece è problema della gestione di quelli che già sono in Italia e mi riferisco ai migranti economici clandestini: il Viminale potrebbe lavorare su questo, mettere ordine nella situazione interna. È giusto che le persone restino se hanno un permesso di lavoro, ma se non ce l’hanno vanno rimpatriati, ovviamente in questo caso non parliamo di rifugiati”.

Duri o non duri la tensione sull’immigrazione, per il centrosinistra saranno elezioni difficili. Il 40% del 2014 ormai è un sogno. Fuori dalla propaganda, che previsioni fa?
“Io credo che ce la si farà. Sarà una maggioranza piu debole rispetto al passato, ma l’avremo. Mi farebbe piacere anche se riuscissimo ad avere un italiano alla presidenza della Commissione”.

Chi?
“Ne abbiamo almeno tre, con un profilo adatto: Matteo Renzi, Enrico Letta e Paolo Gentiloni, tutti e tre apprezzati dai governi progressisti europei”.

Adesso, però, in Italia governano Lega e Cinquestelle. E uno di quei buchi nel muro di cui parlava lei rischia di essere fermato. Come pensa finirà la vicenda Tav?
“Premesso che, anche su questo, Lega e M5s hanno posizioni completamente diverse, le gare vanno avanti, il trattato c’è, sul tunnel non si potrà tornare indietro. Potranno, invece, fare delle stupidaggini perniciose, come eliminare la stazione internazionale di Susa con danni enormi per tutta l’economia della zona. E magari cercheranno di modificare il tracciato a valle, facendo passare treni tra le case. Tutto per dare qualcosa a chi li ha votati con la promessa di bloccare l’opera”.

Torniamo al Piemonte e all’Europa. Ci sono state lentezze nell’iter per i fondi, ma oltre a questo c’è anche quel rapporto che lei ha detto essersi un po’ diradato, cosa è successo?
“È vero che rapporti con le altre regioni europee si sono un po’ fermati, ma devono essere ripresi il più in fretta possibile. Gli spazi e i temi ci sono: penso per esempio alle collaborazioni nell’ambito dell’industria della difesa, alla meccanica di alto valore tecnologico. Quanto alle cause sono molteplici. È evidente, tuttavia, che l’amministrazione comunale di Torino prima era un grande partner di questo politiche, oggi proprio non sa nemmeno di che cosa si tratti”.

Elezioni regionali. Lei, come si dice, ne sa qualcosa: cosa deve fare, a suo avviso, Chiamparino?
“Penso che Sergio dovrebbe sciogliere rapidamente il dubbio in senso positivo. Le primarie possono essere una soluzione se proprio lui non vorrà ricandidarsi. Non si è amministrato male, ma un mandato dopo i disastri di Cota non basta. Magari con una squadra rinnovata, perché c’è bisogno di un po’ di sprint, credo che Chiamparino debba continuare a guidare la Regione. Lui è un valore sicuro. In questo caos che sarà l’Italia tra un po’ di mesi, serve dare garanzie. Ora non le danno più i partiti, ma le persone. E Chiamparino è una garanzia”.

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