PALAZZO CHIGI

Via l'Osservatorio sulla Tav, pronto il siluro del Governo

Poche righe "fuori sacco" forse già al Consiglio dei Ministri di questa sera, in coda al Decreto Genova. L'intenzione è quella di fonderlo con l'omologo organismo del Terzo Valico, presieduto dalla Romano (protetta dal sottosegretario Rixi)

Dopo le schizofreniche dichiarazioni del ministro Danilo Toninelli che, ieri, nel giro di un’ora ha prima escluso e poi confermato la nomina del commissario alla ricostruzione all’interno del decreto Genova, provocando non poco stupore e altrettanta irritazione tra gli alleati della Lega, non corre affatto troppo di fantasia chi ipotizza che nel testo, all’ultimo minuto, possa finire anche dell’altro.

Per questa ragione, alla versione definitiva del provvedimento che (forse) uscirà dal Consiglio dei ministri, si guarda con grande attenzione e preoccupazione anche dal Piemonte. L’ipotesi che nel decreto entri anche qualche decisione relativa alla Tav non solo è ventilata con insistenza addirittura da fonti vicine al Mit, ma troverebbe conferma in una tradizione – quella di imbucare all’ultimo minuto provvedimenti in una norma anche se non prettamente attinenti – che ha attraversato la prima e la seconda Repubblica non mostrando segni che facciano pensare qualcosa cambi in quella che le forze di governo amano descrivere come la terza.

L'atto con il quale Toninelli, salvo ulteriori colpi di scena, escluderà il governatore ligure Giovanni Toti da un ruolo che pareva dovergli essere naturalmente attribuito potrebbe consentire ai Cinquestelle un’altra operazione a loro vantaggio e non limitata alla regione dov’è avvenuto il disastro: far ruzzolare, come promesso, la testa del commissario di Governo per la Tav Paolo Foietta. Magari, senza che ciò provochi troppo rumore ma risulti ugualmente una risposta alle istanze dei NoTav e a quell’elettorato che incomincia a reclamare, neppur tanto sottovoce, il mantenimento degli impegni assunti prima del voto.

Soddisfare le tricoteuse senza eccedere nella spettacolarizzazione della fine anticipata dell’incarico del commissario governativo e, nello stesso tempo, offrire loro addirittura qualcosa in più. Come? Evitando di mettere qualcun altro al posto di Foietta, eliminando invece lo stesso Osservatorio presieduto dall’architetto torinese o, come suggeriscono rumors provenienti dall’ala meno barricadera e più governativa dei Cinquestelle, diluendolo molto in un nuovo contenitore.

La bozza del decreto, in cui non compare il nome di chi dovrà gestire con ampi poteri la ricostruzione del ponte Morandi e le misure previste per la ripresa economica del territorio anche se ha preso a circolare quello del sindaco Marco Bucci, è inserita l’istituzione a partire dal primo dicembre dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), con sede presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il compito di garantire la sicurezza del sistema ferroviario nazionale e delle infrastrutture stradali e autostradali.

Su questo modello pare che al Mit abbiano lavorato in questi giorni anche per superare alcuni organismi di controllo e gestione delle grandi opere attualmente in costruzione, due fra tutte: il Terzo Valico e, appunto, la Tav. Accorparle in un’unica struttura commissariale, con competenza su tutto il Nord risolverebbe alla compagine governativa pentastellata il problema del benservito a Foietta, il quale ben sa di essere il trofeo (insieme al direttore di Telt Mario Virano, più difficile da liquidare in fretta e furia essendoci di mezzo un accordo con la Francia) che i grillini più prima che poi intendono esibire ai loro elettori.

Senza peccare di mancanza di riguardo o considerazione, appare evidente come risulti assai più facile mettere fuori gioco l’attuale numero uno dell’Osservatorio sulla Tav piuttosto che un presidente di Regione popolare e politicamente solido come Toti. E se il niet di Toninelli nei confronti di quest’ultimo, dopo un confronto a distanza tra i due sempre più teso, prevalesse che ci vuole ad aggiungere all’ultimo  qualche riga per mandare a casa Foietta e abolire l’organismo da lui presieduto?

Al suo posto, in quella che potrebbe essere una nuova struttura con competenza sul settentrione, chissà che non il Governo non decida di piazzare chi in questi mesi non ha nascosto manovre di avvicinamento e accreditamento, soprattutto sul versante leghista, ovvero l’attuale commissario per il Terzo Valico, Iolanda Romano.

Nominata nel gennaio del 2016 quindici mesi dopo le dimissioni di Walter Lupi, la Romano in precedenza si era occupata, promuovendo in quell’occasione come poi avrebbe fatto per la nuova ferrovia che dovrà collegare il porto all’entroterra piemontese e alla pianura padana, della Gronda di Genova, l’arteria contestata dai Cinquestelle che dovrebbe alleggerire il traffico dell’attraversamento della città e che secondo alcuni se fosse stata già realizzata avrebbe reso assai meno pesanti le conseguenze del crollo del viadotto.

Torinese, autrice, tra l’altro, del libro Cosa fare, come fare. Decidere insieme per praticare davvero la democrazia, un titolo che piacerebbe certamente ai grillini, la professionista chiamata dal governo di Matteo Renzi a gestire il non facile rapporto tra favorevoli e contrari al Terzo Valico, anche nei momenti più difficili ha sempre tenuto un apparente low profile, al contrario del collega Foietta al quale anche chi lo sostiene e apprezza imputa qualche atteggiamento debordante sul versante politico, oggi facile appiglio per chi ne chiede la testa e per chi è pronto a farla saltare.

Basterà quella, insieme alla modifica del tracciato in territorio italiano con la cancellazione dal progetto del tunnel sotto la collina morenica così come della stazione di Susa, ai grillini di governo per dire di aver mantenuto per quanto possibile la promessa che una volta al potere la Tav l’avrebbero cancellata? una rivisitazione che è stata al centro, lunedì scorso della riunione dell’Osservatorio, la 269esima da quando venne istituito nel 2006, e potrebbe essere stata se non l’ultima di certo una delle ultime.

La posizione sulla Torino-Lione del M5s, come noto, è diversa da quella della Lega di Matteo Salvini. Toninelli ancora ieri in commissione Trasporti della Camera ha ripetuto che “invece di perseguire la strada delle grandi opere faraoniche il cui completamento e la cui messa in funzione è prevista dopo decenni, in un mondo diverso da quello per il quale sono state progettate, procederemo anzitutto a riparare, dove possibile, o sostituire, dove necessario, le opere esistenti". Paole al solito ambigue che dicono tutto e niente, ma che lascia ampi spazi di manovra a chi, a partire dalla sottosegretaria Laura Castelli, sta lavorando sotteraneamente a una revisione low cost del progetto Tav.

Nelle stesse ore aveva preso a circolare la bozza del decreto Genova, con personaggi di primo piano del Carroccio presi alla sprovvista e rimasti ancora alle parole degli alleati che rinviavano di una decina di giorni l’atto con la nomina del commissario alla ricostruzione. Una bozza, appunto. La storia ricorda come innumerevoli siano state le volte in cui un testo sia uscito “arricchito” da Palazzo Chigi. E semmai oggi non dovesse capitare, per Foietta e l’Osservatorio sulla Tav con tutto quel che ne segue, sarebbe solo un rinvio. Il pacchetto è pronto al ministero. Anzi, il pacco.  

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