POLITICA & GIUSTIZIA

Rimborsopoli 2, primi interrogatori

Al rientro dalla pausa estiva gli esponenti di Rifondazione sono stati sentiti dagli inquirenti in procura. Nonostante il rinvio molti ex consiglieri hanno deciso di non farsi interrogare e aspettare la chiusura dell'indagine sulle spese dell'era Bresso

La maggior parte aspetta ancora, ma alcuni ex consiglieri regionali, quelli della legislatura terminata nel 2010, si sono già presenti alla procura di Torino per farsi interrogare nell’ambito della seconda inchiesta per peculato sui presunti rimborsi illeciti ottenuti in quegli anni in cui a governare il Piemonte c’era Mercedes Bresso. Martedì Gian Piero Clement e Alberto Deambrogio, ex capogruppo ed ex consigliere di Rifondazione Comunista assistiti dall’avvocato Maria Grazia Pellerino, si sono presentanti ai pm per fornire una spiegazione sulle spese contestate dalla Guardia di finanza. Il 5 luglio si era fatto avanti anche Mariano Turigliatto, difeso da Fabrizio Mossetti, per rispondere alle domande del procuratore aggiunto Enrica Gabetta. Molti altri, però, hanno adottato un’altra linea difensiva: alcuni non risponderanno alle domande degli inquirenti e consegneranno una memoria scritta, altri aspettano che l’inchiesta sia chiusa e che gli atti dell’indagine siano messi a disposizione per poi poter costruire la loro difesa.

Questa nuova inchiesta sui costi della politica è cominciata anni fa, ma soltanto a giugno - dopo una serie di sentenze della Corte di Cassazione sui casi di altre regioni - c’è stata una svolta: l’8 giugno i sostituti procuratori Andrea Beconi e Giovanni Caspani hanno mandato i militari della Guardia di finanza a consegnare gli inviti a comparire a cinquanta ex consiglieri indagati di peculato, una maniera per poter interrompere il decorrere della prescrizione che scatta tra i dieci e i dodici anni dopo la commissione dei fatti. Su richiesta di alcuni avvocati, la procura aveva deciso di posticipare gli interrogatori alla ripresa dell’attività dopo la sospensione feriale dell’estate. Dietro questo rinvio c’erano molte ragioni pratiche: dalla necessità di ritrovare carte e documenti di attività politiche risalenti a quasi dieci anni fa, all’attesa della sentenza di appello sulla “Rimborsopoli” dell’era Cota, conclusa con un aumento delle condanne e delle pene degli ex consiglieri.

Al rientro, Deambrogio e Clement sono andati al sesto piano del Palazzo di giustizia: "Abbiamo deciso di rispondere perché abbiamo avuto a disposizione gli atti delle indagini e, siccome le contestazioni mosse ci hanno consentito di ricostruire le spese, abbiamo potuto fornire delle spiegazioni - spiega l'avvocato Pellerino -. Non c'era nessuna spesa eccentrica, non c'erano cravatte o cioccolatini, ma un abbonamento a una rivista, le partecipazioni a convegni e alcune trasferte. Quindi siamo riusciti a giustificare le spese e legarle a un'attività tipica del consiglio regionale". Ad esempio l'impegno di Deambrogio per la legge regionale sull'amianto ha comportato diversi viaggi, incontri con comitati ed esperti e poi una divulgazione delle possibilità fornite dalla nuova legge. Clement, invece, come capogruppo viaggiava per le riunioni in tutta la regione per tenere i contatti con i rappresentanti di Rifondazione e amministratori pubblici. C'è poi un aspetto che i due ex rifondaroli hanno voluto ribadire: "Il 55 per cento del loro stipendio andava al partito, quindi hanno spiegato di aver fatto politica soprattutto per passione e impegno, senza l'intenzione arricchirsi", aggiunge Pellerino. La loro difesa, però, non è terminata: "Depositeremo anche una memoria e confidiamo di aver dimostrato che quelle risorse sono state utilizzate per lo scopo previsto, le attività del gruppo consiliare".

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