POLTRONE & SALOTTI

Iren, sul rinnovo dei vertici pesa l'incognita Appendino

Il futuro della governance intrecciato ai nuovi assetti politici. Dal sindaco di Reggio Emilia via libera alla riconferma di Peveraro e Bianco, ma è l'unico primo cittadino del Pd rimasto. La grillina saprà respingere le ingerenze esterne della Casaleggio?

Controllo pubblico, ma relazione molto stretta con gli investitori privati. È questa la strategia che ha rafforzato Iren segnando una notevole crescita della multiutility oggi al 25esimo posto del comparto industriale italiano per fatturato, ma al contempo anche la via indicata nel segno della continuità da Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, terzo socio della holding dopo Torino e Genova.

Continuità che per Vecchi, coordinatore del patto di sindacato comprendente oltre alle tre città anche Parma, La Spezia e Piacenza nel contesto di un azionariato pubblico pari al 51,7%, deve trovare attuazione pure nella governance. Il sindaco di Reggio Emilia, primo e unico fino ad ora ad esprimersi sulla questione, ha colto l’occasione della presentazione nel suo comune dello studio di The European House-Ambrosetti sul contributo di Iren alla creazione di valore per i territori e nelle città per un deciso endorsement nei confronti del presidente Paolo Peveraro e dell’amministratore delegato Massimo Bianco.

I loro mandati scadranno la primavera prossima e, come ha affermato Vecchi, “sul rinnovo del cda andrà fatta una valutazione coerente e conseguente con il fatto che alle spalle abbiamo quattro anni di buon lavoro e che non bisogna disperderlo”. Insomma, una chiara presa di posizione a favore della riconferma di Peveraro e Bianco sulla quale, tuttavia, grava ancora un margine di incertezza circa gli intendimenti degli altri due soci, i più pesanti: Torino e Genova con ciascuno il 16,3% rispetto al 7 di Reggio Emilia.

I dati che confermano la crescita costante e decisa di uni dei maggiori player energetici del Paese sono incontrovertibili: 3,7 miliardi di fatturato nel 2017, 2,3 miliardi di contributo al Pil nazionale, un aumento dei ricavi nel triennio 2015-2017 pari al 9,3%, investimenti cresciuti nel periodo 2014-2017 del 36,6%, un titolo che negli ultimi 5 anni è cresciuto in Borsa del 93% e una contribuzione all’occupazione (diretta, indotto e per effetto indiretto) per oltre 25mila unità. E poi un primato non certo irrilevante, soprattutto per gli utenti: le perdite nelle reti idriche gestite da Iren sono inferiori del 9% rispetto alla media nazionale. Per quanto riguarda i soci pubblici, la crescita del titolo Iren in Borsa ha generato un notevole valore economico per i Comuni che rappresentano i maggiori azionisti Iren cui si aggiungono i dividendi: 255 milioni di euro cumulati negli ultimi 6 anni.

Concentrando l’attenzione su Torino e il Piemonte, i posti di lavoro forniti dalla multiutility sono circa 3mila, mentre assomma a un miliardo la cifra destinata ad investimenti nella regione entro il 2023 e di prossima acquisizione da parte di Iren è la Seta di Settimo e l’impianto di compostaggio di Borgaro.

Altri numeri che riguardano Iren, ma in veste di creditrice, sono quelli delle “bollette” arretrate e in attesa di pagamento da parte del Comune di Torino: 230 milioni di euro, di cui 160 già scaduti. Un cliente moroso, a tutti gli effetti, ma importante per fatturato e pur sempre un socio di peso insieme al capoluogo ligure per quanto riguarda le scelte che nei prossimi mesi gli azionisti pubblici dovranno fare riguardo alla cabina di comando.

Se ad aprire la questione è stato il primo cittadino di Reggio Emilia, è altrettanto vero che è proprio lui l’unicosindaco del Pd rimasto nella triade: sotto la Lanterna è arrivato a governare il centrodestra e al posto di Piero Fassino da due anni c’è la grillina Chiara Appendino. Il suo collega genovese, Marco Bucci secondo voci che circolano dalle parti di Palazzo Tursi potrebbe tenere una posizione non ostile rispetto a una riconferma degli attuali vertici, tenuto conto proprio di quei risultati evidenziati da Vecchi, anche se pochi mesi fa proprio parlando della multiutility il primo cittadino di Genova espresse con nettezza la sua opinione: “Su Iren ho sempre detto una cosa: se un azionista ha la maggioranza deve avere la governance, se in minoranza si deve chiedere che ci sta a fare. Il nostro Comune ha investito in Iren un capitale di circa 480 milioni. Come dividendi prendiamo circa 7 milioni: troppo pochi”.

Tornando a volgere lo sguardo sotto la Mole, difficile dire quanto conti (certamente non poco) ma che il rapporto tra la Appendino e Peveraro non sia buono, ma addirittura ottimo è assodato. La sindaca e il presidente, protagonisti pure di una sfida ai fornelli, come si dice, si sono presi praticamente da subito. Iren non bussa ogni giorno alla porta del Comune come farebbe qualsiasi creditore, ma anzi partecipa come sponsor a parecchie iniziative della Città e gran parte dei circa 2 milioni di fondi stanziati in Piemonte per cultura e sport sono andati al capoluogo e alla sua cintura.

Davvero remota se non impossibile l’eventualità di un pollice verso della sindaca nei confronti di Peveraro e Bianco, vertici di una tra le più grandi multiutility del Paese e, però, proprio per questo non si sa quanto indenni da decisioni che il M5s di governo potrebbe se non certo avocare, sicuramente condizionare. “Il nostro futuro, come aziende di pubblica utilità, sarà quello di allacciare sempre più innovazione, tecnologia e sviluppo sostenibile alla vita quotidiana delle persone, nelle grandi città come nelle piccole comunità urbane. – ha detto Peveraro a margine del convegno nella città emiliana –. Continueremo a produrre e vendere kilowatt, a illuminare e spazzare strade, a distribuire acqua e gas e raccogliere rifiuti, ma faremo tutto questo declinandolo sempre più con il digitale, l'internet delle cose, la mobilità elettrica, il riciclo e il riuso dei materiali e la compatibilità ambientale”. Musica per le orecchie dei Cinquestelle.

Resta da vedere se basterà per lasciare la sindaca di Torino del tutto libera di decidere o se il profumo del potere (e, il più classico, dei soldi) arriverà con forza nelle stanze romane. E in qualche ufficio a Milano, magari dalle parti di via Gerolamo Morone, dove ha sede il quartier generale della Casaleggio Associati. C’è chi è pronto a scommettere che il dossier Iren è già nella cartellina con la mappa delle nomine pubbliche in scadenza che il plenitotenziario di Luigi Di Maio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Stefano Buffagni, figura di raccordo con la società milanese, porta sempre con sé. I precedenti che hanno riguardato Torino (con i casi Smat e Teatro Regio) non sono dei più incoraggianti. Si vedrà. proprio su Iren, quanti margini di libertà sono ancora concessi alla Appendino.

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