CONDONO

Pace fiscale, Comuni in rivolta

Cancellare le cartelle di multe e tributi sotto i mille euro non pagati, come annunciato dal Governo, avrebbe l’effetto di produrre un buco nei bilanci degli enti locali. In Piemonte in ballo oltre 300 milioni. Avetta (Anci): "Provvedimento a nostre spese"

La pace fiscale rischia di diventare una guerra dichiarata ai Comuni. Cancellare tutte le cartelle sotto i mille euro relative a multe e tributi non pagati dal 2000 al 2010 e finiti a ruolo, come annunciato dal Governo, avrebbe l’effetto di produrre un buco nei bilanci di non meno di 4 miliardi in tutto il Paese.

Per il Piemonte una stima per forza di cose molto approssimativa, ma altrettanto prudenziale, indica in non meno di 300 milioni i residui che da un giorno all’altro sparirebbero dalla contabilità degli enti locali con conseguenze anche molto pesanti sugli equilibrii di bilancio per quei Comuni che vantano più crediti dai loro cittadini o, comunque, da tutti coloro che non hanno versato il dovuto e per i quali il provvedimento deciso da Lega e Cinquestelle avrebbe l’effetto di un colpo di spugna sui debiti mai onorati.

L’allarme lanciato dal presidente di Anci, Antonio Decaro all’assemblea dell’Associazione dei Comuni italiani in corso a Rimini contiene anche una precisa richiesta all’esecutivo gialloverde: "Rivendichiamo la possibilità di scegliere se applicare o non applicare gli strumenti di definizione agevolata che saranno decisi. E gli effetti sugli equilibri di bilancio vanno valutati con precisione e, di conseguenza, compensati".

Una parte del condono, ribattezzato pace fiscale, prevede, infatti, l’annullamento automatico delle cartelle di importo totale o residuo fino a mille euro relative al primo decennio del secolo per le cartelle relative a tributi locali non pagati, come Imu, Tasi e Tari, incluse anche le multe per violazione del codice della strada. Debiti che anche se inizialmente di modesta entità, tra more e interessi si sono moltiplicati arrivando a cifre ragguardevoli. Se non si supera il limite dei mille euro, tutto viene cancellato. “Si potrebbe anche accettare una misura di questo tipo, a patto che fosse applicata con gradualità e non finisse, come invece sembra succedere, per colpire le amministrazioni comunali e, quindi, i cittadini” sostiene Alberto Avetta, presidente di Anci Piemonte perfettamente allineato, a Rimini, con Decaro e di fatto tutti i sindaci apertamente critici verso questo provvedimento.

“Colpirà tutti, ma ancora una volta a farne le spese maggiori sarebbero i Comuni di piccole e medie dimensioni nei cui bilanci anche dieci o quindicimila euro fanno una grossa differenza” osserva l’ex vicepresidente della Città Metropolitana di Torino, dal gennaio dello scorso anno alla guida di Anci regionale. “È vero che quelle cifre sono, in gran parte, ormai impossibili da incassare – spiega Avetta – ma restano comunque una voce nel bilancio degli enti locali. Un conto sarebbe prevederne la riduzione graduale e la conseguente compensazione, ben altro è cancellare questi residui totalmente da un giorno all’altro senza nessun intervento a tutela dei Comuni”.

E proprio su quest’ultimo aspetto, è pressante la richiesta di Anci al Governo: “Non possiamo rimanere inascoltati e soprattutto non possiamo essere ignorati nella preparazione dei provvedimenti che riguardano i poterli locali" ha ribadito Decaro davanti alla platea di Rimini rivendicando per i sindaci “la possibilità di scegliere se applicare o non applicare gli strumenti di definizione agevolata che saranno decisi. Inoltre gli effetti sugli equilibri di bilancio vanno valutati con precisione e, di conseguenza, compensati".

Nel caso la misura annunciata dal Governo non dovesse subire modifiche accogliendo almeno in parte le richieste dei sindaci, molto dipenderà anche “da quanto ogni singolo ente è stato più o meno virtuoso nella gestione del recupero dei suoi crediti” spiega Avetta, introducendo il tema delle difficoltà nell’esigere tributi e multe, ma anche della determinazione nel farlo non sempre e ovunque applicata. “Spesso anche su questo fronte sono proprio i Comuni più piccoli, ad essere anche i più attenti a recuperare quanto dovuto, o almeno a provarci”.

Nell’attesa di una risposta del Governo alle richieste degli amministratori locali, i sindaci avvertono Palazzo Chigi: “Non vorremmo che la pace fiscale sia fatta con i soldi dei Comuni”, insomma dei cittadini. Anche e soprattutto quelli che hanno sempre pagato fino all’ultimo euro.

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