VERSO IL 2019

"Al centrosinistra serve una svolta radicale"

Con il Pd impelagato in beghe interne la coalizione rischia di perdere la bussola. La doppia sfida su Europa e Piemonte degli eredi di Pannella che hanno eletto alla segreteria nazionale la torinese d'adozione Manzi: "Potremmo correre con un nostro candidato"

“Noi non diciamo che l’Europa va bene così, diciamo che senza staremmo molto peggio. Per questo, va preservata e migliorata. E lo si fa con chi ci sta, più si apre il fronte meglio è”. Sembra Carlo Calenda, invece è Silvja Manzi. Ma quello che varrebbe anche a parti invertite non è un paradosso: dell’ex ministro allo Sviluppo Economico si parlò come di un possibile candidato nelle liste +Europa che hanno portato in Senato Emma Bonino. La sua idea di fronte europeista antisovranista piace ai Radicali italiani che, l’altro giorno al termine del XVII congresso hanno eletto Manzi segretaria, in sostituzione di Riccardo Magi per tre anni alla guida del movimento e non più rieleggibile in quanto deputato.

Foggiana, classe 1973, consulente editoriale, dopo aver vissuto a Roma e Bruxelles da dieci anni la Manzi è torinese. Militante radicale dal 1991, ha partecipato a tutte le campagne referendarie e per i diritti civili. Negli anni della guerra nella ex-Jugoslavia e dell’assedio di Sarajevo ha coordinato, in Italia, la campagna per la “Bosnia nell’Unione Europea” e organizzato la manifestazione europea “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo”, si è impegnata nelle campagne sulla moratoria delle esecuzioni capitali, l’istituzione del Tribunale Penale dell’Aja e quella della Corte Penale. Assistente personale di Marco Pannella, a Torino con l’Associazione radicale Adelaide Aglietta, di cui è stata coordinatrice ha promosso iniziative sulla laicità, sul federalismo europeo e contribuito al successo delle delibere comunali di iniziativa popolare sull’anagrafe pubblica degli eletti, sulla trasparenza delle nomine, sul testamento biologico e sulle unioni civili. Alle ultime politiche è stata capolista di +Europa nel collegio Piemonte1 e candidata, non eletta, all’uninominale.

Segretario, o segretaria, scelga lei, il fronte sovranista guidato da Matteo Salvini avanza nei sondaggi e nel Paese, dagli altri Stati i risultati elettorali attestano un diffondersi del sentimento antieuropeista, le grandi famiglie politiche tradizionali europee sono in crisi. Voi Radicali continuate a difendere l’Unione Europea, ma per convincere gli elettori basta dire che se non ci fosse sarebbe peggio?
“No, però è un dato di fatto. Da lì bisogna partire per migliorarla, l’Europa, non per distruggerla. C’è una domanda, forte sul tema, noi lo vediamo in ogni iniziativa, incontro, dibattito che facciamo. Per questo i Radicali continuano ad essere impegnati nella costruzione del soggetto politico +Europa, soprattutto in vista delle europee. Come alle scorse politiche ritenevamo che il discrimine fosse tra Europa sì e Europa no, a maggior ragione vale per le elezioni europee”.

Quindi un fronte antisovranista, repubblicano come ha proposto Calenda?
“Calenda ci è stato molto vicino quando abbiamo fatto la lista ed è sempre molto vicino e presente”.

Quanto lo sarà il Partito democratico? Al suo interno a molti non piace l’idea del rassemblement.
“Se dovessi farmi i fatti degli altri, direi che il Pd mi sembra un po’ impelagato in problemi interni, spero che ne escano con una posizione non di chiusura rispetto a fronti ampi”.

Da, ormai, torinese che effetto le ha fatto la forte e diffusa reazione alla presa si posizione della sindaca Chiara Appendino e del M5s contro la Tav?
“Dico: finalmente. Il tema era sentito, ma non al punto da scendere in piazza per difenderlo. Ci è voluta questa chiusura totale della sindaca e del suo partito per spingere a manifestare, a reagire, i tanti che vedono nella Tav una risorsa e quindi giustamente la vogliono difendere. Paradossalmente la Appendino ha dato loro una mano e forse ha fatto un autogol”.

Adesso anche chi fino a ieri aveva se non sostenuto, certo non criticato duramente il governo della città, lo accusa. A parte questi improvvisi risvegli, lei vede una più ampia presa di coscienza rispetto all’azione o inazione politica dei Cinquestelle?
“Speriamo ci sia davvero una presa di coscienza, una consapevolezza. Bisogna vedere sul tempo. Però il tema è talmente grosso e importante che ci fa sperare che si tenga il punto”.

Manzi, lei ha anche collaborato con Valentino Castellani a Idee per Torino: di fronte a scelte come quella sulla Tav teme che nella decrescita infelice vada perduto il lavoro fatto in per la città negli anni passati?
“Un’amministrazione non vale l’altra, bastano due anni e mezzo per andare indietro. Il cambiamento promesso c’è stato, ma in negativo”.

In primavera si voterà per l’Europa, ma anche per il Piemonte. Voi avete partecipato alle riunioni di maggioranza per preparare la coalizione di centrosinistra.
“Sì e abbiamo in più occasioni spinto affinchè il centrosinistra e in particolare il Pd non si chiudesse in una logica di scelta dei nomi, ma chiedendo si facesse un percorso sulle idee”.

Non pare vi abbiano dato ascolto.
“Infatti. Purtroppo ci siamo resi conto che le dinamiche sono sempre le stesse e temiamo che siano destinate a perdere perché questo modo vecchio di fare politica non paga più”.

Sta dicendo che questo pregiudica lo schema di alleanza con voi partecipi?
“Non lo pregiudica, ma non lo diamo neppure per scontato. Le regionali saranno insieme alle europee quindi tutto rientra in un discorso molto più ampio. Dobbiamo ancora vedere se riusciamo a presentare la lista +Europa, se la presentiamo da soli o con altri e di conseguenza poi decideremo anche per le amministrative. Non è scontato che ci presentiamo, non è scontato che se ci presentiamo lo facciamo insieme al centrosinistra. Potremmo anche presentare un nostro candidato presidente, perché no?

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