POLITICA & GIUSTIZIA

Firme false, ora il Pd "paga"

Il tribunale condanna 39 tra consiglieri, parlamentari, assessori e staffisti a rimborsare quasi 110mila euro al termine del processo di primo grado sui moduli pro-Chiamparino. Nonostante le molte sottoscrizioni irregolari la legislatura si è salvata - SENTENZA

L’avevano fatta franca, il posto a Palazzo Lascaris era salvo e la legislatura anche, ma adesso tocca pagare una cifra che potrebbe arrivare a quasi 2.800 euro a testa. Nell’ambito dell’intricata vicenda sulle firme false nei moduli per il sostegno alla candidatura di Sergio Chiamparino nel 2014, il tribunale di Torino ha depositato lo scorso 31 ottobre la sentenza completa con cui si ribadisce quanto deciso quasi un anno fa: tolte le firme false, le sottoscrizioni raccolte dal Partito democratico e dagli alleati sono sufficienti, la quota delle mille firme valide è superata. Tuttavia - ha accertato la prima sezione civile presieduta dal giudice Silvia Vitrò - 191 firme delle 211 contestate da Patrizia Borgarello e poi anche dalla capogruppo M5s in Sala Rossa Valentina Sganga, insieme ad Antonio Pellettieri, sono sicuramente false. 

Per questa ragione 39 persone tra consiglieri (Raffaele Gallo, Daniele Valle, Mario Giaccone e altri) ed ex poi arrivati in parlamento (tra cui Davide Gariglio e Mauro Laus), assessori (come Giovanna Pentenero, Francesco Balocco e alcuni colleghi) e staffisti devono pagare.

«Per pronunciare sul carico delle spese del giudizio è necessario valutare quali soggetti e in quale misura siano vittoriosi e qual soccombenti rispetto alle domande proposte», si legge nella sentenza. Valutando caso per caso i giudici hanno deciso la ripartizione delle spese del processo. Per questo hanno condannato gli sconfitti (Borgarello, Sganga e Pellettieri) a rimborsare le spese di Nadia Conticelli, Cristina Rolando Perino e Annunziata Pepe, contro le quali erano state fatte alcune contestazioni cadute nel nulla: la prima dovrà avere 13mila euro, somma che invece Rolando Perino e Pepe dovranno spartirsi.

Il tribunale, però, è andato oltre: «Tutti i convenuti, sia costituiti che contumaci, ad eccezione dei tre (Conticelli, Rolando Perino e Pepe, ndr) vanno condannati al rimborso della restante parte (9/10) delle spese in favore degli attori Borgarello, Sganga e Pellettieri». Sono 39 le persone, sia quelle rappresentate dal professor Vittorio Barosio sia quelle che hanno deciso di non difendersi, che devono dividersi la maggior parte dei costi. Per loro si aggiunge un’altra “beffa”: la causa è di quelle di “valore indeterminabile rilevante” per la complessità, l’importanza, il numero delle parti e il lavoro degli avvocati e quindi le spese devono essere aumentate della metà.

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Dovranno restituire 53.997 euro a Borgarello, a cui si aggiungono 373,28 euro per le spese vive, il 15 per cento di spese generali, il 22 per cento di Iva e la Cassa Previdenza Avvocati e, infine, 5mila euro per la consulenza tecnica. Per Sganga e Pellettieri invece la somma è di 19.500 a cui si aggiungono 921,16 di spese vive e le altre aggiunte (Iva, cassa e spese generali). Si arriva a quasi 110mila euro da spartirsi. Adesso i condannati a pagare devono decidere cosa fare: potrebbero prendere tempo con un ricorso alla Corte d’appello, col rischio di dover pagare poi altre spese, oppure saldare subito. A qualcuno non piacerà.

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