POLITICA & GIUSTIZIA

Colpo di spugna su Rimborsopoli

Alla Camera viene approvato l'emendamento che derubrica il peculato a semplice abuso d'ufficio. Votato da una maggioranza trasversale. Tra i potenziali beneficiari Molinari e Rixi della Lega, Cirio di Forza Italia e alcuni esponenti del Pd

Sommersi e salvati dall’anticorruzione. Il Governo va sotto in votazione segreta e a gioire, per ora, sono gli imputati e condannati per la Rimborsopoli in Regione Piemonte. Ecco gli effetti, ancora provvisori in attesa di quel che accadrà in Senato, dell’emendamento presentato in serata dall’ex grillino Catello Vitiello, espulso dal movimento in quanto massone.

Quella dell’ex grillino, passata con 284 sì e 239 no, è una modifica al reato di peculato - derubricato in un meno grave abuso d'ufficio -, di fatto una fotocopia dell’emendamento presentato nei giorni scorsi dalla Lega, poi accantonato in commissione dopo il caso sollevato dalle opposizioni e infine, ritirato in seguito al rischio di una rottura dell’alleanza di governo per la decisa contrarietà del M5s. Tra i più noti beneficiari del provvedimento, il capogruppo leghista a Montecitorio Riccardo Molinari (assente dall'aula al momento del voto) e il collega di partito nonché viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi. E altri colleghi, assolti in primo grado e successivamente condannati in secondo grado, come Paolo Tiramani (Lega) e Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia).

Ma oltre al segretario regionale del Carroccio in Piemonte, a uscire dal processo per le "spese pazze" di Palazzo Lascaris, sarebbero stati e ora saranno nel caso il voto venga confermato in Senato anche non pochi esponenti degli altri partiti, tra cui l’eurodeputato di Forza Italia, candidato in pectore alla presidenza della Regione, Alberto Cirio e i parlamentari del Pd Davide Gariglio, Mauro Laus e Stefano Lepri, finiti nel vortice giudiziario dell'inchiesta che riguarda la legislatura guidata da Mercedes Bresso (non coinvolta).

La Lega, come detto, aveva ritirato l’emendamento, ma a ripresentarlo ci ha pensato l’ex pentastellato ormai dato come organico sul fronte del centrodestra. Dopo il voto il presidente della Camera Roberto Fico ha sospeso la seduta. E subito è stato un accavallarsi di reazioni.

 "Non siamo stati noi" a mandare sotto il Governo dice Molinari arrivando a Palazzo Chigi dove già ci sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ed è proprio il leader del Carroccio, con una nota, ad affermare che "il voto in Aula è assolutamente sbagliato. La posizione della Lega la stabilisce il segretario. Il provvedimento - assicura - arriverà alla fine come concordato dalla maggioranza".

print_icon