GIUSTIZIA

Addio "dolce amaro" di Spataro

A pochi giorni dal pensionamento, il commiato del procuratore capo con magistrati, agenti e impiegati: "Ho dato alla giustizia ciò che ero capace di dare. Non sono riuscito a fare squadra". Invita tutti a restare uniti e chiude sulle note di "Bittersweet Symphony"

"Vi penserò dal giardinetto". Così termina la lettera di Armando Spataro ai "cari amici" della procura di Torino. Con ironia il procuratore capo, che da sabato sarà in pensione, saluta i colleghi di questi anni passati all'interno del Palazzo di giustizia. Oggi, durante la pausa pranzo, ha voluto radunare i dipendenti del ministero, magistrati, agenti di polizia giudiziaria e personale amministrativo per un saluto informale, per niente istituzionale (nessuna autorità è stata invitata) e poco convenzionale. Preceduto da un "preludio musicale" cantato da un magistrato in tirocinio, Spataro ha preso la parola per salutare tutti i colleghi: "Dopo quattro anni e mezzo lascio la procura di Torino, un ruolo importante, e dopo quasi 44 anni lascio la magistratura - ha detto -. Guardando all'indietro giudico abbastanza positivo il mio percorso. Credo di aver dato alla giustizia quello che ero capace di dare. Non è detto sia sempre il massimo, ma l'importante è dare il massimo che è possibile dare". In lui, continua, "resta indelebile il ricordo di Emilio Alessandrini Alessandro Galli", che sono stati i suoi due fratelli maggiori e maestri insieme a Pomarici. Da loro ha imparato alcuni principi che ha portato con sé, come il rispetto per gli avvocati.

Il magistrato nato a Taranto, cresciuto a Milano, dove si è occupato di terrorismo, è arrivato a Torino nell'estate 2014 interrompendo una lunga di serie procuratori cresciuti all'interno del Palazzo di giustizia di Torino (Francesco MarzachìMarcello Maddalena e Gian Carlo Caselli per citare gli ultimi) e cambiando  alcune prassi che si erano consolidate. Questo ha provocato anche qualche contrasto con alcuni procuratori sulla gestione delle indagini, come ad esempio con Raffaele Guariniello sui casi dei veicoli diesel, ma anche con i magistrati del pool No Tav, tra cui Andrea Padalino. "L'esperienza torinese è stata ricchissima e molte cose belle e buone siamo riusciti a farle", ha detto, anche se poi ha preferito fare autocritica sottolineando alcune mancanze: "Non credo di essere stato capace di dare un'impronta all'ufficio, farla diventare una squadra con un unico respiro al di là della diversa identità di ognuno - ha spiegato -. Mi spiace non essere riuscito a seguire le indagini da pubblico ministero, lo avrei preferito rispetto ai compiti burocratici e amministrativi".

Gli spiace anche non aver conosciuto meglio le tante persone che lavorano in procura. Giudica positivi, invece, i rapporti con la polizia giudiziaria, con cui ha impostato nuovi metodi investigati, con gli avvocati (alla cerimonia ha fatto capolino Michele Malerba, presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Torino) e con i viceprocuratori onorari, "una forza indispensabile per far funzionare la giustizia". A tutti ha lasciato un invito a fare squadra e due cd con molte canzoni da lui selezionate. Spataro ha ricevuto poi i ringraziamenti pubblici da parte di Paolo Borgna, suo vicario che reggerà la procura nei prossimi mesi, e dal procuratore generale Francesco Saluzzo (nella foto a sinistra): "Grazie per i segnali di indipendenza e autorità, valori che si stanno perdendo e vengono messi sotto i piedi tutti i giorni", ha affermato quest'ultimo, riferendosi forse agli attacchi subiti di recente dallo stesso Spataro da parte del ministro dell'Interno Matteo Salvini.

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