PALAZZO CIVICO

Se c'è un problema Chiara non c'è

Appendino bigia il Consiglio appena sente odore di guai. Quest'anno ha presenziato a 33 sedute su 49. Dalle Olimpiadi alla Tav, dalla protesta contro Mattarella a Iren: tutte le assenze "strategiche" della sindaca pentastellata

A guardare le presenze in Sala Rossa, Chiara Appendino, in fondo, ha fatto il suo. Certo non brilla per assiduità, essendosi presentata 33 volte su 49 sedute, ma non fa certo peggio dei suoi predecessori, quando erano al suo posto. Quel che salta all’occhio piuttosto sono le “assenze strategiche”: la sindaca ha bigiato tutte le volte in cui l’aula minacciava delle insidie. Una sorta di allergia al dibattito, al confronto-scontro con l’opposizione, che si è manifestata, tanto per citare l’esempio più recente, in occasione del documento presentato dal Movimento 5 stelle contro la Torino-Lione, che ha trasformato il capoluogo piemontese in un comune No Tav, giacché si trovava a Dubai per stringere strategici accordi internazionali. Certo, il viaggio negli Emirati non poteva essere rimandato, si dirà, ma l’ordine del giorno contro la Tav, quello sì.

Un caso? Chissà. Se due indizi non fanno una prova, certo alimentano più d’un sospetto. Per chiudere il bilancio la giunta grillina ha deciso di dismettere il 2,5 per cento delle quote di Iren, riducendo significativamente la sua presenza nella compagine azionaria e consentendo a Genova, come si è visto nei giorni successivi, di diventare l’azionista forte della multiservizi pubblica. Il Pd chiede spiegazioni alla sindaca, ma lei il giorno della discussione, il 10 dicembre, non c’è e manda il suo assessore al Bilancio Sergio Rolando a respingere gli attacchi del capogruppo Stefano Lo Russo e del vicepresidente Enzo Lavolta. Appendino non era in aula neanche il 25 giugno: all’ordine del giorno c’era la discussione sulla candidatura ai Giochi del 2026, la maggioranza è spaccata come dimostreranno poche ore dopo urla, pianti e strepiti provenienti dal piano nobile di Palazzo Civico dov’era in corso la riunione del gruppo e dove la fronda No Olimpiadi stava mettendo all’angolo la sua sindaca.

Ci sono poi le diserzioni “politiche”, quelle fatte assieme a tutti gli altri consiglieri. In una delle pagine più buie della Sala Rossa ecco la protesta inscenata dai pentastellati nientemeno che contro Sergio Mattarella, il Capo dello Stato, nelle ore tesissime della formazione del nuovo governo e il veto su Paolo Savona ministro dell’Economia. Era il 28 maggio, l’unico a sedersi al suo posto, “per ragioni di rispetto istituzionale” è il presidente Fabio Versaci, tutti gli altri consiglieri di maggioranza, Appendino compresa, non si presentano per protestare contro il Quirinale. Da poco Luigi Di Maio ne aveva chiesto addirittura l’impeachment. Il segretario del Pd torinese Mimmo Carretta e il capogruppo Lo Russo consegnano provocatoriamente una copia della Costituzione e del Tricolore a Versaci e scoppia la bagarre. L'ultimo episodio è avvenuto questa mattina durante la commissione sulla querelle "Tundo": era attesa anche la sindaca, ma vista l'aria che tirava ha lasciato la sola assessora Federica Patti a fronteggire opposizione e sindacati, senza peraltro che uno solo dei consiglieri M5s prendesse la parola per difenderla.  

Questi sono solo alcuni dei passaggi di un anno di attività del Consiglio comunale, illustrati questa mattina durante la consueta conferenza stampa di fine anno. Tra gli Stachanov dell’aula si distingue Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati, che praticamente vive Palazzo Civico come una sua seconda casa: tra aula e commissioni si è sciroppato 680 sedute, distanziando di oltre duecento la seconda classificata, Eleonora Artesio (Sinistra in Comune), ferma a 471. Per quanto riguarda la sole sedute consiliari, nessuno raggiunge l’en plein (49), mentre si classificano in quattro primi a pari merito con 48: si tratta della già citata Artesio, Giovanna Buccolo (M5s), Massimo Giovara (M5s), Roberto Malanca (M5s) ed Enzo Lavolta (Pd). In fondo alla classifica Piero Fassino (17).

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