VERSO IL VOTO

Così l'highlander Chiamparino può davvero fare il miracolo

La battaglia Sì Tav ha riaperto i giochi delle regionali. Pur con la zavorra di un Pd in difficoltà il governatore uscente, con il suo tratto di "eccentricità" e di empatia, vede crescere i consensi. L'analisi del sociologo e sondaggista Paolo Natale

Il Chiampa è una vecchia volpe, dicono quelli che apprezzano quel mix di sano cinismo politico, politica da pacca sulle spalle, ma anche di raffinate strategie senza il venire meno di quell’empatia che o ce l’hai o non te la puoi dare. Lo pensano anche quelli che lo temono e ben si guardano dal ripetere l’infausta battuta di Bettino Craxi riferita a un’altra vecchia volpe del tempo come Giulio Andreotti, al quale il leader socialista preconizzò la fine in pellicceria e poi si sa come andarono le cose.

Quel mix ieri lo si è visto in maniera chiarissima: Sergio Chiamparino che in tv tiene testa, dati alla mano, ai sostenitori delle tesi grilline No Tav, che saluta uno ad uno i cento e passa sindaci in piazza, che non si nega a neppure un selfie, ma anche il Chiampa che con la sua convinta e per nulla strumentale strategia di difesa della Torino-Lione e dello sviluppo del Piemonte non solo recupera terreno, ma ne conquista di nuovo giorno dopo giorno sulla strada verso le elezioni che spera lo riconfermino per altri cinque anni alla guida della Regione. E compiere quello che lui stesso, con l’abituale autoironia, definisce il “miracolo di Gianduia”.

È solo un’impressione, favorita dalla presenza massiccia sulla scena politica nazionale e sui media, oppure Chiamparino davvero è già diventato per l’ancora ignoto avversario del centrodestra assai più temibile di quanto lo si ritenesse fino a non molto tempo fa?

Lo Spiffero lo ha chiesto a Paolo Natale, docente di Metodologia delle scienze sociali all’Università di Milano e consulente dell’istituto di ricerca Ipsos, autore di numerosi saggi tra cui alcuni dedicati al M5s così come al Pd, che già commentando a caldo la manifestazione dello scorso 10 novembre aveva osservato come più che il Pd, a farsi interprete di quelle istanze – ribadite ieri – “potrebbe essere una figura come quella di Chiamparino”.

Fughiamo subito un dubbio, professor Natale: Chiamparino sta crescendo nei consensi?
“Diciamo che si nota un deciso e costante recupero rispetto ad alcuni mesi fa e, in maniera ancor più netta se si guarda a quando la sua candidatura era ancora in forse”.

Quindi hanno ragione a preoccuparsi, anche se non lo ammettono, i suoi avversari di centrodestra?
“Intanto, mi pare debbano ancora individuare il candidato per la presidenza. E questo, oggettivamente, resta un vantaggio per Chiamparino”.

Cambierà qualcosa se lo esprimerà, come pare, Forza Italia oppure la Lega?
“Credo cambierebbe molto. La Lega nonostante tutto è quotata ancora molto nell’orientamento di voto. Naturale che a Chiamparino converrebbe avere come avversario un esponente di Forza Italia, a meno che non si tratti una personalità di così alto profilo e che non venga identificata come di Forza Italia. Penso, per esempio a una figura del mondo dell’impresa, ma di spessore, radicata sul territorio e conosciuta”.

Resta il problema di un Partito Democratico che non riesce a riconquistare consensi e ai avvicina a un congresso con tutte le incognite del caso. Questo lascia supporre non sia di grande aiuto per Chiamparino che già sta attrezzandosi con liste civiche. Una strategia giusta? 
“Per intercettare il malumore di alcuni strati sociali e interpretare istanze sempre più chiare e decise da vari ambiti sociali, l’unica speranza è distanziarsi quanto basti dal Pd, oggi oggettivamente in difficoltà oggettiva, con Matteo Renzi ancora in campo e senza che si vedano per la segreteria figure forti. Come ho già avuto modo di dire, una certa eccentricità di Chiamparino rispetto al Pd può essergli di aiuto”.

Il suo ruolo nella vicenda Tav allarga l’appeal elettorale?
“Credo di sì. Teniamo anche conto che i ceti produttivi temono l’unione di Salvini con i Cinquestelle e una parte di elettori di centrodestra non sono particolarmente contenti di questa alleanza”.

Quindi Chiamparino potrebbe rosicchiare voti nell’elettorato storico di Forza Italia e in quello moderato della Lega?
“Premesso che da tempo la volatilità del voto è molto forte, sicuramente in alcuni ambienti si può pensare ci sia chi possa dire: meglio Chiamparino che un salto nel buio”.

Deve però presidiare anche il fianco sinistro.
“Probabilmente la sinistra estrema andrà per i fatti suoi senza grossi risultati, il resto che ha un atteggiamento abbastanza riprovevole verso i Cinquestelle, con un candidato come Chiamparino, diciamo, non organico al Pd romano vedo possibile un’alleanza ampia anche su quel fronte”.

Con Chiamparino forte e un Pd debole resta pur sempre il rischio dell’anatra zoppa, è d’accordo?
“Il rischio esiste. Però va tenuto conto che i Cinquestelle alle amministrative hanno meno appeal e per le regionali non c’è il secondo turno. Insomma, un effetto Chiara Appendino con la destra che portò voti ai Cinquestelle, a parti invertite mi pare assai difficile”.

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