LAW AND ORDER

Chiamparino e Appendino litigano sull'ex Moi

Regione Piemonte pronta a defilarsi "se diventa uno sgombero e quindi un'operazione di ordine pubblico". Presa di posizione dopo l'incontro tra la sindaca e Salvini. Ma da Palazzo Civico lei minimizza: "Non è cambiato nulla"

“Se quello del Moi diventa uno sgombero, allora è un problema di ordine pubblico e noi non c’entriamo perché non abbiamo le competenze. Se invece resta un progetto condiviso, allora vedremo come accorciare i tempi”. Sergio Chiamparino prende le distanze dalla decisione di anticipare a fine anno la liberazione dell’ex Villaggio olimpico di Torino assunta ieri in un incontro tra il ministro Matteo Salvini e la sindaca Chiara Appendino. “Non siamo stati coinvolti, aspetto di capire se è cambiato il progetto”. Sono 350 le persone che hanno già lasciato la struttura, mentre quelle che ancora devono farlo sono circa 600: una prima palazzina è stata liberata lo scorso agosto e a novembre c’è stato un ulteriore intervento sugli scantinati, il prossimo è previsto per marzo.

“Non c’è nessuna novità se non un supporto, anche economico, da parte del ministero”, replica la sindaca che ricorda la presenza dell’assessora regionale Monica Cerutti lo scorso 19 gennaio al tavolo interistituzionale quando sono state definite le tempistiche della liberazione delle palazzine dal 2013 occupate da profughi e famiglie di migranti occupate. Per la responsabile delle politiche immigratorie della giunta Chiamparino il progetto è cambiato, da qui la richiesta rivolta alla prima cittadina di Torino di fornire chiarimenti “prima del rinnovo del protocollo”. Nell’occasione Cerutti punta il dito anche contro il decreto sicurezza. “Sta avendo pesanti ripercussioni sul progetto Moi, tanto che sta mettendo a rischio i percorsi di inclusione ipotizzati in precedenza per molti degli abitanti di quel complesso. Non solo, siamo convinti che il nuovo decreto legge sicurezza porterà a un aumento dell’emarginazione e dei casi come l’ex Moi e anche per questo stiamo presentando ricorso alla Corte Costituzionale”.

Versione opposta da Palazzo civico. “Il modello rimane tale – insiste Appendino –, cioè un intervento che tiene insieme due diritti: quello di recuperare uno spazio per troppi anni occupato e il diritto delle persone di vivere in condizioni decenti”. Prima dell’incontro al Viminale in cui si è stabilito di poter terminare il percorso entro fine anno, ricorda la sindaca, oltre che al tavolo interistituzionale la questione è stata affrontata in una riunione del Comitato per la sicurezza. “L’obiettivo rimane liberare le palazzine senza intervenire con la forza, con attenzione alle fasce deboli e vulnerabili, e in questo modo continueremo a procedere”, conclude Appendino.

L’ipotesi di dirottare i migranti allontanati dalle palazzine allo Sprar di Settimo Torinese, che domani accoglie 50 stranieri provenienti dal Cara di Castelnuovo di Porto, non sembra trovare fondamento. “Ci è stata smentita”, afferma il sindaco Fabrizio Puppo, che in un primo momento aveva espresso “sconcerto” per la soluzione prospettata.

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