VERSO IL VOTO

I Sì non negoziabili del Chiampa, “Pronto ad andare avanti da solo”

Il governatore presenta il suo manifesto per il Piemonte e avverte gli alleati (in particolare Leu): "Dentro la coalizione solo chi ne condivide lo spirito". No a strumentalizzazioni e localismi. Tramonta il listone, apertura sullo schema da proporre agli elettori

Non vuole rompere, ma allo stesso tempo non intende arretrare di un millimetro. Nel giorno in cui presenta il suo manifesto, con i trenta Sì per il Piemonte, Sergio Chiamparino lancia messaggi chiari ai suoi alleati: ci sono questioni sulle quali è disponibile a ragionare, discutere e pure  fare delle concessioni, altre su cui resta irremovibile. Una risposta chiara a chi, come la sinistra di Leu, sullo Spiffero, ha minacciato la rottura del fronte progressista alle regionali, in assenza di “un tavolo di coalizione per realizzare il programma”. Nessuna adesione “a scatola chiusa” ha ammonito Andrea Stroscio coordinatore regionale di Mdp-Articolo 1 (la formazione nata da una costola del Pd dopo la scissione di Bersani e poi confluita in Leu alle politiche). Una richiesta di attenzione, il riconoscimento di cittadinanza attiva all’interno della coalizione, soprattutto visti gli spigoli da smussare su Tav e altre questioni secondarie. Ed è proprio questo ciò che Chiamparino non intende concedere: “Si può non essere d’accodo su tutto, ma bisogna condividere lo spirito di questo manifesto” ripete più volte davanti a giornalisti, consiglieri e assessori regionali e i componenti di uno scarno staff. In altre parole, “il mio sì deciso e convinto alla Tav non può diventare un forse Tav” taglia corto.

E se la sinistra non è d’accordo? “È un problema loro. Io vado avanti, anche da solo. Spero di non essere costretto”. Colpisce duro, il “compagno candidato”, come lo ha appellato pochi minuti prima il vecchio Giancarlo Quagliotti, recuperando un vecchio arnese retorico dal suo passato comunista, ma allo stesso tempo offre a Leu (come a tutte le altre forze della coalizione) una mediazione, la possibilità di “integrare e migliorare questo documento”. E suggerisce anche gli argomenti: "Si potrebbe inserire un capitolo sulla gig economy, uno sui giovani. Oppure allegare un documento complementare purché non in contraddizione”.

Nel suo manifesto “Sì al Piemonte del Sì” non ci sono in fondo grandi sorprese: al primo posto c’è la rivendicazione di un bilancio finalmente in ordine (argomento non proprio esaltante per un elettore medio, ancorché fondamentale per la vita dell’ente, che forse poteva trovare spazio nelle posizioni di rincalzo). E poi Sì “alla rinascita del servizio sanitario pubblico”, Sì “alle infrastrutture”, Sì “al diritto allo studio”, Sì “al lavoro”: tutti declinati in modo più o meno approfondito per dare un messaggio chiaro, di una regione proiettata nel futuro attraverso opere e investimenti contro un governo del No, del forse, del Ni. Ed è per questo che Chiamparino non si può permettere, in casa propria, le ambiguità che contesta agli avversari.

Un manifesto dei Si “per far vincere il Piemonte in un momento in cui il governo nazionale, con scelte ambigue e scellerate, rischia di mettere la regione in un angolo, e non solo nel campo delle infrastrutture”. Una iniziativa “rivolta a tutte le forze della politica e della società civile che riconoscano il senso del messaggio per affermare una politica di apertura, di crescita civile e di sviluppo del Piemonte, del Paese, per l’Europa”. Il manifesto è pubblicato su Change.org, la piattaforma già usata e pure abusata dalla politica, scelta per ultimo dal consigliere regionale azzurro Andrea Tronzano per spargere un po’ di panico sulla riduzione dei posti letto dopo la nascita del Parco della Salute di Torino.

Anche su quest’ultimo tema, per Chiamparino, c’è stato chi ha "barato", per dirla in modo spiccio. “Non si può dire di condividere il progetto del Parco e poi chiedere che i quattro ospedali restino come sono ora”. Motivo per cui chiede, soprattutto ai suoi, di “non alimentare localismi e particolarismi”. Apertura massima invece sullo schema con cui presentarsi alle urne: abbandonata la suggestione del listone unico, ragionerà della questione con gli alleati, ma non pare questo un tema su cui intende forzare la mano.

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