VERSO IL VOTO

Con Cirio risorge la Dc, benedice Bonsignore

Con la regia dell'ex ras andreottiano si riuniscono le due anime della Balena bianca: l'Udc di Barosini e lo scudocrociato doc di Carmagnola. Braccio di ferro sul capolista a Torino. Trattative con la coalizione "per una adeguata rappresentanza"

“È solo un democristiano”, diceva Matteo Salvini di Luigi di Maio meno di un mese prima delle politiche di un anno fa, aggiungendo: “credo che non governeranno mai”. Come è andata si sa. E, adesso, si sa pure che la Lega del Capitano, se vincerà le elezioni, in Piemonte governerà (anche) con i democristiani. Quelli veri. Fedele alla mai troppo citata definizione del potere e il suo logorare chi non ce l’ha, così com’è sempre stato fedele al suo faro e nume tutelare politico, l’andreottiano Vito Bonsignore anche in questa tornata elettorale leva gli scudi. Crociati, ovviamente. E il plurale non è privo di significato politico. Don Vito da Bronte unendo in un’unica lista per le regionali l’Udc e la Democrazia Cristiana ha infatti compiuto una sorta di miracolo laico in quel che resta del partito cattolico segnato da innumerevoli divisioni, impugnazioni di verbali davanti ai giudici, rivendicazioni di un’eredità che, per molti ma non per tutti, si riduce a un simbolo. Non certo privo di appeal. Pur sideralmente lontano da quando la Dc era la Dc, ma ancora in grado di portare da solo forse più di quanto non siano riusciti a fare nella Seconda e Terza Repubblica i suoi più o meno sedicenti legittimi eredi.

“La vera Democrazia cristiana, quella che mai è stata sciolta ufficialmente, siamo noi” dice, forte anche dell’ultima sentenza di un’interminabile querelle politica trasferita nelle aule di tribunale, Mauro Carmagnola, componente dell’ufficio politico e numero uno in Piemonte del partito che lo scorso novembre ha eletto Renato Grassi segretario nazionale e si tiene ben stretto quello scudocrociato, pur sempre a mezzadria con l’Udc che a sua volta se l’era preso dal Cdu. “Il simbolo sulla scheda sarà il nostro” annuncia il segretario regionale dell’Udc, Gianni Barosini pronto ad aprire la lista nella sua provincia di Alessandria. “Sì, va bene, il simbolo sarà quello dell’Udc, magari un po’ ripulito di orpelli, lasciando semmai il nome di Alberto Cirio, candidato presidente” replica a distanza Carmagnola, in attesa dell’incontro di martedì per la definizione di tutte le candidature.

“Sia chiaro che la condizione per la nostra partecipazione – puntualizza il democristiano doc, direttore del mensile di politica il Laboratorio e a lungo presidente del Movimento Cristiano Lavoratori – è il posto per me da capolista a Torino”. Posto che nei piani di Barosini spetterebbe invece al sindaco di Pianezza Antonio Castello, anche e soprattutto in virtù della mancata partecipazione alla contesa elettorale, rimandando un suo ruolo a dopo il voto, di Paolo Greco Lucchina, uomo vicinissimo a Bonsignore che resta il vero tessitore della trama democristiana nelle sue varie tonalità. “Se si trova uno più democristiano di me, mi faccio da parte, ma quel primo posto è dovuto alla Dc”, tiene duro Carmagnola.

Diatribe che, probabilmente, si risolveranno con un intervento dell’anziano ras andreottiano. Perché se il ritorno dei democristiani viventi avviene in occasione della tornata del 26 maggio, lo si deve (soprattutto) a lui, il grande burattinaio che tira le fila dell’Udc, ma ha più che ottimi rapporti anche con i Dc con il timbro del tribunale. Non nega affatto di essere “sempre stato andreottiano” lo stesso Carmagnola i cui rapporti con don Vito sono strettissimi e affondano proprio là, in quell’epoca dove Giulio era il Divo.

E cognomi di quel tempo rispuntano, senza mai essere del tutto spariti, nelle liste. A quella di Cuneo a cui “stanno lavorando i Delfino”, come un maggiorente dell’Udc chiama padre e figlio, Teresio ex parlamentare e Giuseppe, quest’ultimo, anni fa ribattezzato "il trota dell'Udc", destinato alla capolistatura di una formazione in cui figurerà, per la parte della Dc Erminia Zanella, sindaco di Gambasca nelle valli dei Monviso. Altra donna su cui puntano i democristiani di Carmagnola nella terra dell’Udc Barosini è la casalese Isabella Bocchio, da anni impegnata ai vertici dell’Uciim, l’associazione degli insegnanti cattolici.

Intanto il segretario regionale dell’Udc sta completando l’elenco dei suoi: tra gli altri, ci sono già l’ex capogruppo in consiglio comunale di Asti Giorgio Caracciolo, il sindaco di Roccaforte Ligure in provincia di Alessandria, Giorgio Giuseppe Torre e il medico della Polizia Giovanna Giglio di Serravalle Scrivia.

“Martedì ci vediamo e chiudiamo” annuncia Barosini, riferendosi alle liste, ma implicitamente anche a quelle questioni formalmente ancora sul tavolo, come il posto di capolista a Torino. Molto, a incominciare dalla sua storia politica e dal suo profilo, fa supporre che sarà Carmagnola ad aprire l’elenco, con al secondo posto il vulcanico e gran raccoglitore di voti sindaco di Pianezza. Se si tratterà di mettere d’accordo gli eredi, legittimi e no, della Balena Bianca chi vi riuscirà se non Bonsignore? Che ben ricorda quel che sosteneva Andreotti: “Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia”. E quel qualcuno, anche stavolta, sarà lui, don Vito.

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