DIETRO LE QUINTE

Alla Sanità un medico leghista

Primario di neuroradiologia a Novara, docente all'Università del Piemonte Orientale, capogruppo del Carroccio a Vercelli. Il centrodestra punta su Stecco: sarà lui a succedere a Saitta alla guida del potente assessorato di corso Regina

Mentre molti guardavano fuori, un po’ sibillinamente e un po’ con legittimo orgoglio Riccardo Molinari, in più di un’occasione l’ha buttata lì, con nonchalance, dicendo: “L’assessore alla Sanità, lo abbiamo in casa”. Tradotto: la Lega e Alberto Cirio non seguiranno l’esempio del Pd e di Sergio Chiamparino che avevano chiamato in giunta e mandato in corso Regina il non eletto Antonio Saitta, assegnandogli uno dei tre posti da esterno. Un indizio pesante e parecchio illuminante quello lasciato, forse non del tutto inavvertitamente, dal segretario piemontese del Carroccio, il quale peraltro ha sempre detto, questo sì chiaramente, che la delega di maggior peso sul bilancio dell’ente e di impatto (nel bene e nel male) sulla popolazione sarà in capo al suo partito, come del resto gran parte delle materie preminenti della Regione. Altro indizio che concorre a formare la prova, meglio ancora il profilo del futuro inquilino di corso Regina Margherita, lo si trova nell’autore della parte sanitaria del programma del candidato governatore.

Insomma, sembrano ormai essere davvero pochi i dubbi sul fatto che, nel caso di vittoria del centrodestra, a sedere sulla poltrona occupata negli ultimi cinque anni, non sempre comodamente, da Saitta sarà Alessandro Stecco. Quarantanove anni, primario di neuroradiologia all’Azienda ospedaliera universitaria Maggiore della Carità di Novara, autore di oltre settanta pubblicazioni scientifiche, è professore associato all’Università del Piemonte Orientale. Consigliere comunale del Carroccio a Vercelli, città dove lui, toscano di nascita, vive con la moglie (pubblico ministero a Novara dopo un precedente incarico alla Procura della Repubblica di Biella) e i tre figli, Stecco era stato ad un passo per essere candidato a sindaco, poi una totale incompatibilità con il suo ruolo di docente aveva fatto saltare quel progetto.

Tutto nel Carroccio sembra ormai definito, anche se le bocche restano cucite e non poche caselle della futuribile squadra di Cirio ancora non mostrano un nome. Tra i pressoché sicuri c’è quello dell’attuale consigliere comunale di Torino Fabrizio Ricca per il quale dovrebbe arrivare la nuova delega alla Sicurezza (cavallo di battaglia del Carroccio) unita a qualcun'altra. Ha già il sigillo di Molinari la prenotazione del posto in corso Stati Uniti, per occuparsi di agricoltura, a nome dell’alessandrino Giovan Battista Poggio, detto Daniele, sindaco di Capriata d’Orba. In casa dei Fratelli d’Italia sembra sfumare l’ipotesi di poter piazzare su un’altra poltrona strategica, com’è quella del Bilancio, il novarese Giuseppe Antonio Policaro (ex di Forza Italia, poi passato nelle truppe del parlamentare Gaetano Nastri), mentre punta a conquistare l’unico posto concesso al partito della Meloni Roberto Rosso, che non disdegnerebbe la delega ai Trasporti. In Forza Italia ancora restano alte le probabilità di un ingresso in squadra dei due presidenti di Provincia (Marco Gabusi, Asti, e Carlo Riva Vercellotti, Vercelli), sempre che, obbligato dalle quote rosa, Cirio non chiami con sé Alessandra Biletta (blindata nel listino, ma messa alla prova del voto pure nel proporzionale).

Sarebbero invece in calo le quotazioni all’interno del Carroccio per un altro novarese: il capogruppo a Palazzo Cabrino Matteo Marnati, peraltro già scalzato nel listino dalla giovane padana Letizia Nicotra. Per un novarese che scende ce n’è un altro che sale: si tratta di Riccardo Lanzo, avvocato, partner nello studio dell’ex assessore regionale Massimo Giordano e presidente di Assa, la partecipata che gestisce il servizio di raccolta e trasporto rifiuti. A nominarlo, lo scorso anno, era stato il sindaco leghista della città di San Gaudenzio, Alessandro Canelli. Lanzo, classe 1982, specializzato in Diritto Commerciale e Penale dell’Economia, potrebbe in virtù del suo curriculum e delle precedenti esperienze nel settore dell’igiene ambientale e dei servizi essere piazzato dalla Lega in uno degli assessorati più affini alle questioni economiche. Neppure lui sarà uno dei due esterni nella disponibilità della Lega, essendo candidato nella sua provincia.

Al momento i due posti esterni appannaggio del Carroccio sono ancora altrettanti punti interrogativi, forse tenuti liberi fino all’ultimo. I pronostici che non pochi facevano su un esterno alla Sanità, sono infatti smentiti dalla presenza di Stecco nel listino. Il suo probabile ingresso nel palazzo di corso Regina, in caso di successo del centrodestra, segnerebbe innanzitutto il ritorno di un camice bianco al vertice della sanità piemontese dopo molti anni. L’ultimo ad essere passato dagli ospedali a laddove li si governa era stato Antonio D’Ambrosio, esponente di Alleanza Nazionale e prima ancora del Msi, assessore nelle due legislature con governatore Enzo Ghigo. Coinvolto in un’inchiesta avrebbe lasciato in anticipo il suo posto, nel quale sarebbe subentrato l’attuale direttore regionale dell’Agricoltura (e già direttore generale di Asl) Valter Galante. Un altro medico, in questo caso veterinario, Mario Valpreda sarebbe arrivato (dopo essere stato a lungo direttore regionale della sanità) con la giunta di Mercedes Bresso. Colpito da una grave malattia, da cui non si sarebbe più ripreso, morendo dopo alcuni anni, Valpreda venne sostituito dalla maestra dalla penna rossa  Eleonora Artesio. Non tornerà un medico in corso Regina neppure col ritorno del centrodestra: nel 2010 Roberto Cota diventa governatore e la spartingaia assegna a Forza Italia la Sanità. Gli azzurri piazzano Caterina Ferrero, ma una vicenda giudiziaria la porterà alle dimissioni appena due anni dopo. Cota coglie l’occasione e “promuove” assessore il direttore generale della Sanità, l’ex top manager Iveco Paolo Monferino. Ma anche lui non porterà a termine l’incarico, dimettendosi per non essere di fatto mai entrato in sintonia (o non averlo voluto fare) con la politica. Chi se non una riserva della Repubblica come Ugo Cavallera avrebbe potuto tamponare quel vuoto? E così sarà, riportando sia pure per uno scampolo di legislatura la sanità nelle mani di Forza Italia.

La vittoria di Chiamparino del 2014 apre le porte di corso Regina a Saitta. C’è chi racconta che questo sia accaduto dopo aver fatto calpestare, con discrezione, la passatoia prima ancora a Fulvio Moirano, l’ex potentissimo direttore voluto ad ogni costo dal neopresidente, pronto a garantirgli l’esclusione di ogni possibile intoppo da parte della politica e, quindi, della sua giunta. Moirano prepara e vara la contestata riforma della rete ospedaliera, Saitta colleziona ricorsi da parte di sindaci (anche del suo partito) saliti sulle barricate, ma intanto la strada per uscire dal piano di rientro la si percorre. Ad un certo punto Moirano molla baracca e burattini e se ne va in Sardegna, al suo posto arriva dal ministero Renato Botti e pochi se ne accorgono, così come quando anche lui pianterà in asso Saitta che per averlo aveva addirittura dovuto alzare i limiti del già non esiguo stipendio da direttore. Adesso al suo posto c’è l’ex capo del 118 Danilo Bono, un medico.

Così come lo è l’assessore incoming per il centrodestra. Una scelta, quella della Lega, che più che un ritorno a un lontano passato appare una svolta verso un futuro della sanità meno improntata e prigioniera dei conti – pesanti vincoli dai quali si è liberata durante l’attuale amministrazione con l’uscita dal piano di rientro – e più proiettata verso l’attenzione alle prestazioni. I problemi sono e restano molti: dalle questioni aperte su alcuni ospedali torinesi – il Regina Margherita, così come l’Oftalmico – agli effetti della riforma Moirano-Saitta pressoché in tutte le province, per non dire del progetto del Parco della Salute. Poi, ancora le liste d’attesa ancora troppo lunghe, l’irrisolta vicenda della riforma in materia di psichiatria e quella mobilità attiva esigua rispetto a una passiva, soprattutto verso la Lombardia, che resta sempre elevata.

Cambierà qualcosa con un camice bianco a governare la sanità in Piemonte? Nel caso vinca, Chiamparino ne ha pronto uno di indiscussa eccellenza e di fama internazionale: lo ha voluto a tutti costi, Mauro Salizzoni. E ha blindato il mago dei trapianti nel listino. Stessa scelta ha fatto il centrodestra, con la Lega che come ha detto più volte Molinari, l’assessore ce l’ha in casa, senza doverlo andare a cercare altrove. Non servirà cercare troppo neppure per vederli insieme: questo pomeriggio Stecco e Salizzoni, quali candidati parteciperanno al dibattito sul Parco della Salute, organizzato da Rinascimento Europeo, il think tank di Stefano Commodo.    

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