SOTTO LA MOLE

J’accuse di Fassino: "Così Torino muore"

L'ex sindaco chiude il gruppo WhatsApp ma lancia un appello alla mobilitazione per il bene della città. E attacca l'amministrazione Appendino: non ha un'idea sul futuro, ha bloccato ogni trasformazione e sopravvivono solo iniziative già consolidate

Torino è “una città ferma ed esposta a un progressivo rimpicciolimento”. E “chi non si rassegna al declino ha il dovere di agire”. Così Piero Fassino spiega le ragioni che l’hanno indotto nel corso di una notte insonne ad aprire un gruppo su WhatsApp, coinvolgendo circa 200 contatti presenti nella rubrica del suo telefonino, con il preciso intento di raccogliere riflessioni e spunti di analisi sul futuro della città di cui è stato sindaco per cinque anni. Un’iniziativa che ha suscitato molta curiosità, alimentando però sospetti e congetture attorno alle finalità e provocando qualche fastidio per quei trilli continui che devono aver indispettito non pochi suoi interlocutori, visto che già all’alba di ieri molti avevano abbandonato la chat: da Sergio Chiamparino, tra i primi a tagliare la corda, a decine di concittadini illustri, appartenenti a quel milieu casalingo che per oltre cinque lustri ha rappresentato, nel bene e nel male, l’establishment cittadino (e referente privilegiato del centrosinistra). Equivoci e malintesi che l’hanno convinto a trasformare il gruppo in una lista broadcast, creando delle conversazioni one-to-one. E sulle ragioni, poi, l’ex primo cittadino respinge ogni interpretazione faziosa: “Non vi è alcuna finalità personale. Mi muove soltanto l’amore per la mia città”.

Fassino passando alla disamina della situazione attuale si dice “molto preoccupato dei rischi a cui è esposta Torino” da parte di un’amministrazione, quella grillina guidata da Chiara Appendino, “che non ha fin qui espresso un progetto, una visione, un’idea sul futuro della città”. Il cahier de doléances è puntale quanto angosciante: “Bloccata ogni trasformazione urbanistica, che invece sono state per anni  il motore del cambiamento di Torino. Marginalizzata l’attività culturale che vive grazie a iniziative di soggetti esterni al Comune (Venaria, Palazzo Madama, Rivoli, Egizio) oppure grazie a iniziative consolidate nel tempo, come il Salone del Libro o i festival cinematografici. Ma nessuna iniziativa nuova e anzi è  stata interrotta la programmazione delle grandi mostre e degli eventi internazionali. Sul piano sociale si stenta a mantenere la rete di servizi di welfare che avevano consentito a Torino di realizzare alti standard”. Persino sul piano del risanamento dei conti le cose non vanno per il verso giusto: “In materia di bilancio è  palese l’assenza di una politica delle entrate tant’è che non vi è riduzione di indebitamento (passato invece tra il 2011 e il 2016 da 3.3 miliardi a 2.8) e la gestione del bilancio non riesce a conseguire gli obiettivi preventivati”.

La giunta Appendino “non va al di la di una mediocre ordinaria amministrazione”, cui si aggiungono “i i No alle Olimpiadi e alla Tav”. E pensare che possano essere le Atp finals a invertire la tendenza è perlomeno velleitario: “Non sottovaluto il rilievo del torneo internazionale di tennis che nei prossimi anni sarà ospitato a Torino. Ma una rondine non fa primavera”.

Insomma, per Fassino, dopo tre anni Torino è avviata su una china pericolosa: “Il quadro è quello di una città ferma e esposta a un suo progressivo rimpicciolimento. Tanto più a fronte del dinamismo di Milano che esprime una attrattività che si potrebbe contenere solo con altrettanto dinamismo.  Che invece Torino oggi non ha”. Certo, conviene il parlamentare di Ferrara, dov’è stato eletto in un collegio blindato alle ultime elezioni successivamente alla sconfitta sotto la Mole, energie, eccellenze e risorse non mancano. “Quel che manca è una regia che le collochi in una strategia e le valorizzi. E la regia la possono fare solo le istituzioni pubbliche, a partire dall’Amministrazione comunale. Ed è  proprio questa regia che manca”. Da qui l’esigenza di lanciare un appello alla mobilitazione, perché “chi non si rassegna al declino di Torino ha il dovere di agire”. Come e su cosa non è ancora chiaro: “Alla prossima puntata”, scrive mandando a tutti un abbraccio virtuale.