VERSO IL VOTO

L'Europa ci conviene (e parecchio)

Tre miliardi di euro di fondi solo in Piemonte. "Però l'Ue non deve essere considerata un bancomat", spiega Bresso. Al rush finale la corsa per uno scranno a Strasburgo, ma la regione rischia di essere sotto rappresentata. Piemontexit?

Europa. C’è chi la vede come un bancomat, chi la vive come una zavorra. Chi vorrebbe uscirne, chi si accontenterebbe di cambiarla. In meglio ça va sans dire anche se le ricette sono le più disparate. Domenica si elegge il nuovo parlamento europeo, l’Italia designa complessivamente 76 componenti; alla circoscrizione Nord-Ovest di cui fa parte il Piemonte, assieme a Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta, ne spettano 20. Per dare il senso di cosa rappresenti l’Europa per il Piemonte basti pensare che attraverso la programmazione 2014-2020 la nostra regione attiverà 3 miliardi di euro attraverso il fondo sociale (Fse), il fondo regionale (Fesr) e quello per le politiche agricole (Feasr). La riqualificazione delle periferie a Torino è stata possibile grazie a finanziamenti europei, il progetto Garanzia Giovani idem e lo stesso dicasi per i sette poli dell’Innovazione promossi dalla Regione, per cui sono stati stanziati 105 milioni di euro, e anche per le grandi infrastrutture, a partire da Tav e Terzo Valico cofinanziate per il 40-50 per cento da Bruxelles.  

Ma attenzione, “l’Europa non può essere vissuta solo come un ente che elargisce denaro” ammonisce Mercedes Bresso, eurodeputata uscente e candidata nel Pd, per la quale il principale obiettivo nei prossimi cinque anni sarà l’Europa federale o in altri termini “gli Stati Uniti d’Europa” da attuare attraverso una politica di difesa e politica estera comune. Questa è la risposta ai sovranismi di destra e sinistra che da tempo hanno lanciato il guanto di sfida a Bruxelles. Un punto sul quale converge anche Gabriele Molinari, vercellese e consigliere regionale uscente, in corsa per Più Europa che invita a “completare il percorso di integrazione dei paesi membri, proseguendo sulla strada tracciata da giganti come Kohl e Mitterand”. “Unità politica e crescita economica” sono due condizioni imprescindibili per il futuro dell’Europa, “ma il progetto di integrazione europea è anche un modello per i nostri territori, che restano deboli proprio perché frammentati. Vale per le province del nord est del Piemonte, che da sole non potranno mai giocare un ruolo da protagoniste; vale per le stesse regioni del nord ovest, che se da separate hanno un peso relativo, ove si aggregassero in un’unica macroregione potrebbero ambire a rappresentare una delle principali aree metropolitane vaste d’Europa”.

Bancomat o no è proprio sui fondi europei e sulla capacità di spenderli da parte delle regioni che si sta consumando il dibattito di questi giorni. Secondo Agostino Ghiglia, di Fratelli d'Italia, “il Piemonte è fanalino di coda avendo utilizzato solo il 21 per cento dei finanziamenti messi a disposizione dall’Europa attraverso il Fondo per lo sviluppo regionale. Torino e il Piemonte devono puntare di più su cultura e turismo” afferma l’ex deputato e assessore regionale. In effetti per quanto riguarda il Fesr la Regione ha speso finora 165 milioni sui 965 milioni del fondo relativi alla programmazione 2014-2020. “Va però notato – afferma l’assessore alle Attività Produttive Giuseppina De Santis – che abbiamo raggiunto l’obiettivo di spesa prefissato, giacché le regole comunitarie consentono di rendicontare le spese di questa programmazione fino al 31 dicembre 2023, quindi tre anni dopo la sua conclusione”. Inoltre, la Regione ha già impegnato il 90 per cento della quota di cofinanziamento prevista, consentendo a chi arriverà dopo di non ritrovarsi sul groppone un fardello finanziario insostenibile.

Decisamente meno indulgenti con l’Ue e per un rafforzamento delle competenze degli stati nazionali sono i partiti sovranisti a partire da Lega e Fratelli d’Italia. Gianna Gancia, candidata apocrifa del Carroccio, in quanto espressione di quella Lega Nord di Umberto Bossi ormai soppiantata dal nuovo progetto nazionale di Matteo Salvini, parla di “un’Europa che metta meno vincoli a cittadini e aziende, meno burocratizzata e dirigista” e il Piemonte dovrebbe essere più solerte nello “sfruttare al meglio opportunità e fondi”. Per Agostino Ghiglia di Fratelli d’Italia “la priorità per il Piemonte è il rilancio delle infrastrutture a partire da Tav e Terzo Valico”, un tema questo che mette d’accordo destra e sinistra e che trova contrario solo il Movimento 5 stelle. Secondo Ghiglia, inoltre, gli europarlamentari italiani dovrebbero occuparsi di “difendere strenuamente il made in Italy giacché il falso italiano è quantificato in 60 miliardi di euro all’anno e su questo tema finora non si è fatto niente”. “Noi proporremo – prosegue Ghiglia – leggi che valorizzino il made in Italy prodotto interamente in Italia”. C’è poi il tema dei migranti e a esso collegato quello della “difesa dei confini nazionali attraverso il blocco navale con la Libia”. E poi la priorità agli italiani nell’accesso ai servizi sociali, a partire dalla casa, e la “difesa dell’identità cristiana in Europa”.

Dal centrodestra al Movimento 5 stelle, l'unico partito che ancora non ha chiarito a quale gruppo europeo aderirà dopo le urne: per l'uscente Tiziana Beghin la priorità è la “competitività delle piccole e medie imprese”, che l’Europa deve aiutare attraverso “il riconoscimento del Made in Italy e un allentamento del cordone della borsa riducendo l’austerità soprattutto per gli investimenti produttivi”.

Nel 2014 furono cinque su venti i candidati piemontesi eletti nel collegio Nord-Ovest: tra loro c’era anche il leghista Gianluca Buonanno, tragicamente scomparso in un incidente d’auto. Una curiosità: tra loro l’unica torinese eletta era Bresso, gli altri provenivano tutti dal Piemonte 2. E questa volta c’è il rischio che gli eletti di terra allobroga siano addirittura meno. La Lega sempre più a trazione lombarda potrebbe penalizzare i piemontesi (visto anche l'ostracismo dello stato maggiore nei confronti di Gancia), mentre nel Pd è pressoché impossibile l'elezione di due candidati come avvenne nel 2014 quando grazie al 41 per cento del partito a trazione renziana approdarono in Europa sia Bresso sia Daniele Viotti. La sfida è anche con altri candidati piemontesi come l'ex viceministro Enrico Morando e la costituzionalista Anna Mastromarino. A rischio anche l'europarlamentare uscente del M5s Tiziana Beghin, incalzata tra gli altri dalla capolista voluta da Luigi Di Maio, Maria Angela Danzì sulla quale starebbe puntando il capo politico del Movimento.

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