VIA ALFIERI

Pd alla "carica" di Palazzo Lascaris

Scatta la corsa alle tre posizioni di peso in Consiglio regionale. Salizzoni mezzo bruciato per il ruolo di capogruppo. In palio anche vicepresidenza del Consiglio e una commissione di garanzia. La lobby degli "uscenti" e il ricambio generazionale

La torta, quella più succulenta, è sulla tavola imbandita da Alberto Cirio al gran banchetto del centrodestra: dai posti in giunta alla presidenza del Consiglio, ce n’è per tutti i gusti in attesa che si apra il gran valzer delle poltrone nel sottogoverno regionale. Ma mentre tra Lega e alleati già si assiste alle prime schermaglie, nella minoranza si inizia a discutere, seppur sottotraccia, di chi avrà un posto a capotavola. Nel Pd si ragiona su tre caselle: il capogruppo, il vicepresidente di Palazzo Lascaris e il vertice della Giunta per le elezioni, la meno ambita, che spetta alle opposizioni. I dem sono la prima forza del centrosinistra e possono contare su 9 consiglieri rispetto ai 13 totali della coalizione: al loro interno si gioca una partita a scacchi in cui entrano dinamiche di corrente e ambizioni personali, amicizie consolidate e antichi dissapori. Le manovre sono all’inizio e ognuno dei pretendenti può contare su una o più frecce al proprio arco.

Tutti o quasi i consiglieri eletti avrebbero almeno un buon motivo per cui dovrebbe toccare a loro e non al vicino di banco. I due Mimmo, Ravetti e Rossi, tanto per iniziare potrebbero sventolare la bandiera del martoriato (per il Pd) Piemonte Orientale, quello in cui la Lega ha fatto man bassa: un’arma a doppio taglio, però, visto che da quelle province periferiche sono arrivati ben pochi voti alla causa del centrosinistra. C’è poi la questione di genere e su questo Monica Canalis ha già iniziato a battere, essendo lei una delle pochissime donne elette in via Alfieri. Lei, inoltre, in qualità di vicesegretario del Pd è anche la più alta in grado se si fa un ragionamento di partito. Mauro Salizzoni è invece colui che ha preso più preferenze di tutti, oltre 18mila. Lui si è già fatto avanti pubblicamente e dunque “ha dimostrato di non essere adatto per quel ruolo” maligna qualcuno secondo il quale si sarebbe già bruciato. Si aggiunga a ciò che il chirurgo non è iscritto al partito che dovrebbe guidare in aula. Di certo i parlamentari Anna Rossomando e Andrea Giorgis faranno di tutto per perorare la sua causa. Dietro Salizzoni, quanto a preferenze, c’è Daniele Valle (6.836) che incarna il rinnovamento: classe 1983, avvocato, già in predicato di scendere in campo al posto di Sergio Chiamparino quando il governatore affermava di voler rinunciare alla corsa, ha ottenuto un alto consenso personale sfruttando anche l’alleanza con il senatore Mauro Laus. Su quest’ultimo punto potrebbe far leva un altro giovane torinese, Raffaele Gallo, il quale ha ottenuto duemila preferenze in meno di Valle, ma senza contare su alleati di peso. Più difficile che la spuntino per un ruolo da capogruppo o vicepresidente, le due carice più ambite, Alberto Avetta, Diego Sarno e Maurizio Marello, per quanto quest’ultimo, ex sindaco di Alba, con le sue 5.813 preferenze nel Cuneese, sia stato la vera sorpresa del Pd. Su di loro pesa anche la condizione di nuovi arrivati rispetto a chi ha già l'esperienza di un mandato alle spalle.   

C’è quasi un mese di tempo per trovare la quadra. Il regolamento prevede, infatti, che il Consiglio regionale si riunirà nel primo giorno feriale della terza settimana dalla proclamazione degli eletti. Se la proclamazione avverrà entro il 9 giugno, dunque, l’assemblea potrà aprire i lavori martedì 25 (lunedì 24 è San Giovanni), altrimenti si slitterà a lunedì 1 luglio. Il primo passaggio prevede un confronto con il segretario regionale Paolo Furia, in programma mercoledì.

A guardare la geografia di partito sono cinque i consiglieri zingarettiani (Gallo, Sarno, Ravetti, Rossi e Marello) a cui si potrebbe aggiungere Salizzoni che è certamente ascrivibile alla sinistra del partito e in quell'area ha ottenuto grande sostegno, mentre tre sono gli ex supporter di Maurizio Martina (Valle, Avetta e Canalis). Ma più che questioni di corrente, sono dinamiche interne al gruppo che in questi casi fanno la differenza, come si è visto chiaramente due anni fa quando, per sostituire il neo parlamentare Davide Gariglio, Ravetti la spuntò a sorpresa rispetto proprio a Valle e Gallo; mentre fu più indolore la successione di Laus con Nino Boeti a capo dell'aula. I consiglieri uscenti lo sanno bene e a quanto pare sarebbero proprio loro i più attivi per gestire questa fase delicata.

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