POLITICA & SANITA'

Asl in rosso, allarme conti in Sanità

Pesanti passivi nei bilanci di previsione di molte aziende sanitarie. In quella di Alessandria il collegio sindacale ha espresso parere negativo. Critica la situazione della To4 e anche Asti mostra sofferenze. E per alcuni direttori il destino è segnato

Chi occuperà la poltrona di assessore alla Sanità, sedendovisi per la prima volta, appena sotto il velluto scoprirà tante puntine da disegno. E saranno davvero molte se corrisponderanno ai milioni di passivo con cui molte aziende sanitarie rischiano di chiudere il bilancio 2019. Tra i documenti arrivati in corso Regina con la previsione per l’anno in corso, quello dell’Asl Alessandria ha un segno meno davanti a una cifra che si aggira attorno agli 11 milioni, un importo pressoché doppio per la Asl Torino 4 e anche un’azienda che non ha mai segnalato gravi criticità come quella di Asti è costretta a prevedere un passivo non irrilevante. Tre casi, non certo altrettante eccezioni: la situazione, salvo qualche isola felice, appare pressochè generalizzata in tutto il Piemonte.

Non è la prima volta che i documenti in cui si elencano voci di spesa e di entrata per fornire alla Regione un andamento tendenziale segnalano passivi. Era successo anche un paio di anni fa facendo scattare più di un campanello di allarme e costringendo a dar fondo a tesoretti vari, suppergiù è andata così anche lo scorso anno. Ma stavolta gli indicatori sono molto più pesanti, così come i segnali incontrovertibili di una situazione grave.

Il collegio sindacale dell’Asl alessandrina, caso rarissimo se non unico nella storia della sanità piemontese, ha dato parere negativo al bilancio di previsione. Lo stesso atteggiamento non è affatto escluso venga assunto dagli organi di controllo di altre aziende. Un pollice all’ingiù davanti a quei conti che se allarmano gli esperti chiamati a verificarli e valutare eventuali spazi di aggiustamento prima del consuntivo di fine anno, di certo non potranno lasciare tranquillo il futuro assessore. Forse addirittura ancor prima che si insedi.

Insomma, se come pare pressoché certo l’inquilino in pectore di corso Regina indicato dalla Lega sarà Alessandro Stecco, difficile immaginare che questi numeri possano tranquillizzare il medico vercellese, che non potrà che dover fare subito i conti con quei conti che non tornano come ci si attenderebbe. Ma che, probabilmente, non colgono del tutto di sorpresa in questi giorni la struttura dirigenziale di corso Regina. Durante un incontro pubblico all’Unione Industriale, poco prima delle elezioni, in un passaggio del suo intervento il direttore regionale della Sanità Danilo Bono aveva esortato a spendere con sempre maggiore attenzione i soldi e gestire con lo stesso rigore le risorse, rammentando che al contrario rispetto al passato, quest’anno gli spazi di manovra e le possibilità di recupero saranno ridotti all’osso.

Parole che, alla luce di quelle decine di milioni di passivo che si conteranno azienda per azienda, suonano oggi con un significato assai più chiaro e, di conseguenza, a dir poco preoccupante. Quale la ragione di un deficit previsto il cui ripianamento, alla luce della scarsità di risorse, rischia di far partire con il freno a mano tirato e un sacco di problemi come bagaglio la giunta di Alberto Cirio?

Per comprenderlo serve spulciare voce per voce i bilanci di previsione, anche se in alcuni casi come per più di un’azienda torinese sembrano essere le prestazioni acquistate per cercare di ridurre le liste di attesa (tra cui i cosiddetti medici gettonisti) o colmare carenze di personale a cubare non poco nelle spese. Ma forse non basta neppure questo a giustificare quel segno meno davanti a numeri che, nel caso di Alessandria, hanno indotto il collegio sindacale a non optare, come lo scorso anno, per un’approvazione “con riserva”, bensì decidere per la bocciatura del documento sottoscritto dal direttore generale Antonio Brambilla, prima di fare le valigie e traslocare al vertice dell’azienda sanitaria di Modena.

Lui è andato via e ancora non è stato sostituito, ma altri suoi colleghi non è escluso debbano più prima che poi pensare a riempire il trolley, anche senza l’offerta di un altro posto. Lo spoil system è sempre da mettere in conto ad ogni cambio di governo regionale, ma in questo caso per più d’uno potrebbe essere accelerato da quei milioni che mancano per chiudere in pareggio. E anche per chi in questi anni ha mostrato abilità nell’attraversare da destra a sinistra e viceversa le strade della sanità piemontese restando sempre in un posto di vertice sarà più difficile continuare a farlo.

Non più facile il compito che attende il futuro assessore. Quei milioni di euro col segno meno davanti gli ricorderanno di togliere le puntine da disegno prima di sedersi sulla poltrona tra le più importanti ma anche scomode della giunta. E, magari, anche di far alzare qualcuno da quella di direttore generale.

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