SUMMIT AL NAZARENO

Portas, il moderato di Zingaretti

Il leader della formazione centrista a colloquio con il segretario. Il Pd è in cerca di alleati per rilanciare la coalizione di centrosinistra. Una rete di liste e realtà locali in tutta Italia che però non cannibalizzi i dem

Il Partito Democratico ha bisogno di alleati, ma questa necessità di allargare il fronte interpretata dalle liste civiche finisce spesso con il mostrare il fianco: altrettanto spesso queste formazioni costituite e composte da esponenti dem vanno a pescare nello stesso bacino con il risultato paradossale di indebolire anziché rafforzare il Pd. “Diverso il caso del tuo partito, caro Mimmo”. Nicola Zingaretti torna a incontrare Giacomo Portas e al fondatore dei Moderati non solo riconosce quell’unicum di una forza politica storicamente e sempre lealmente alleata, ma affida una missione: “Credo sia opportuno, anzi necessario, avviare un progetto per estendere la presenza dei Moderati in tutto il Paese”.

Due mesi dopo la visita di cortesia chez Mimmo a Torino, durante la quale il segretario del Pd aveva apertamente manifestato l’intenzione (e la convenienza politica) di riannodare con Portas quel filo intrecciato con lungimiranza da Pier Luigi Bersani e rafforzarlo dopo gli sfilacciamenti quando al Nazareno c’era Matteo Renzi, Zingaretti si spinge ancora più avanti. Lo schema, proposto nel vis a vis al Nazareno è sostanzialmente lo stesso - un partito di sinistra forte, che può contare su altre formazioni minori in grado di intercettare quei voti che altrimenti rischierebbero di andare persi – ma di mezzo c’è quel rischio, in gran parte confermato di cedere ai civici (spesso una versione mascherata di esponenti dem) voti, anziché acquistarne.

“Diversa”, come ha sottolineato nell’incontro Zingaretti nel suo ufficio al secondo piano del Nazareno, la proposta che da quindici anni Portas fa agli elettori con “un simbolo molto bello” e quel brand che ormai è tra i più longevi della politica italiana e, soprattutto, che pesca laddove il Pd non riuscirebbe. Tanto più dopo l’archiviazione della stagione renziana e un innegabile ritorno, con il presidente della Regione Lazio, su posizioni più a sinistra.

Coprire il fianco destro del centrosinistra difendendo il fronte centrista: questo il ruolo del partito nato da una tra le più felici e fruttuose intuizioni politiche cui, abilmente, all’epoca Portas unì quel simbolo palesemente ammiccante (e generatore di una non casuale confusione) all’allora Pdl di Silvio Berlusconi, il quale ogni due per tre pronunciava quella parola: moderati. Mimmo ci mise la maiuscola e si piazzò dalla parte opposta a quella del Cav. E lì, pur tra qualche mugugno e non pochi annunci di strappi, è sempre rimasto. Anche con Renzi il quale nella sua visione maggioritaria spinta non diede grandi soddisfazioni e riconoscimenti a colui che s’inalbera ogni volta che qualcuno paragona il suo partito a quello dei contadini polacchi al tempo del socialismo reale.

L’arrivo al Nazareno di Zingaretti ha fatto respirare aria nuova all’amico di lunga data di Bersani, lo stesso incontro all’inizio di aprile nella sede torinese di via XX Settembre ha plasticamente attestato quel nuovo corso dei Moderati nel Pd post-renziano. Duraturo, considerati i tempi della politica e le mutazioni delle formazioni politiche, ma ancora limitato al Piemonte e a qualche altra esperienza in altre regioni: questo è il problema del partito di Portas. Problema dal quale – come ha spiegato il segretario al deputato torinese – si deve partire per “estendere la proposta in tutto il Paese”. Parole che sono musica alle orecchie di Mimmo, uno che per la politica ha dimostrato di avere naso. E quei tre lustri, insieme alla missione affidatagli da Zingaretti gli danno ragione.

print_icon