PALAZZO LASCARIS

Ravetti bis e Salizzoni numero due del Consiglio

Il Pd ha scelto i cavalli su cui puntare nella legislatura regionale che si sta aprendo. L'esponente alessandrino confermato alla guida del gruppo, il chirurgo recordman di preferenze sarà vicepresidente dell'aula. Schiaffo a Torino e alla componente Laus

Quando il segretario Paolo Furia di fronte ai consiglieri regionali del Pd ha avanzato la sua proposta, la resistenza interna che fino a ieri sembrava granitica si è sgretolata. Domenico Ravetti viene riconfermato capogruppo, l’incarico che aveva svolto nell’ultimo anno della legislatura regionale, dopo l’elezione di Davide Gariglio in Parlamento, il chirurgo Mauro Salizzoni - recordman di preferenze, oltre 18mila - sarà invece proposto vicepresidente di Palazzo Lascaris. Una scelta che chiude definitivamente le trattative all’interno della formazione dem e che costituisce senza dubbio un successo per il numero uno di via Masserano che in un sol colpo azzoppa l’area a lui più ostile (quella rappresentata dall’alleanza tra Mauro Laus e Daniele Valle che è maggioranza nella Federazione di Torino) e puntella la sua leadership.

A rimetterci è proprio Valle, cui non sono bastate le quasi 7mila preferenze per guidare il primo gruppo di opposizione nel parlamentino di via Alfieri. L’ex presidente della Commissione Cultura è stato l’unico, assieme al novarese Domenico Rossi, a esprimersi contrariamente alla soluzione indicata dal segretario aprendo di fatto una crepa in un gruppo che ora Ravetti dovrà tentare di tenere unito. Ancora una volta le istanze generazionali cedono il passo a ragioni di corrente, come dimostra la designazione di Salizzoni, il consigliere più anziano dell’aula, per la vicepresidenza. Ci ha provato Diego Sarno a manifestare qualche perplessità, ma poi si è rimesso alla decisione della maggioranza, prima di lui era capitolato Raffaele Gallo, senza neanche opporre troppa resistenza. Così per Furia la strada ha iniziato a scendere e non è servito neppure che Sergio Chiamparino mettesse il carico da novanta: l’ex governatore si è mantenuto (almeno formalmente) neutrale, mentre uno a uno tutti gli altri componenti del gruppo assicuravano il proprio semaforo verde. Tra questi anche Alberto Avetta – che per qualche giorno è stato in predicato di inserirsi nella partita – e Monica Canalis, che di Furia è la vice in via Masserano. Ora inizia la discussione sui dipendenti: facile intuire che l’ok di Avetta sia arrivato dopo le rassicurazioni di Ravetti sulla conferma di Davide Fazzone – storico braccio destro di Gariglio – in un ruolo centrale all’interno del gruppo: durante la scorsa legislatura era lui a occuparsi di personale e della gestione dell’organizzazione interna in base alle finanze.

A questo punto una analisi risulta ineludibile, giacché pare evidente che nella nuova geografia del Pd piemontese a finire in un angolo è proprio Torino, ultima enclave del centrosinistra in Regione, peraltro a un anno di distanza dall’avvio della lunga corsa verso le amministrative del 2021. In un partito in cui il segretario, Furia, è di Biella, la presidente Franca Biondelli è di Novara e il tesoriere Daniele Borioli è di Alessandria si è scelto di affidare la guida del gruppo di Palazzo Lascaris a un altro alessandrino, mentre la vicepresidenza è andata a Salizzoni, che non è neanche iscritto al Pd.

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