BERLUSCONES

Forza Italia al bivio: tutti con Toti, ma il partito piemontese Ruzzola

Tirato un sospiro di sollievo per la scissione scongiurata, i parlamentari si preparano al congresso e all'elezione del nuovo coordinatore regionale. A Palazzo Lascaris guiderà il piccolo drappello azzurro il neo consigliere fedelissimo del duo di Giaveno

“L’occasione da non perdere”, come il senatore piemontese Lucio Malan ha salutato “il rinnovamento di Forza Italia grazie alla lungimiranza e alla leadership del nostro Presidente”, entrando ieri all’incontro dei parlamentari azzurri con Silvio Berlusconi, diventa in fretta l’occasione persa (almeno per ora) da Giovanni Toti di prendersi il partito o di farne un altro. L’investitura del governatore ligure, insieme alla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, a traghettatore verso il congresso da tenersi entro l’anno, non può che ridurre di molto l’attesa, le aspettative e i timori per quel che sarebbe potuto succedere il 6 luglio al Brancaccio.

Calano parecchio anche le titubanze di chi, come lo stesso presidente della Regione Alberto Cirio (assente ieri anche perché l’incontro era solo per deputati e senatori), pur essendo molto vicino a Toti e non certo di meno al Cav avrebbero potuto temere che dalla “costituente” totiana fissata come tema dell’incontro nel teatro romano potesse scivolare verso una scissione o qualcosa che le assomigliasse parecchio. Se l’appuntamento verrà confermato, come pare, per il governatore del Piemonte potrebbe saltare quello a Barolo con il suo cantante preferito: Felicità è anche vedere il collega e amico assai meno vicino da quella rotta di collisione con Berlusconi. E Al Bano lo si può sempre ascoltare con le cuffiette durante il viaggio.

Quell’altro viaggio, la cui meta è fissata entro la fine dell’anno con la celebrazione del primo vero congresso del partito che altrettanto per la prima volta ha inserito nel suo vocabolario il termine “contendibilità” declinandolo nei vari ruoli interni, ha una strada ancora piuttosto confusa. Per rendere l’idea: più di un parlamentare finito l’incontro andava chiedendo, senza ottenere risposta, se alcuni passaggi avverranno già il 13 luglio prossimo nel corso del Consiglio Nazionale oppure bisognerà attendere la riscrittura dello statuto durante il congresso.

Votare e farsi votare, questo serve per contendere, verbo finora tabù nel partito dei nominati. E non sarà una passeggiata come, per dire, è stata l’“elezione” interna al gruppo azzurro in Consiglio regionale per investire Paolo Ruzzola della carica di presidente del drappello forzista. Dei sei eletti di Forza Italia, uno fa il presidente della Regione, uno (Andrea Tronzano) siede in giunta, un altro ancora (il cuneese Francesco Graglia) sarà vicepresidente del parlamentino di via Alfieri, insomma nel non proprio affollato gruppo azzurro completato da Carlo Riva Vercellotti e Alessandra Biletta, paracadutati dal listino, non si è certo passati per lotte interne e manovre dalla dubbia efficacia strategica come accaduto nel Pd, per scegliere il capogruppo. Rizzola è fedelissimo di Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, la coppia parlamentare di Giaveno, ma anche i due deputati che, insieme al senatore alessandrino Massimo Berutti, sono più vicini a Toti nella geografia forzista piemontese.

Una geografia che potrebbe mutare da qui al congresso, ma che già le parole dello stesso Toti a commento della decisione assunta dal leader azzurro lasciano intendere che sarà assai meno traumatica rispetto a quello che molti paventavano e temevano: “Forza Italia ha bisogno di una scossa netta. Se le condizioni lo consentono, stiamo tutti cercando di non dividere il partito e di non uscire da Forza Italia. Io oggi ho sentito parole di grande ragionevolezza dal presidente Berlusconi". Ancora parole in qualche modo tranquillizzanti dal governatore della Liguria che ha ribadito come “il fatto che Berlusconi resti a vita presidente del partito che ha fondato, non comporta che nel partito non si possano scegliere i dirigenti per via elettiva e allargarlo. Tutto ciò non mette in discussione né la linea né la figura del presidente”. Poi quella che apre una promessa e un ulteriore messaggio distensivo: “Toti non scavalcherà mai Berlusconi".

Questo, insieme ai mesi che separano dalle assise, farà uscire allo scoperto “quelli che su Toti la pensano come noi, ma non lo dicono”, come osservava ancora pochi giorni fa un parlamentare assai vicino a lui? E lo stesso Cirio, nella prospettiva di un posizionamento per la legittima contendibilità del partito, assumerà un ruolo decisamente politico al suo interno, oppure farà leva del suo appeal sull’elettorato mantenendo un profilo istituzionale sottraendosi dalle lotte fratricide di partito? Se la seconda ipotesi pare la più probabile, appare anche come uno dei tratti e degli esempi lasciati dal suo predecessore. Insomma si ispirerà a Sergio Chiamparino, abilmente tenutosi fuori dalle grane del Pd quando non è stata aria?

Non è questo il solo interrogativo introdotto dalla mossa di ieri del Cav. La “concessione” del congresso e con essa l’annuncio del passaggio da nominati ad eletti per i coordinatori regionali è un’altra rivoluzione copernicana nella galassia azzurra. Qualche satellite che ruota sicuro nell’orbita di Arcore potrebbe farsi meteora al momento della conta delle schede.

Ieri sono passati esattamente otto mesi da quando Berlusconi ha affidato al fratello del suo medico personale la guida del partito in Piemonte. Sempre ieri, Paolo Zangrillo era in prima fila ad ascoltare il Presidente, compresa quella frase sui coordinatori che renderà contendibile anche quel suo incarico ottenuto e preceduto con il paracadute che gli ha garantito, grazie alla posizione sicura in lista, il suo morbido atterraggio Parlamento. Passare da nominato ad eletto non è solo un cambio di aggettivo. Se quando sarà il momento – prima o, più probabilmente, dopo il congresso – deciderà di provare a mantenere la posizione, molto giocherà quanto fatto o non fatto. E non basterà rivendicare una vittoria che, oggettivamente, è figlia di molti padri e che, anzi, non ha certo portato un gran numero di azzurri (sparuto rispetto a quello della Lega) in Consiglio Regionale. E poi quel posto sarà, appunto, contendibile. Presto per dire chi saranno i candidati per la platea degli eletti che diventeranno elettori, probabilmente allargata ad amministratori oltre che ai sindaci delle città più importanti, parlamentari e consiglieri regionali.

Non troppo presto per incominciare a dare ascolto a più di un rumors che qualche nome già lo riporta. Quello del parlamentare di lunghissimo corso Malan, ma anche quello della sua collega al Senato Maria Rizzotti. E poi, non certo di risulta rispetto ai due, Claudia Porchietto. La deputata arrivata in Parlamento con i voti di un collegio uninominale, quello di Moncalieri, ha visto il “suo” candidato Tronzano non solo al primo posto in fatto di preferenze, ma anche piazzato nella squadra di Cirio con competenze pesanti, come il Bilancio e Patrimonio, ma con anche deleghe (Industria, Artigianato, Sviluppo delle Pmi) che lo legano ulteriormente alla sua principale supporter, membro della commissione Attività Produttive di Montecitorio. Un mondo quello delle professioni e delle imprese cui Porchietto appartiene, conosce e con cui intrattiene da sempre rapporti. Lo stesso mondo cui Forza Italia non può che guardare, con ancor maggior attenzione, per (tornare ad) essere un partito appetibile, oltre che contendibile.   

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