TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, parte la caccia ai renziani

Da padroni del Pd a esercito in disarmo. Dopo lo schiaffo di Furia nelle trattative per il capogruppo, ora si apre il fronte della Federazione di Torino. Gli zingarettiani chiedono più posti, il segretario Carretta pronto a mediare

Erano i padroni del Pd, ora si ritrovano asserragliati in via Masserano a difendere l’ultimo baluardo rimasto nelle loro mani, la Federazione di Torino. Renziani alla ridotta, divisi e frastornati dopo aver inanellato una sconfitta dietro l’altra, sul piano nazionale e pure su quello locale. Dalle dimissioni del senatore di Scandicci al Nazareno alla capitolazione nelle primarie regionali dopo l’infausta decisione di puntare su Mauro Marino. Ieri l’ultimo schiaffo è arrivato dal segretario piemontese Paolo Furia, zingarettiano della prima ora, che pur di non dare fiato a quel che resta dell’ultima legione di Rignano ha affidato il gruppo regionale al docile Domenico Ravetti. L’asse con Sergio Chiamparino ha funzionato consentendo a Mauro Salizzoni di diventare il candidato della minoranza per la vicepresidenza del Consiglio. La folta pattuglia torinese è finita all’angolo. Davide Gariglio, un tempo potente segretario regionale e numero uno dem a Palazzo Lascaris, è stato reso innocuo con qualche rassicurazione sulla conferma del fido Davide Fazzone nello staff dei consiglieri. A Daniele Valle, primo eletto a Torino tra gli iscritti al partito, stretto in un’alleanza con Mauro Laus, non è rimasto che prenderne atto e mettere a verbale il suo voto contrario, assieme a quello del novarese Domenico Rossi. Ma l’offensiva dei colonnelli zingarettiani non finisce qui.

Il fronte si sposta sul partito di Torino, guidato da Mimmo Carretta, eletto segretario grazie a un asse tra fassiniani e renziani della prima ora, cui la sinistra non fu in grado di opporre un nome. Ora però i rapporti di forza sono cambiati, al Nazareno è iniziato un nuovo corso (che già, tuttavia, presta il fianco alle prime critiche) e i parlamentari Anna Rossomando e Andrea Giorgis hanno avuto buon gioco a chiedere di mettere mano alla segreteria del partito subalpino, organismo strategico in vista del dibattito su Torino 2021. Carretta ha garantito la sua disponibilità a discuterne e così gli ambasciatori hanno iniziato a incontrarsi. In questo momento la squadra del segretario è composta da sei elementi più tre con compiti organizzativi. Si tratta di Alberto Avetta e Katia Venturi per i renziani cattolici, Raffaele Gallo e Nadia Conticelli per i fassiniani (e questi compongono il blocco di maggioranza), poi ci sono Ermanno Torre ed Enzo Lavolta per la minoranza di sinistra. A loro si aggiungono Valle, coordinatore della segreteria, Saverio Mazza (Organizzazione) e Luciano Camarda (Formazione). Il tesoriere è Gioacchino Cuntrò, il presidente Domenico Cerabona. L'area d'influenza di Laus sul partito torinese è troppo ampia secondo alcuni, meglio ridimensionarlo, iniziando a marcare a uomo Carretta, suo fedelissimo.

La designazione di Lavolta nella segreteria regionale, impone la sua sostituzione ed è qui che la sinistra ha colto la palla al balzo per chiedere una riequilibrio dei rapporti di forza: Lavolta dovrà essere sostituito da tre componenti dell'area Zingaretti, anche se intanto le carte si sono mescolate. Torre, entrato come componente della minoranza, ora potrebbe rientrare nel patto di maggioranza, visto l’asse tra renziani e Daniele Viotti, tradotto nell’abbinata con Valle alle scorse elezioni regionali-europee. E come dovrebbero essere collocati i referenti di Stefano Lepri, anche lui un tempo renziano, ora ridotto a stampella della sinistra nel partito regionale e componente della micro corrente cattolica in appoggio a Maurizio Martina nelle dinamiche romane? Le trattative sono aperte, il clima è tesissimo.

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