OPERE & OMISSIONI

Via ai bandi, la Tav non si ferma

Il cda di Telt, riunito a Parigi con il governatore Cirio e la coordinatrice del Corridoio Mediterraneo Radicova, ha autorizzato le gare per i lavori del tunnel di base sul lato italiano. Sale al 55% il finanziamento Ue. Ora Appendino rischia

Alla vigilia della partenza per Parigi dove oggi si è svolta la ventottesima riunione del consiglio di amministrazione di Telt, Alberto Cirio aveva lasciato intendere che la sua presenza non sarebbe stata semplicemente simbolica né un atto, per quanto importante, di testimonianza politica. E infatti, la società incaricata della realizzazione e della gestione della futura linea Torino-Lione ha dato il via libera ai bandi per la tratta italiana del tunnel di base: valore complessivo, 1 miliardo di euro. A questo punto tutta la galleria di 57 kilometri è partita. “Sapevo che quella di oggi sarebbe stata una giornata storica” commenta a caldo il governatore che ha raccolto la promessa di Iveta Radicova, la nuova coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo, di raggiungerlo a settembre in Piemonte. Sale al 55 per cento il finanziamento Ue sul tunnel di base, mentre s'incrementa fino al 50 per cento per le tratte nazionali di Italia e Francia. “Chiediamo inoltre di nominare al più presto il presidente dell’Osservatorio per procedere con le compensazioni, oggi ferme e su cui sono stati già stanziati 42 milioni di euro. Risorse che vanno immediatamente date al territorio. Ci batteremo - conclude il presidente Cirio - per portare lo stanziamento complessivo, come promesso, a 100 milioni”.

Una decisione importante, quella presa oggi dalla società italo-francese, dopo l’ennesima richiesta di chiarimenti al governo italiano arrivata nelle scorse ore da Bruxelles. Entro luglio, infatti, il Governo di Roma deve dire come intende portare avanti il progetto, in caso contrario il rischio non è solo di perdere i fondi a disposizione, ma di dover restituire i 120 milioni di euro già ricevuti. Un aut aut che complica il dialogo politico tra Lega e M5s, con questi ultimi divisi sull'ipotesi mini-Tav tornata a circolare nelle ultime ore. “È l'occasione per rilanciare la necessità di partire e procedere speditamente con la parte italiana”, ha detto Cirio, ricordando di avere messo in agenda per inizio luglio un incontro con Danilo Toninelli, ministro ed esponente di quel Movimento 5 Stelle in fibrillazione per l’apertura della loro viceministra all’Economia, Laura Castelli, “ad un progetto di compromesso”.

L’ipotesi è quella dell’ex sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, già sul tavolo di Palazzo Chigi dallo scorso marzo, e consiste nel rifare il traforo ferroviario del Frejus, con una nuova galleria di 15 km, al posto del maxi-tunnel da 57,5 km previsto dal progetto attuale. Il timore che dietro a una revisione del progetto si celi in realtà il via libera all’opera, che farebbe non poco felice l’alleato della Lega da sempre favorevole, ha fatto scattare il tam tam nel Movimento. Le stesse parole pronunciate in un’intervista allo Spiffero da Davide Bono, storico leader dei grillini piemontesi (LEGGI), hanno fatto rizzare ulteriormente le antenne. Sulla questione è stata convocata una assemblea straordinaria dei pentastellati torinesi, che intendono lanciare un messaggio forte e chiaro al governo. All’ordine del giorno c’è infatti la proposta di indirizzare una lettera aperta con cui chiedere al governo di ribadire il no all’opera. In gioco con gli assetti del governo c’è anche la tenuta della maggioranza della sindaca Chiara Appendino che in caso di via libera alla Torino-Lione potrebbe subire un vero terremoto.

Di progetto alternativo, mini o light che sia, pare non voglia sentire parlare l’altro alleato di governo, il vicepremier leghista Matteo Salvini: “La Tav leggera? Un treno passa sotto la montagna o no. Tertium non datur. A me piacciono i treni che corrono”, ha detto il leader leghista. “C’è – ha affermato – un progetto in itinere, spero che la lezione di ieri delle Olimpiadi sia servita”.

Comunque vada con gli avvisi di interesse per il versante italiano, la loro pubblicazione non è comunque un passaggio vincolante per la continuazione dei lavori. Come ha sottolineato anche il ministero dei Trasporti italiano, infatti, la legge francese prevede che i procedimenti di assegnazione dei bandi possano essere cancellati in qualsiasi momento prima della loro chiusura, senza oneri o penali. Perché il progetto Tav prosegua, quindi, serve che i governi di Italia e Francia continuino a sostenerlo e non cerchino di bloccarlo (per annullare il progetto, l’Italia avrebbe bisogno di una legge del Parlamento che annulli il trattato con la Francia). Telt “conferma l’impegno a verificare le volontà dei due Governi al termine della selezione delle candidature, prima di procedere all’invio dei capitolati di gara alle imprese”.