CINQUE CERCHI

La stanza dei Giochi

Cirio non si arrende e mette in campo la "diplomazia" ufficiale e parallela per far entrare il Piemonte nella partita olimpica. Entro dieci giorni il dossier. La sponda di Malagò. Appendino mette a disposizione gli impianti, basta non chiederle soldi

Per nulla turbato dalle porte in faccia sbattute in queste ore da tutti i vertici istituzionali di Milano, Lombardia, Cortina e Veneto, il presidente Alberto Cirio continua a tessere la sua tela per portare in Piemonte almeno un pezzettino, magari piccolo, di Olimpiadi. Lo ha ribadito oggi durante il vertice con la sindaca di Torino sindaca Chiara Appendino. Al piano nobile di piazza Castello erano presenti anche l’assessore allo Sport di Palazzo Civico Roberto Finardi, il suo collega regionale Fabrizio Ricca, il titolare delle deleghe alla Montagna Fabio Carosso e il consigliere regionale leghista e sindaco di Sestriere Valter Marin, nelle vesti di coordinatore dei sindaci delle valli olimpiche. Una task force per riparare agli errori del passato perché «quando il sindaco Sala dice “dovevate pensarci prima” io rispondo che ha ragione» prepara il terreno Cirio, il quale sa bene che questo non è il momento di avere fretta o provare a forzare la mano. «Faremo ai vincitori una proposta talmente allettante che, non subito ma fra qualche mese o qualche anno,  verranno a cercarci» dice infatti il neo presidente della Regione.

Insomma, il tempo è galantuomo. Così come è normale che oggi i vincitori vogliano godersi l’onore del successo. Poi però arriveranno gli oneri e quelli Cirio è pronto a metterli nero su bianco in un dossier che predisporranno nei prossimi giorni i due assessori allo Sport. Parliamo dei costi di realizzazione, ma anche di gestione degli impianti che dovrebbero essere costruiti ex novo, mentre, sfruttando Torino e le sue montagne, il risparmio sarebbe garantito. A partire dall’Oval Lingotto, l’unica pista lunga al coperto presente in Italia, che ai tempi costò 100 milioni di euro. Il PalaAlpitour, invece, vale 105 milioni e il PalaVela altri 55 milioni. Per quanto riguarda la montagna, per la pista di bob di Cesana vennero spesi 105 milioni, 35 per i trampolini, 22 per lo sci di fondo, quasi cento milioni per villaggi atleti e sala stampa, 50 milioni per lo sci alpino e l’illuminazione della pista. Ecco la lista, dalla quale il comitato organizzatore potrà attingere. Con calma perché come sa bene Cirio, ogni frutto ha bisogno del suo tempo per maturare e l’ansia spesso è cattiva consigliera. 

«Ho chiesto e avuto dal sindaco Appendino la disponibilità a mettere formalmente a disposizione gli impianti di Torino – ha sottolineato il presidente Cirio a margine dell’incontro –. La Regione da parte sua è disponibile ad assumersi anche oneri organizzativi ed economici, individuando gli sponsor privati che possano fare la propria parte. Ci siamo presi una decina di giorni per finalizzare il documento che invierò al Governo a mia firma. Parallelamente, partiranno tutte le attività di diplomazia, istituzionale, politica e sportiva». Una sponda cu sui Cirio spera di poter contare è quella del presidente del Coni Giovanni Malagò, uomo di relazioni e compromessi, uno che smussa gli angoli e sa navigare da lupo di mare nei marosi politici. Sarà in grado di far rientrare il Piemonte e soprattutto quella Torino «che quando si doveva fare un passo avanti si è fatto invece un passo indietro»? Frecciatina per la sindaca che dal canto suo conferma «piena disponibilità per gli impianti sul territorio» e poi auspica che «i due grandi eventi conquistati dall’Italia, Atp Finals a Torino e Olimpiadi a Milano e Cortina, inizino a parlarsi, creando una collaborazione tra i territori». Come in termini pratici ciò possa attuarsi non è ancora chiaro, probabilmente attraverso azioni di marketing territoriale coordinate, intanto però sono da registrare i ramoscelli d’ulivo che vengono lanciati dal Piemonte in direzione Nord-Est.

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