BERLUSCONES

Toti le suona a Forza Italia, Cirio canta con Al Bano

Il governatore diserta l'assemblea del collega ligure che lo punzecchia a distanza. Ma lui assicura: "I nostri rapporti restano buoni, il mio ruolo è quello di pontiere". Al Brancaccio un drappello di piemontesi capitanati dal senatore Berutti

“Chiamate Cirio”. Il centralino di Palazzo Grazioli esegue con la rapidità con cui chiederebbe l’intervento dei pompieri. “Il mio ruolo è quello di pontiere tra Arcore e Giovanni” ripeteva ancora poco prima di ricevere la telefonata con cui Silvio Berlusconi l’altro ieri, appena concluso l’incontro con Giovanni Toti, gli ha chiesto di sedersi al tavolo delle regole fissato per martedì. Un po’ pontiere, un po’ pompiere, se serve, se il Presidente lo ritiene opportuno, il governatore del Piemonte è pronto con l’estintore in mano. Perché fin dalla vigilia era chiaro, pressoché a tutti, che se la scintilla della scissione dovesse scoccare ad opera del governatore ligure non al Brancaccio si sarebbe dovuto guardare, bensì al primo passo concreto verso il rinnovamento del partito chiesto da Toti e concesso pur a denti stretti, dal Cav. Ovvero, aspettare quel che succederà al tavolo che in queste ore si andrebbe allargando rispetto all’iniziale gruppo ristretto, formato dalle due presidenti dei gruppi parlamentari Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, al numero due del partito Antonio Tajani, oltre a Mara Carfagna e lo stesso Toti investiti del ruolo di coordinatori nella fase che dovrà accompagnare il partito al congresso con la proposta di modifica dello statuto e fissare ancor prima tutta una serie di regole.

Tutto come previsto, almeno fino a ieri, il giorno in cui l’ex consigliere politico di Berlusconi ha riempito il teatro romano svuotando, almeno per un giorno, di contenuto le previsioni di strappo. “I fatti mi hanno dato ragione” diceva a kermesse finita e scissione evitata (o rinviata) Osvaldo Napoli. “C’era chi lo pensava e magari qualcuno che lo auspicava, non certo io”. Penultimatum a Silvio, forse. Prova di forza, certamente. Toti entra con la musica dei Queen, le note di Don’t stop me now  (Non mi fermate adesso). Qualche ora dopo, nelle sue Langhe, a Barolo, Cirio rimasto a casa “visto il clima degli ultimi giorni” attorno all’iniziativa del suo amico e collega ligure, ascolta dal vivo Al Bano e canticchia Nostalgia canaglia. Di Silvio dei bei tempi andati?

“Qui non c’è nessuno contro Berlusconi – mette subito in chiaro Toti –. Gli siamo tutti grati per aver costruito non un partito, ma un’era politica che passerà sui libri di storia come seconda Repubblica. Ma gli chiediamo di consentirci di creare la terza Repubblica”. Dove non s’è posto per un partito “che continua a perdere voti. Un po’ come un’azienda che va a rotoli. Che si fa se non la si vuole vedere chiudere? – ragiona Massimo Berutti, senatore alessandrino, totiano convinto e figura emergente a cui molti guadano come riferimento in Piemonte nel caso l’opa del governatore ligure riesca –. Si rivede tutto, incominciando dal management”. Oltre lui e Napoli, della ridotta pattuglia parlamentare piemontese al Brancaccio fa parte anche Daniela Ruffino, “meno determinata dei due colleghi e più in attesa di capire cosa succederà”, spiega chi la conosce bene così come conosce bene la strategia dei differenti posizionamenti del duo di Giaveno in grado di essere pronti e coperti qualunque cosa accada.

“Cambiare nome al partito?”. Di fronte a quella sorta di Bolognina azzurra per nulla esclusa da Toti, ancora Berutti è diretto: “Non mi appassiona il tema. Si può cambiare o non cambiare il nome, l’importante è che cambi il partito”. Intanto al Brancaccio viene evocata la Rivoluzione d’Ottobre. E a battere le mani a quell’appuntamento, dal Piemonte non è certo arrivata la frotta di pullman schierata dai liguri, tuttavia tra gli altri si sono notati un bel po’ di amministratori o ex: il già azzurro e poi civico consigliere comunale di Novara Daniele Andretta, l’assessore alessandrino di Forza Italia Paolo Borasio, il suo omologo di Casale Monferrato Vito De Luca, l’ex consigliere regionale Luca Rossi, il candidato sindaco (sconfitto) di Piossasco Claudio Gamba.

Non c’era, ma si è fatto sentire, puntuale come il fischio del treno, con i suoi riferimenti ai successi delle sue iniziative sì Tav, Mino Giachino. “Toti è un amico che ha sostenuto la battaglia per la Torino-Lione e che porta avanti in Liguria l'impegno per le grandi opere” ricordava in una nota il madaMino, dato tra coloro che guardano con attenzione a quel che potrà succedere in un partito dal quale, lui, è stato messo piuttosto ai margini. Quando propose a Forza Italia di partecipare alla manifestazione che poi avrebbe riempito piazza Castello il coordinatore regionale Paolo Zangrillo, declinò preferendo fare una copia in miniatura del sit-in. Lo stesso Zagrillo che rumors hanno descritto come alacremente impegnato in questi giorni, dopo la critica corale dei coordinatori regionali all’iniziativa del governatore della Liguria, nell’opera di dissuasione nei confronti di chi era più o meno deciso ad andare al Brancaccio.

Per chi c’era, ma ancor più per chi non c’era, Toti ha spiegato che “dobbiamo tornare ad essere un grande movimento di popolo, ciò che non siamo più stati negli ultimi anni, abbiamo smesso di frequentare il popolo”. Poi l’affondo che non può che far fischiare le orecchie proprio a Cirio che, contrariamente a quel che sembrava una decisione condivisa, Toti si sarebbe aspettato di vedere in prima fila: “Indignarsi dalle Maldive, a bordo piscina, per il reddito di cittadinanza, o fare vendemmia con le borse di Chanel, non funziona”. Quella vendemmia alla quale la capogruppo al Senato si presentò con una mise da via Condotti, insieme ad altri esponenti di primo piano azzurri, tra cui lo stesso Tajani, fu proprio l’allora aspirante governatore del Piemonte non ancora candidato ufficialmente a organizzarla a favore di obiettivo lo scorso autunno.

Nel mirino di Toti c’è la Bernini (insieme a una nutrita schiera di amazzoni azzurre, tra cui Gelmini e Micaela Biancofiore, autrici di dichiarazioni al curaro sul presidente della Liguria), ma i pallini arrivano pure a Cirio. Rimasto a casa, "visto il clima", ma pronto a volare a Roma e sedersi al tavolo delle regole, come chiesto da Palazzo Grazioli. Con il collega ligure, giura, i rapporti restano ottimi e a riprova della solidià del legame annuncia che domenica prossima, 14 luglio, interverrà in quel di Montemarcello (La Spezia) al talk “Chi fa l’Italia” moderato da Maurizio Belpietro, in compagnia di Attilio Fontana, Luigi Marattin, Nello Musumeci, Gianluigi Paragone e Armando Siri. Un appuntamento di quella rassegna, “Liguria d’autore, fortemente voluta da Toti. “Il mio ruolo è quello del pontiere”. Non ci vorrà molto per vedere se il ponte del governatore piemontese, tra Toti e Berlusconi, sarà quello sul fiume Kwai.    

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