FEDERALISMO

Autonomia, Gariglio all'attacco: "Allasia fa solo propaganda"

Il vicepresidente della bicamerale sulle questioni regionali striglia il numero uno di Palazzo Lascaris: "Chieda conto a Salvini del perché non batte i pugni e tutto è fermo". Il sospetto sul doppio gioco del vicepremier: "Non vuole inimicarsi il sud"

“L’esortazione a fare in fretta sull’autonomia, Stefano Allasia dovrebbe rivolgerla al suo Capitano”. Onorevole Gariglio che fa? Si mette a dettare l’agenda alla Lega e per di più sul tema dei temi per il partito di Matteo Salvini? “Lungi da me. Semplicemente prendo atto di quanto ha detto il presidente del Consiglio regionale e osservo che è da un anno che c’è questo Governo e da un anno sull’autonomia è tutto fermo, così come da un anno il vicepremier della Lega continua a spostare il traguardo”.

I fatti, ancora quelli emersi ieri dal vertice a Palazzo Chigi dove si è registrata l’ennesima fumata nera, pur ammantata di ottimismo, rendono arduo liquidare come velleitariamente di parte la versione di Davide Gariglio, deputato torinese del Pd, che del tema si occupa a Montecitorio, essendo dallo scorso gennaio vicepresidente della commissione bicamerale per le Questioni Regionali. Lasciando la riunione in anticipo, Salvini si è detto per l’ennesima volta “ottimista per natura”, ma le divergenze tra il suo partito e i Cinquestelle restano ad oggi insuperabili. “C’è ancora molto da fare”, la doccia gelata di Luigi Di Maio. Per dirla con l’azzurra Mara Carfagna “anche oggi l’autonomia la facciamo domani”.

Dunque se le chiacchiere stanno a mille, sono i fatti a stare a zero. Lei, da numero due della commissione che si occupa di questa materia, che idea s’è fatto? Tutta colpa del M5s che impedisce alla Lega di issare la bandiera dell’autonomia chiesta dal Veneto e dalla Lombardia e pure dal Piemonte nell’ultimo scorcio della passata legislatura? Proprio ora che la nuova maggioranza a trazione leghista vuole accentuare buttando nel cestino il dossier preparato dall’allora vicepresidente Aldo Reschigna?
“Intanto partiamo da un fatto incontrovertibile: quella riforma costituzionale che consente alle Regioni di chiedere ulteriore autonomia in una serie di materie concorrenti con lo Stato è del 2001 e la volle il centrosinistra. L’altro fatto concreto sono i tre accordi preliminari che il Governo Gentiloni con il sottosegretario Gianclaudio Bressa ha firmato con i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna il 28 febbraio 2018. Tutto il resto è carta straccia e bandiere al vento”.

Per questo lei dice ad Allasia che invece di rivolgere l’invito a fare in fretta alla Regione, dovrebbe chiederlo a Salvini?
“Sicuramente. Prima di battere il tempo, il presidente del Consiglio regionale, al quale auguro sinceramente di fare un buon lavoro per il Piemonte, dovrebbe chiedere al leader del suo partito e vicepremier di battere i pugni, lui, sul tavolo”.

Perché secondo lei, non lo fa?
“In commissione abbiamo fatto molte audizioni, stiamo ascoltando tutti i ministri, giovedì verrà quello dell’Ambiente Sergio Costa. La situazione è evidente: c’è una spaccatura tra regioni del Sud e regioni del Nord, tra parlamentari del Sud e parlamentari del Nord. E io ho la sensazione che Salvini, che sta riciclando tutto il peggio della politica del Sud, non voglia perdere voti in meridione e quindi, sostanzialmente, tratti l’autonomia come una mercanzia da piazzare qui, ma da tenere nascosta là. Che i Cinquestelle siano ostili lo si sapeva, ma il partner più forte dell’alleanza è Salvini e quando lui batte i pugni alla fine porta a casa quel che vuole, perché i grillini sono terrorizzati dall’andare alle elezioni. Ma i pugni su questo tema non li batte. Al Nord continua a parlare di autonomia, ma come mai quando va sotto Roma non parla mai di questi temi?

Zaia e Fontana e pure Bonaccini non passa giorno che non si lamentino e i due governatori della Lega mostrano sempre più insofferenza. Però la stessa Lega, con Allasia, dal Piemonte dice che bisogna recuperare terreno rispetto alle tre regioni che sono partite prima.
“Allasia e i suoi stiano tranquilli. Raggiungere chi è fermo non è difficile. Prima di dire che dobbiamo fare in fretta, occorre capire se questo Governo e questa maggioranza hanno voglia di farla questa riforma. La Lega, meglio ancora Salvini, frena. Poi ci sono persone avvedute come Zaia che mostrano insofferenza verso questa realpolitik del leader leghista che ragiona soppesando: guadagno più facendo la riforma al nord dove sono già forte o non facendola, tenendo tranquillo il Sud?”

Senta Gariglio, come sono messe le cose non solo il Piemonte farà in tempo a raggiungere Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, ma non rischia anche di veder sfumare quell’opportunità che voi stessi del Pd considerate utile sia pure differenziandovi sul numero e il peso delle competenze per cui chiedere più autonomia?
“Purtroppo è così. Il ministro Erika Stefani, persona di grandi capacità, che fa bene il suo lavoro e con cui abbiamo un’interlocuzione continua ci ha detto con molta trasparenza che non c’è il consenso politico su un progetto di autonomia. E quando le abbiamo chiesto dei documenti lei ce li ha portati, spiegando però che non si tratta di nulla più che di bozze, appunti, senza alcuna formalizzazione. Siamo, come direbbe Chiamparino, al pian dei babi.

A proposito di rospi, Alberto Cirio appena insediato ne ha dovuto ingoiare, pur con stile, uno proprio sull’autonomia, con l’annuncio di Allasia della costituzione di una commissione consiliare. Lei che a Palazzo Lascaris è stato per quattro anni capogruppo che ne pensa?
“Coinvolgere tutte le forze politiche del Consiglio regionale spero sia l’intendimento genuino di Allasia e non un dispetto a Cirio”.

Anche lui annuncia una partenza in quarta, anzi ha ripetuto che questa sarà la legislatura dell’autonomia.
“A differenza di Allasia Cirio è uno che si è già sperimentato con l’amministrazione concreta quindi sa quante siano le difficoltà. Gli consiglierei di usare molto buon senso, valutare quali competenze vale la pena chiedere e quali la Regione è in grado di sostenere, per ottenere cose che servono al Piemonte, al netto della propaganda”.

La Lega ha già detto che per il Piemonte chiederà tutto.
“Lo dico col massimo rispetto, ma ho la sensazione che si parli di cose che non si conoscono, non stiamo giocando a Monopoli. Zaia ha chiesto tutto, ma Allasia conosce quello che ha chiesto il Veneto? Osservo che un documento del 19 giugno scorso del Dipartimento per gli Affari Giuridici di Palazzo Chigi esprime dei dubbi a livello costituzionale sul fatto di concedere l’autonomia per tutte le materie, in quanto verrebbe meno il presupposto delle peculiarità di ogni singola regione per chiedere l’autonomia rafforzata”.

Inutile chiederle se ritenga più adeguata la richiesta formulata dalla precedente maggioranza.
“Rispondo lo stesso per dire che a nostro avviso, come quella dell’Emilia-Romagna, era in linea allo spirito dell’articolo 116 e calibrata sulle necessità e possibilità della Regione. E poi, faccio un esempio: un conto è traslocare un ufficio, altro è farlo con un intero palazzo: più lo spostamento è grande più i tempi sono lunghi. Ma prendiamo atto che adesso a governare il Piemonte sono arrivati quelli che dicono di essere i più bravi del mondo e che dicono faranno tutto bene e in fretta. A loro dico: buona fortuna”.

 Dice anche altro.
“Certo. Con Salvini che fa il giocoliere tra Nord e Sud, grazie anche alla posizione contraria all’autonomia dei Cinquestelle che gli fa comodo, le promesse che la Lega fa possono diventare difficili da mantenere anche in Piemonte”. 

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