LA NUOVA REGIONE

Finpiemonte, veto su Ghiglia

Lega e Cirio spengono le ambizioni dell'esponente di Fratelli d'Italia per la guida delle società partecipate: "Non è la persona giusta e il suo partito ha già avuto molto". Per la finanziaria il governatore punta su una figura di alto standing: no a Vietti, spunta Ravanelli

Non sarà Michele Vietti il nuovo presidente di Finpiemonte e Agostino Ghiglia dovrà farsene una ragione nel veder sfumare la poltrona al vertice di Finpiemonte Partecipazioni. L’uscita dal novero dei papabili dell’ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura che nella partita cui ha sempre guardato con un certo distacco puntando con molta più decisione alla successione di Francesco Profumo all’apice della Compagnia di San Paolo non ha trovato sponda né nel governatore Alberto Cirio né nella Lega e l’inaggirabile veto del partito di Matteo Salvini posto dal segretario Riccardo Molinari sull’esponente di Fratelli d’Italia sono le sole due uniche certezze nello scenario ancora in evoluzione delle nomine ai posti più importanti nel sottogoverno della Regione.

A quasi due mesi dall’insediamento della giunta, dopo aver sistemato le posizioni di prima linea, quelle sotto i riflettori, per gli azionisti di maggioranza e minoranza della coalizione di centrodestra è giunto il tempo di spartirsi il rigoglioso sottobosco del sottogoverno: incarichi e nomine per nulla di secondo piano che, anzi, in alcuni casi contano quanto se non più di un assessorato. Ovvio che l’attenzione maggiore sia concentrata sulla finanziaria regionale, colpita e attraversata da pesanti scandali e oggetto di inchieste che ancora non sono approdate in giudizi definitivi per i presunti responsabili, ma anche strumento cui Cirio ha subito annunciato di voler attribuire un ruolo più forte e più ampio rispetto al passato immaginando Finpiemonte come attore e motore della competitività e dello sviluppo economico.

Un profilo che, come si vedrà, risulterà cruciale per individuare quello di chi sarà chiamato a guidarla: non necessariamente un uomo di partito, ma una figura di alto standing professionale, che abbia solide relazioni con il mondo dell’impresa, una visione che valichi i confini regionali e magari pure del Paese. Non a caso molti guardano, nel totonomine, all’attuale presidente di Confindustria Piemonte, il novarese Fabio Ravanelli che, tra l’altro, annovera nel suo curriculum un’esperienza da consigliere comunale nelle fila del Carroccio. Perché un altro dato appare ormai certo, anche dopo un recente incontro romano tra Cirio e Molinari: la Lega vuole entrambe le presidenze. Da qui il niet a Ghiglia anche se l’ex federale del Msi, politico di lungo corso, già parlamentare e assessore regionale, parrebbe rivendicare un patto pre-elettorale, peraltro escluso dallo stesso coordinatore regionale di FdI Fabrizio Comba che allo Spiffero conferma: “Di queste nomine ne parleremo nei prossimi giorni”. Probabilmernte il pomeriggio di venerdì 9, quando è in agenda un vertice tra governatore e segretari dei partiti di maggioranza.

Tutt’altro che di scarso peso, anche nella spartingaia e nelle ambizioni, il contenitore delle quote regionali nelle partecipate, ovvero Finpiemonte Partecipazioni la “gemella” presieduta da Luca Remmert chiamato al comando da Sergio Chiamparino con un preciso mandato: quello di sfoltire il portafoglio e avviare il processo di fusione con la capogruppo: un piano poi accantonato dopo le vicissitudini della fianaziaria e prospettiva del tutto esclusa dal centrodestra. E a proposito di Remmert, l’operato dell’ex presidente della Compagnia di San Paolo, che subito dopo il voto in un incontro si era messo a disposizione “con lealtà”, viene giudicato in maniera positiva da Cirio che, forse, non avrebbe neppure disdegnato la sua riconferma. Ipotesi però impraticabile dal momento che l’imprenditore succeduto al timone della fondazione bancaria proprio a Chiamparino, non ha presentato domanda e il suo nome non compare nell’elenco dei 32 aspiranti presidente.

In Finpiemonte Partecipazioni, assai più che per la società attualmente presieduta da Stefano Ambrosini, il fattore L, come Lega, insieme a quello M, come Molinari contano eccome. La rosa è ampia, ma si fa presto a restringerla a un pugno di nomi o anche meno. Carneadi e volti noti. Tra questi ultimi, nell’elenco già definito al contrario di quello ancora da comporre per Finpiemonte, compaiono il direttore di Confindustria Piemonte Paolo Balistreri, l’attuale presidente di Sitaf Sebastiano Gallina, ma anche il cugino del più noto Michele, ovvero il commercialista Pier Vittorio Vietti e, ancora l’ex candidato sindaco di Chivasso Matteo Doria e l’ex assessore biellese di Forza Italia Pier Giorgio Fava.

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Ma dove guarderà la Lega per quella poltrona? Verso Luigi “Gigi” Tealdi, il commercialista dai mille incarichi, marito dell’ex assessore dei Moderati nella giunta di Piero Fassino, Giuliana Tedesco? Tealdi, forzista della prima ora, è stato uno dei convinti supporter del leghista Fabrizio Ricca verso la scranno regionale da cui subito è approdato in giunta. Il giovane assessore, forte delle deleghe ottenute, riuscirà a imporre il nome del suo recente mentore (che gli ha aperto porte nel mondo degli affari di una certa Torino, basti vedere chi bazzica nel suo studio) oppure abdicherà, accontentandosi di ratificare una decisione presa dal suo capo di partito? 

Se è vero che scorrendo la lista Molinari ha affermato di poter annoverare su almeno un paio di buone candidature, una risponde ai connotati di un conterraneo del capogruppo leghista: l’alessandrino Roberto Molina, attuale capo di gabinetto del sindaco e in passato, presidente delle Terme di Acqui che stavano in pancia a Finpiemonte Partecipazioni. Amico di famiglia è stato fidatissimo, instancabile sostenitore e collaboratore fin dagli esordi politici del rampante pretoriano di Salvini.

Funzionario di Banco Bpm, già segretario cittadino della Lega, Molina aveva curato il documento programmatico della nuova amministrazione alessandrina, per poi entrare pochi mesi dopo a Palazzo Rosso come capo di gabinetto di Gianfranco Cuttica. Se Molinari intende rafforzare (anche in un’ottica di bilanciamento con il Cuneese) la pattuglia alessandrina presidiando anche postazioni strategica del sottogoverno regionale Molina è, quasi certamente, l’uomo cui guardare.

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