SANITA' & MATTONI

Città della Salute a rischio, progetto bloccato dal Governo

Dopo essersi messa di traverso moltiplicando gli ostacoli burocratici, la ministra M5s Grillo continua a rifiutarsi di firmare il decreto per far partire il bando. Non piace il partenariato pubblico-privato e l'opera potrebbe saltare. L'assessore Icardi: "Ci dica cosa intende fare"

I no dei Cinquestelle entrano pure in corsia e chiudono la porta a nuovi ospedali. Sulla Città della Salute di Novara il ministro della sanità Giulia Grillo non molla e, soprattutto, non firma. La linea di aperta contrarietà da parte grillina (più volte espressa anche in sede regionale) al project financing, ovvero la compartecipazione di pubblico e privato nella realizzazione e successiva gestione della struttura, si sostanzia nell’ormai acclarato rifiuto del ministro a dare il via libera alla realizzazione del progetto. Dopo mesi di vana attesa, a questo punto il rischio di non vedere mai partire i lavori il cui inizio era previsto per l’anno prossimo è più che concreto.

Quell’espressione, alla luce dei fatti esageratamente ottimistica, usata da Antonio Saitta – “tempi certi” – suona adesso beffarda rispetto ad allora, il 28 febbraio scorso, quando insieme a Sergio Chiamparino l’assessore alla Sanità aveva presentato il progetto da 320 milioni di euro di cui due terzi di risorse private e un terzo di contributi pubblici. Un complesso di 172 mila metri quadri su un'area di 324 mila a sud della città, di cui oltre 130 mila occupati dalla struttura ospedaliera, poco più di 14mila dalla parte universitaria, 13mila per la Casa della donna e del bambino. Consegna prevista nel 2023. “Ci sono tutte le condizioni per fare di quest'opera – aveva detto Chiamparino – uno dei distretti per la scienza della vita con più potenzialità in Europa”.

Sei mesi dopo quelle condizioni svaniscono di fronte a un decreto che il ministro fino ad oggi non ha voluto firmare e nulla lascia presagire che possa cambiare idea. Non lo ha certo fatto dopo che, pochi giorni fa, il nuovo assessore Luigi Icardi ha varcato l’ingresso del dicastero chiedendo conto di un impasse inspiegabile se non con quell’ostracismo nei confronti del pubblico-privato elevato a bandiera politica dai grillini e tradotto in quello che oggi e difficile non definire un boicottaggio da parte della Grillo.

Lei ci ha provato anche con il Parco della Salute di Torino, introducendo il débat public, ma lì il percorso è avviato e l’ostacolo potrebbe al massimo rallentarlo. Diverso il caso di Novara, assai più a rischio. Tant’è che la stessa giunta monotematica sull’edilizia sanitaria messa in agenda dal governatore Alberto Cirio per il 13 settembre nella città di San Gaudenzio, slitterà in avanti, di quanto ancora non si sa. “Decideremo, forse meglio farla quando avremo qualcosa di certo da poter dire”, osserva Icardi, confermando più che giustificati timori guardando a quella firma che non arriva, ma non di meno a quello che nei mesi scorsi è successo e che racconta di un disegno che parte da lontano, da quando al vertice della Sanità nazionale è arrivata la Grillo.

Un percorso ad ostacoli che la ministra ha tracciato davanti al Piemonte e che lo Spiffero è in grado di ricostruire con passaggi ed episodi che presi singolarmente potrebbero dire poco, ma che legati da un filo giallo tessono la trama contro il grande polo sanitario piemontese.

Il primo ostacolo la Regione, ancora governata dal centrosinistra, lo trova forse neppure accorgendosene nel cambio ai vertici della Direzione dell’ufficio settimo del ministero, quello che si occupa del Patrimonio e della Programmazione sanitaria. Lì, sulla Citta della salute di Novara, il Piemonte aveva un interlocutore fattivo e disponibile nel direttore Marco Spizzichino, che già aveva seguito anche il Parco della Salute.

Dialogo corretto e costruttivo quello con l’alto dirigente, che però dopo l’arrivo della Grillo cederà il posto di link con il Piemonte a Rita Romitelli. È con lei che ci si dovrà rapportare, stabilisce il nuovo direttore generale del Patrimonio e Programmazione sanitaria Andrea Urbani. Normale avvicendamento di dirigenti nella gestione dei dossier? Di certo le cose cambiano: Romitelli chiede innanzitutto alla Regione una memoria riassuntiva dell’iter per la struttura novarese, poi rimanda tutta la pratica, per la terza volta, al nucleo di valutazione che, a dispetto dei timori, per la terza volta approva. Finita qui? Manco per sogno.

La dirigente il 17 maggio, con le elezioni regionali di lì a pochi giorni, chiede quasi l’impossibile (e magari qualcuno confida che tale sia): una delibera in cui il Piemonte si impegni a coprire eventuali costi non previsti dell’opera: una sorta di manleva da sorprese finanziarie. Il 22 maggio da Piazza Castello esce la delibera: “La realizzazione della Città della Salute di Novara è pienamente sostenibile dal punto di vista finanziario – spiegherà nell’occasione Saitta –. L’importo del canone da pagare al costruttore che gestirà anche la struttura per la parte non sanitaria, al di là della certa copertura economica prevista a carico dell’Azienda ospedaliera universitaria di Novara, risulta in ogni caso garantito da parte della Regione Piemonte all’interno del proprio bilancio consolidato, secondo quanto è disposto dalle norme di legge”.

L’assessore si scapicolla a Roma e consegna la delibera al direttore Urbani. Sembra davvero fatta. Invece da quel momento incomincia la vana attesa della firma del ministro. E, nel contempo, sulla vicenda eccetto rare eccezioni cala un silenzio trasversale e imbarazzato: tace il Pd che pure di cose da dire ne avrebbe, ma è ancora stordito dalla batosta elettorale, non alza la voce la Lega che sta al Governo con il M5s che ha piazzato la Grillo a guidare la Sanità, ma da poco sta pure al governo della Regione. Non meno imbarazzati sono i Cinquestelle che se difendono il loro ministro tocca loro spiegare ai novaresi che la Citta della Salute non si farà. Un silenzio d’oro per la Grillo, ma è già durato troppo.

“Se c’è qualcosa che non va indicatecelo e cerchiamo una soluzione”, ha in sostanza detto l’assessore la scorsa settimana nell’incontro con alti dirigenti del ministero che lui stesso ha definito “collaborativi e disponibili”, pur non avendo ancora ricevuto una risposta. “Se al ministero non piace il il Ppp (partenariato pubblico-privato, ndr) e si preferisce fare tutto con soldi pubblici, noi accettiamo volentieri un finanziamento dello Stato” dice Icardi, confermando allo Spiffero come sia “impensabile immaginare un impegno totale della Regione, con la situazione dei conti della sanità che c’è, poi…”.

Escluso anche un ritorno forzato al vecchio progetto di dieci anni fa di ristrutturazione dell’attuale ospedale: “Non se ne parla proprio. È una struttura quasi al collasso ed energivora. Bisogna fare la nuova Citta della Salute. Con quali soldi, se non va bene il pubblico-privato, ce lo dica il ministro”. Che, per ora e da mesi ormai, tace. E non firma.

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