LA NUOVA REGIONE

Rilanciare l'Osservatorio Tav, ma non può guidarlo Cirio

Salvate il soldato Foietta. Dopo aver combattuto in trincea, praticamente il solo a rispondere con i dati alle bufale di Toninelli e compagnia, l'ex commissario rischia di essere messo alla porta dal governatore. Giachino si è bruciato irritando i leghisti

La forte tentazione di guidare l’Osservatorio sulla Tav o, comunque, sostituirsi ad esso potrebbe facilmente indurre Alberto Cirio a muovere passi su quella che immagina una passatoia e che invece si rivelerebbe un campo minato. Troppi e troppo rischiosi, non solo per il governatore bensì per tutti i soggetti coinvolti e per gli stessi risultati affidati all’organismo, sarebbero i possibili intoppi nell’esercizio da parte del presidente della Regione di una missione che, fin dalle origini, è di essere camera di compensazione tra le esigenze dei sindaci del territorio e gli altri attori sulla scena della grande opera. Questo non certo per causa, tantomeno per inadeguatezza di Cirio, ma proprio per il suo ruolo istituzionale e politico che mal si concilia, o addirittura collide, con la funzione dell’Osservatorio, non a caso guidato fino a pochi mesi fa da un tecnico, qual è Paolo Foietta.

Immaginare, con tutte le buone intenzioni e l’impegno pronto a profondere nell’incombenza, che l’Osservatorio c’est moi potrebbe rivelarsi controproducente anzitutto per segnare quel “cambio di passo” che vuole caratterizzare la sua marcia al governo della Regione. Cirio ha più volte affermato che intende riallacciare i legami con le amministrazioni locali, le quali a torto o a ragione lamentano di essere state poco coinvolte e lasciate pressoché sole a gestire le ricadute sulla popolazione di una gestione troppo verticistica. Nobile proposito e scelta politica lungimirante, quella di recuperare al confronto democratico e alla condivisione i comuni valsusini, anche quelli più riottosi, persino quelli diventati avamposto di una battaglia ideologica e ostaggio delle frange più estremiste del movimento No Tav.

 

Un conto è discutere e affrontare, in primis con i sindaci, i temi legati alla Torino-Lione, con in cima alla lista le compensazioni, facendolo da governatore. Altro è governare processi complessi, fatti anche di situazioni particolari e contingenti e di rapporti con tutte le figure che compongono il complesso quadro della Tav, come non a caso ha fatto a tempo pieno e con grandi dosi di pazienza, determinazione e diplomazia, unite a una riconosciuta competenza, Foietta fino al suo licenziamento da commissario di Governo per mano del ministro Danilo Toninelli.

L’altro ieri dopo la visita al cantiere di Chiomonte – ripiego dopo l’annullamento della giunta regionale aperta in Valsusa – Cirio ha lasciato apertamente intendere di immaginare un rilancio dell’Osservatorio legandolo alla sua persona. Un’idea, forse, anch’essa un po’ un ripiego come la riunione della giunta svolta nella sede dell’Ires anziché a Chiomonte. Già, perché Cirio stima Foietta, pubblicamente ne ha più volte riconosciute le capacità e in privato ne ha utilizzato le competenze. Ma c’è un ma: alla base della ritrosia a richiamare in servizio l’architetto, così come a misurare il dovuto riconoscimento, anche nel corso della giunta parte di venerdì, all’uomo che per molto tempo ha tenuto testa con dati scientifici alle balzane affermazioni di Toninelli e alle bufale di tutto il fronte politico No Tav, ci sarebbe quell’incarico proposto da Sergio Chiamparino nell’ultimo scampolo di legislatura, incarico che non ha poi avuto seguito non essendo stata formalizzata la consulenza. Inoltre, Foietta, marito ell’ex senatrice del Pd Magda Zanoni, non ha mai fatto mistero delle sue simpatie di centrosinistra, così come è un fatto la sua partecipazione all’ultima Leopolda renziana. Roba indigesta più alla Lega che non al governatore che, in questa occasione, potrebbe invece tradurre in pratica quella volontà di tenere quel che di buono si è fatto in passato, enunciata al suo esordio a Palazzo Lascaris.

Del resto, che il dossier Tav sia piuttosto spinoso, Cirio lo ha capito quando i sindaci hanno declinato l’invito a partecipare alla giunta monotematica. Lui ha abbozzato e risposto che "cercheremo in ogni modo di avere un dialogo. Non ci interessa mettere bandiere su chi ha vinto e chi ha perso. Ora occorre essere concreti e vedere cosa la Regione può mettere in campo, tra facilitazioni per Telt per fare andare avanti il cantiere, compensazioni per la Valsusa e accoglienza di circa mille persone tra maestranze e imprenditori”. 

La partita delle compensazioni, si diceva. Vale 98,5 milioni di euro. Dieci milioni sono già stati anticipati, 32 invece fanno parte della delibera del Cipe di quattro anni fa, ne rimangono 56 promessi. A quanto risulta, il governatore per superare l’impasse su Foietta senza arrivare a ipotizzare quella sorta di avocazione dell’Osservatorio a sé aveva pronta una soluzione: affidare l’organismo a Mino Giachino. L’ex sottosegretario ai Trasporti di Silvio Berlusconi è stato, oggettivamente, uno dei protagonisti della mobilitazione del Sì, poi condivisa con le madamin, che forte peso ha avuto nell’evoluzione positiva della vicenda. Piuttosto marginalizzato da Forza Italia, candidato senza troppa fortuna alle ultime regionali con una lista nata proprio dal successo della piazza e in nome dello sviluppo, il madaMino era a un passo per succedere a Foietta, almeno nelle intenzioni di Cirio. Lo è stato fino a quando venerdì è intervenuto nel corso della riunione dicendo cose non certo fantasiose, ma di sicuro non gradite alle orecchie dell’azionista di maggioranza della coalizione.

Giachino ha rivendicato, tra la crescente irritazione dei leghisti, come sia stato il suo incontro con Matteo Salvini determinante per impedire che “la Tav fosse venduta ai Cinquestelle” sacrificandola sull’altare del contratto di governo. E ha rammentato il fatto – incontrovertibile – che la Lega negli anni ha avuto posizioni a dir poco tiepide se non apertamente avverse alla Torino-Lione, attribuendosi il merito di aver convinto il Capitano, proprio durante il rendez-vous al Viminale, a marciare spedito, ad alta velocità sulla Tav. Parole come spilli per i leghisti, incominciando dal presidente del consiglio regionale ed ex deputato Stefano Allasia, a scendere.

Cirio ci ha messo un attimo, guardando gli occhi dei suoi alleati, a capire che la carta di riserva che pensava di avere nella manica per l’Osservatorio era da buttare nel cestino.

Della sua posizione, ad oggi, su Foietta si è già detto. Una rivisitazione di quel no all’ex presidente, cui riconosce capacità e competenza, potrebbe risolvere il problema, così come l’individuazione di una nuova figura in grado di mantenere, anzi riaffidare dopo mesi, all’Osservatorio il suo compito cruciale di camera di compensazione e di laboratorio dove produrre soluzioni a problemi complessi. Questo è il compito che spetta a un governatore.

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