GIALLOROSSI

Contrordine compagni: "Con il M5s dialogo anche a Torino"

I grillini non sono più il nemico, anzi nel Pd c'è chi teorizza alleanze da Roma al livello locale. Un fronte comune contro l'avanzata leghista? Il segretario piemontese Furia chiede "capacità di ascolto" verso Appendino, ma Lo Russo alza il tiro: "La sindaca sta zitta?"

La sopravvivenza del nascituro governo M5s-Pd passa anche dalle amministrazioni locali. Da una convivenza civile tra i nuovi alleati nelle periferie dell’impero, che siano esse piccole o grandi città, regioni o unioni dei comuni. A teorizzarlo è il segretario dem piemontese Paolo Furia, reduce dalla direzione nazionale in cui il Nazareno ha dato mandato a Nicola Zingaretti di portare a casa un’intesa che sembra ormai alle porte, pur con qualche defezione tutt’altro che marginale, come dimostra il voto contrario di Matteo Richetti e le polemiche dimissioni di Carlo Calenda. C’è un’area diffusa che ritiene davvero possibile un’alleanza organica tra pentastellati e democratici, qualcosa più che un contratto di governo, piuttosto un fronte comune in grado di arginare la forza d’urto di un centrodestra a trazione leghista che lustra le armi per una resistenza feroce.

«Rimaniamo all’opposizione nei grandi e piccoli centri in cui il M5s amministra – premette Furia in una nota – ma è altresì evidente che bisogna fare in modo che questa maggioranza parlamentare Cinquestelle-Pd duri tre anni e mezzo, e non sei mesi». Un atteggiamento nuovo, non solo tra i banchi parlamentari ma anche nelle aule consiliari dei comuni che implichi «capacità di ascolto, dialogo, sospensione del pregiudizio (o del fondato giudizio). Nessun governo regge al di fuori di un minimo di reciproca fiducia, come dimostrano i gialloverdi ma anche altre esperienze più o meno recenti».

Ed eccolo il cortocircuito tra chi continua a vedere nei grillini un avversario politico (non solo Richetti e Calenda ma anche tanti militanti e amministratori) e chi, in prospettiva, immagina di plasmarli e, chissà, inglobarli in un fronte unico a sinistra, fondato sulla sensibilità per le tematiche ambientali e sociali, sostenibilità e redistribuzione. L’area che teorizza un’alleanza sempre più stretta ha oggi in Dario Nardella, sindaco di Firenze dopo Matteo Renzi, uno dei principali portavoce. È stato lui, in una intervista, a “non escludere” alleanze “anche a livello locale e regionale”. Un’ipotesi da fantascienza solo fino a un mese fa.

«Noi non appoggeremo mai una ricandidatura di Appendino” mette le mani avanti Furia, in un colloquio telefonico con lo Spiffero, ma il solo fatto che l’eventualità venga da qualcuno messa in conto rappresenta una novità non da poco. Dal Bis-Conte all’Appendino bis, insomma, il passo potrebbe non essere così lungo, soprattutto se davvero nelle prossime regionali si dovesse materializzare un’intesa, magari in Toscana o in Emilia.

Per chi come il capogruppo dem in Sala Rossa, Stefano Lo Russo, ha caratterizzato con rigore la propria opposizione alla sindaca pentastellata si tratta di fumo negli occhi. Lui tiene il punto: «Un eventuale governo giallorosso nulla cambierebbe nell’atteggiamento che il Pd adotterà in Consiglio nei confronti di questa giunta». La maggioranza dei consiglieri è con lui, a partire dal segretario provinciale Mimmo Carretta e Claudio Lubatti, luogotenente richettiano in terra allobroga: “Qualcuno dice che nel nuovo fronte contro la destra M5s e Pd saranno alleati e pian piano i territori si adegueranno - afferma l'ex assessore di Piero Fassino -. Per me sono avversari politici e rimarranno tali”. Qui è evidente lo scollamento con il coordinatore regionale, che interpreta una visione quasi opposta.

Su una cosa Furia e Lo Russo concordano: il primo passo spetterebbe comunque ai grillini che a oggi pure assumono sfumature diverse nell’atteggiamento nei confronti del Pd. Basti pensare che, mentre il presidente d’aula Francesco Sicari fa una generica apertura al nuovo corso, il suo predecessore Fabio Versaci accusa di boria i colleghi democratici in un post in cui rivendica i risultati di questa amministrazione. In mezzo ogni sfumatura di grigio in un'orgia di posizioni in cui ognuno dice la sua, dallo scettico Andrea Russi al filo-Pd Marco Chessa, che quasi non gli sembra vero, passando per la battagliera Maura Paoli, ora nelle vesti di "responsabile" a sostenere l'accordo. Lo stesso Sicari che in queste ore dispensa appelli alla regionevolezza, in passato aveva augurato nientemeno che la galera agli esponenti dem, come ricorda in un post su facebook la consigliera Pd Chiara Foglietta. Ma in questa Babele di pensieri (pochi) e parole (tante) «cosa pensa la silente Appendino? Dove si colloca “il futuro del M5s” come l’ha definita Di Maio? Ce l’ha una posizione o vede come butta e poi si posiziona? O, come temiamo, continua a essere ancora ostaggio e a tenere in ostaggio Torino?» punzecchia Lo Russo passando il proverbiale cerino nelle mani della prima cittadina.

L'interrogativo è come superare tanta diffidenza e anni di astio e accuse reciproche. «Io non dico di riprendere l’atteggiamento di Sergio Chiamparino o di fare la minoranza strizzando l’occhio alla sindaca – conclude Furia rinvangando la stagione del Chiappendino – ma allo stesso tempo penso dobbiamo essere pronti a recepire segnali di dialogo, qualora arrivassero». Facile a dirsi.

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